Una nuova generazione di imprenditori per una nuova società 4.0
L’editoriale del numero XVIII “Costruire il Futuro”
La costruzione di nuove competenze e professionalità, focus chiave del nostro percorso, è elemento imprescindibile per l’effettivo completamento della rivoluzione 4.0.
Le nuove generazioni devono essere accompagnate verso una nuova consapevolezza delle opportunità della nuova economia digitale per essere protagoniste delle nuove sfide che ci attendono, a partire dal grande piano Next Generation Eu.
La rivoluzione digitale richiede soprattutto un cambio dell’orientamento culturale, delle abitudini in termini di processi, procedure, relazioni e interconnessioni.
Una nuova cultura del lavoro, sempre più autonomo e lontano dagli schemi tradizionali, che va a coincidere con una nuova cultura d’impresa: è questa la grande sfida da cui bisogna partire, comunicando una visione positiva del fare impresa, del costruirsi il proprio lavoro e il proprio ruolo nella società, abbandonando la superata concezione del posto fisso e dei surrogati che le recenti evoluzioni del mercato del lavoro hanno proposto.
Una nuova cultura del rischio e dell’autodeterminazione della propria professionalità: un cambio di paradigma che deve partire dalla formazione, non solo a livello universitario e postlaurea ma fin dalla formazione primaria.
Il costante flusso migratorio dei nostri giovani verso altri paesi europei, ormai non più solo alla ricerca di un lavoro ma anche per formarsi, attratti da offerte ritenute più aderenti alle nuove esigenze del mercato del lavoro, rende evidente la necessità di riformare il sistema formativo italiano, nelle strutture e nelle metodologie, per fornire alle nuove generazioni strumenti adeguati a competere in un contesto economico e sociale in veloce e continua evoluzione.
Competenze da costruire attraverso un processo di formazione sistemica che non può essere delegata esclusivamente alle istituzioni tradizionalmente preposte alle attività educative e formative ma che richiede uno sforzo sinergico di tutti i principali stakeholders dei sistemi locali per aggregare e connettere efficacemente le energie migliori dei territori.
Un processo che deve partire dalle analisi delle best practices dal territorio, che vengono spesso proprio dalle imprese fatte da giovani: il nuovo lavoro viene creato da queste nuove realtà, per questo è importante investire in esse.
Dall’analisi di criticità diffuse emerge che la maggior parte delle start up non sopravvivono un lungo periodo dopo la fondazione. Le poche giovani imprese che riescono a sviluppare un proprio processo produttivo e ad affermarsi sul mercato, in breve tempo vengono assorbite dalle grandi aziende, spesso multinazionali, con il rischio di una dispersione dell’innovazione prodotta nei territori. E’ pertanto necessario intervenire su questi processi favorendo una crescita delle start-up locali prima in ambito nazionale e poi europeo, inserendole in modo graduale nel contesto internazionale senza abbandonare quanto costruito sul territorio, valorizzando il lavoro fatto attraverso le connessioni tra sistemi regionali e successivamente a livello interregionale e transnazionale.
Numerosi casi di Best practices che vengono spesso dal Mezzogiorno, a dimostrazione della nuova vivacità in materia di innovazione dei territori meridionali: un tema centrale nel progetto Europa 4.0, mai così attuale in questa fase di per rilancio del sistema Italia.
L’Europa 4.0 parte dai territori, i tre livelli di identità (locale, nazionale ed europea) non sono in contrapposizione tra loro ma rappresentano 3 stadi diversi e complementari lungo una linea continua senza cesure. E seguendo tale linea va costruito il nuovo tessuto produttivo e la nuova società europea 4.0, partendo dai piccoli territori e dalle connessioni tra le filiere tradizionali e quelle più innovative: da qui deve sorgere una nuova generazione di imprenditori da formare e mettere in rete in hub innovativi, laboratorio perfetto per una nuova cultura di sinergia e collaborazione.
Roberto Giuliani
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