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EUROPA 2020: La Strategia dell’UE per la Crescita

Calaprice

La relazione di Vittorio Calaprice della Rappresentanza in Italia della Commissione Europea, al Seminario “La Commissione Europea: Ruoli, Funzioni, Opportunità”, secondo incontro del I Ciclo Verso Europa 2020. Napoli, CEICC-Europe Direct, 19/11/2012.

La nuova programmazione comunitaria 2014 – 2020 mira a perseguire gli obiettivi inseriti nella strategia Europa 2020: crescita intelligente, sostenibile ed inclusiva. Rispetto alla programmazione 2007 – 2013, gli scopi proposti nel quadro comunitario si traducono in obiettivi nazionali: gli Stati membri dovranno definire provvedimenti amministrativi i cui risultati saranno sottoposti al vaglio della Commissione.
Obiettivi della nuova programmazione da conseguire entro il 2020:
• il raggiungimento di un tasso di occupazione della popolazione tra i 20 e 64 anni pari al 75% ;
• l’investimento del 3% del Pil europeo nella ricerca e nello sviluppo;
• la diminuzione dei gas ad effetto serra del 20% rispetto al 1990;
• l’ aumento, entro il 20%, della quota di energie rinnovabili;
• l’abbassamento del tasso di abbandono scolastico ad un livello non superiore al 10%;
• il 40% di persone tra i 30 e i 40 anni dovrebbe aver conseguito un titolo di studio universitario;
• la riduzione delle persone a rischio povertà del 20%.
Tra i Paesi dell’Unione Europea, il cui compito è applicare nei provvedimenti di politica nazionale gli obiettivi proposti dalla Commissione, l’Italia ha annunciato il parziale conseguimento delle percentuali relative a ciascun settore stabilito dall’Ue. Entro il 2020, infatti, l’Italia ha indicato il target del 67-69% come percentuale delle persone occupate; un parametro per l’investimento nella ricerca e nello sviluppo pari al 1,53%; una quota dell’energia rinnovabile da impiegare nel consumo pari al 17% mentre non è pervenuta la percentuale sulla riduzione dei gas ad effetto serra; la diminuzione dell’abbandono scolastico tra il 15 e il 16% e la crescita prevista per il 26% delle persone tra i 30 e i 40 anni avente un titolo di studio universitario. Si tratta di dati inferiori rispetto ai parametri richiesti dall’Ue che vanno, tuttavia, configurati in uno stato di avanzamento positivo se confrontati con i dati italiani del 2011

La strategia Europa 2020 è stata costruita tra il 2009 – 2010 durante la prima fase della crisi economica internazionale, periodo nel quale gli effetti a lungo termine della recessione ancora non erano compresi nella pianificazione economica comunitaria. Tuttavia, un significativo cambio di approccio nello sviluppo economico portato avanti dall’Ue si registra nella scelta di dirottare le sovvenzioni su scala europea piuttosto che al solo livello locale. Si è calcolato che €1 investito nel bilancio europeo porta ad un aumento del Pil pari a €2, ossia raddoppia il valore dei soldi investiti, mentre un euro impiegato nell’ambito nazionale ha un impatto dello 0,50%, la metà dell’investimento.
La nuova programmazione mira, in particolare, all’implementazione dei programmi inclusi negli obiettivi da perseguire entro il 2020. Tra le iniziative inserite nell’ambito della crescita intelligente figuranol’investimento nella ricerca con “l’Unione dell’innovazione”, nell’istruzione con “Youth on the move” allo scopo di rafforzare la mobilità giovanile, e nello sviluppo informatico dell’Ue con l’iniziativa “Un’Agenda digitale per l’Europa”. Pertanto, la competitività economica europea dovrà procedere di pari passo con l’utilizzo delle fonti di energia rinnovabile, strumento per il perseguimento di una crescita sostenibile.
Nella prospettiva dello sviluppo ecosostenibile, il rafforzamento della politica economico-industriale dell’Unione prevede l’estensione a tutti i Paesi membri delle iniziative volte allo sviluppo dell’euro zona, proposte declinate nell’ambito della politica di coesione territoriale, dispiegando gli strumenti compresi nella crescita inclusiva.
La politica europea improntata alla creazione di un network transnazionale tra regioni si inserisce nel solco della cooperazione territoriale tra regioni che abbiano in comune parametri economici simili. La Politica Agricola Comune (PAC) comprende un equilibrato sviluppo del territorio compatibilmente con l’introduzione delle nuove tecnologie e con le caratteristiche idrogeologiche territoriali. La politica regionale di coesione ha individuato tre macro aree regionali suddivise a seconda del Pil pro capite rispetto alla media Ue, alle quali destinare lo stanziamento di fondi – i cosiddetti fondi di coesione – per lo sviluppo rurale sulla base di criteri adeguati agli obiettivi economici ed ambientali:
• Regioni meno sviluppate (Pil pro capite < 75% della media Ue); • Regioni in transizione (tra 75% e 90%); • Regioni più sviluppate (> 90%)
Per le regioni meno sviluppate è previsto un tasso di co – finanziamento maggiore.
I vantaggi introdotti dall’appartenenza degli Stati membri all’Unione europea, come la creazione del mercato unico, ha consentito di rafforzare la libertà di circolazione dei servizi, dei capitali, delle merci e delle persone. Far parte dell’Ue garantisce a tutti i cittadini dei Paesi aderenti la tutela dei diritti, permettendo così una maggiore mobilità nel mercato del lavoro europeo. A tale scopo, la Commissione ha previsto una struttura atta al monitoraggio delle professioni più ricercate sul mercato che si prefigge di orientare i cittadini verso settori nei quali sono richieste determinate figure professionali. La Commissione europea coordina tutte le politiche economiche che interessano i singoli Stati membri. Tra le attività previste dal calendario del semestre europeo rientra l’analisi dei Programmi di stabilità degli Stati membri e dei Programmi nazionali di riforma, sottoposti alla valutazione della Commissione la quale, poi, fornisce ai Paesi dell’Ue raccomandazioni da ottemperare.
Bilancio dell’Unione Europea e Quadro finanziario pluriennale 2014 – 2020.
Il Quadro finanziario pluriennale viene definito ogni sette anni. La necessità di definire il bilancio mediante una soglia determinata dipende dall’identificazione della quota Pil che viene ripartita nel budget dell’Ue (si tratta del contributo di ogni Stato membro al bilancio dell’Unione). In media il budget dell’Ue è di 140 – 150 miliardi di euro l’anno, utilizzati per coprire i vari capitoli di spesa. Occorre tener presente che nell’ultimo decennio il livello di spesa sostenuto dal bilancio dell’Ue è stato inferiore ai singoli bilanci dei Paesi membri. Il contenimento della spesa investe anche il settore amministrativo delle istituzioni europee il cui costo copre il 6% del budget dell’Ue, configurandosi tra i costi più bassi degli organismi internazionali. Pertanto, il bilancio dell’Unione europea non ha né debito né deficit.
In riferimento all’attuale contesto economico, caratterizzato dall’incerta ripresa economica e dall’attuazione delle riforme strutturali per lo sviluppo e la crescita degli Stati membri, la Commissione propone:
• il consolidamento delle grandi categorie di spesa: Agricoltura e Coesione
• aumenti per altre categorie di spesa (ricerca e innovazione, infrastrutture per collegare l’Europa, istruzione e formazione, relazioni esterne)
• contenimento della spesa amministrativa
Per quanto concerne il settore della ricerca, è previsto l’investimento di 80 miliardi di euro nell’ambito del programma Horizon 2020.
Le proposte della Commissione si integrano con la programmazione 2014 – 2020 il cui obiettivo principale consiste nella messa a sistema dei vari attori nello sviluppo locale (partenariato pubblico – privato). In tale prospettiva, la nuova programmazione offre, rispetto alla precedente 2007 – 2013, una maggiore chiarezza nella definizione degli obiettivi, la cui realizzazione potrebbe tuttavia presentare un notevole grado di complessità dovuto alla necessaria integrazione dei progetti proposti.

Link:

Per informazioni sul quadro finanziario pluriennale: http://ec.europa.eu/budget/reform/index_en.htm
Le slides della presentazione
Il Video del Seminario

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