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Costruire nuove reti per far ripartire la rete europea

europa-reteEditoriale del Numero 27 di Rivista Europalab.

In una fase storica particolarmente cruciale per il cammino dell’Unione Europea, segnata da profondi turbamenti geopolitici e geoeconomici, e in una particolare contingenza delineata delle imminenti elezioni per il rinnovo del Parlamento e dalla valutazione intermedia della programmazione 2021-2027 e del piano NextGenerationEU, torna centrale nel dibattito politico il tema del rilancio del processo d’integrazione europea.
Un rilancio che richiede, come più volte nei nostri seminari e dibattiti abbiamo sottolineato, un recupero dello spirito originario del processo di costruzione europea, un cammino nato come creazione di reti, connessioni tra diverse identità e diversi territori.
Il tante volte richiamato concetto di “fare rete” è insito nel concetto stesso di integrazione europea: la Comunità Europea nasce come rete delle reti, una grande comunità figlia dell’aggregazione di tante comunità che rinunciano a parte della propria sovranità, pur conservando autonomia nella scelte riguardanti il proprio territorio, per essere parte di qualcosa di più grande, un sistema interconnesso in modo da integrare perfettamente le differenti identità e fare di queste diversità la sua ricchezza e la sua forza.
Un concetto purtroppo messo un po’ ai margini nella storia recente e da cui bisogna partire per ricostruire le connessioni nazionali, regionali e interregionali nell’ambito del grande Sistema Europa.
Un sistema da sempre fondato sul concetto di coesione, facile a dirsi ma complessa da attuare, e mai come in questo periodo storico è stata chiara la differenza tra il parlare di coesione e la sua concreta realizzazione.
Coesione significa armonizzare le differenti realtà da integrare e mettere a sistema, vuol dire consolidare in modo strutturato le connessioni e le complementarietà, smussare i gap con azioni concrete a sostegno delle realtà in ritardo nei processi di sviluppo, stimolare un autentico spirito di solidarietà comunitaria basato sulla convinzione della convenienza e necessità dello stare insieme, per la sicurezza, il benessere e la crescita di tutti i popoli e tutti i territori europei.
Al giro di boa della Programmazione Europea 2021 2027 la valutazione intermedia evidenzia l’utilità del dispositivo per la ripresa e la resilienza per i paesi dell’UE nell’attuazione di riforme in ambiti come la transizione verde e digitale, le due grandi sfide dell’Ue: i piani di tutti i paesi sono stati aggiornati in riferimento a questi obiettivi.
La progressiva tendenza all’aumento del numero di richieste di pagamento ci dice che prossimi mesi e anni saranno utilizzate sempre maggiori risorse. Questo richiederà una maggiore flessibilità dell’impianto e dell’attuazione dei piani nazionali e di conseguenza una migliore capacità amministrativa e di coinvolgimento nell’attuazione di autorità regionali e locali e di parti sociali.
Da queste considerazioni possiamo comprendere agevolmente come la capacità di fare rete oltre a emergere dalle esigenze dei territori, viene richiamata anche dalle analisi e programmazioni a livello macro.
Riflessioni inevitabilmente condizionate anche da considerazioni di natura politica: la Commissione Europea si trova nell’ultima fase del proprio mandato in scadenza quest’anno con le elezioni per il rinnovo del Parlamento Europeo.
Una complessa contingenza, soprattutto alle luce dell’incerto scenario globale, in cui vanno affrontate alcune fondamentali priorità strategiche, quali agricoltura, sostenibilità, decennio digitale, che impattano su tutte le principali piattaforme programmatiche come Horizon Europe, con il nuovo piano strategico 2025-2027, Erasmus+, e gli altri programmi della gestione diretta.
E impatta inevitabilmente sui territori che devono prepararsi alla sfida dell’innovazione, supportare start up e nuove progettualità, stimolando al tempo stesso la costruzione di nuove competenze e professionalità e la loro messa a sistema in nuove filiere che vanno integrate in quelle tradizionali.
Solo così le singole reti che partono a livello micro dai territori potranno connettersi stabilmente nella grande rete europea.

Roberto Giuliani

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