Una nuova cultura d’impresa nell’Europa 4.0
Nuova tappa del ciclo del ciclo “Ripartire nell’Europa 4.0” a cura dell’associazione Prospettiva Europea, dagli spunti del volume “Europa 4.0 – Il futuro è già qui” della Collana Europalab. Il percorso si focalizza ora sul tema del fare impresa, sulle opportunità per pmi e start up e sulla necessità della formazione di una nuova cultura imprenditoriale per fronteggiare le sfide dell’economia digitale.
Questo il focus del Webinar “Una nuova cultura d’impresa nell’Europa 4.0” svolto Mercoledì 23 giugno alle 17,30 a Roma presso la sala registrazione di Adp Radio.
Il video degli interventi
Massimiliano Nespola, direttore di Adp Radio e Roberto Giuliani, presidente di Prospettiva Europea aprono la discussione ricordando l’attenzione dedicata in questo ciclo alle tematiche legate all’innovazione dei processi produttivi e alle opportunità per le imprese: nei recenti incontri sono state anticipate molte importanti novità del PNRR che saranno approfondite in questo dibattito che cade proprio all’indomani dell’approvazione del piano. E con Vittorio Calaprice, analista politico della Rappresentanza in Italia della Commissione Europea, presenza costante dei cicli di Seminari Europalab fin dagli inizi, più volte sono state analizzate le evoluzioni della strategia europea in materia di innovazione, imprese e politiche di sviluppo.
Proprio Calaprice apre il dibattito partendo dalla parte del PNRR dedicata al sistema delle imprese e in particolare alla transizione digitale del nostro tessuto produttivo, una voce che assorbe buona parte della dotazione, con oltre 13,4 mld di risorse destinate.
Il tema del digitale per la Commissione deve entrare in tutte le politiche e quindi anche in quelle delle imprese: L’ecosistema imprenditoriale sarà valorizzato negli ambiti dedicati alle riforme (appalti, metodi di pagamento, etc) parallelamente al quadro ordinario 2021 2027 che comprende importanti programmi per le imprese, a partire da Horizon Europe, uno dei piu grandi di programmi di ricerca al mondo e le politiche di coesione territoriale che da decenni l’Ue ha tra le sue competenze. Tutte queste politiche procederanno sui due grandi binari della trasformazione digitale e la transizione ecologica, su cui corre il treno della ripresa europea il cui motore sarà la capacità di attrarre investimenti anche privati anche attraverso strumenti innovativi di ingegneria finanziaria, unitamente alla capacità del sistema delle imprese di acquisire quelle competenze che consentano non solo di acquisire fondi ma soprattutto di costruire network in grado di competere a livello continentale e globale. Quindi è bene che le imprese sviluppino anche capacità di governance per essere in grado di raccogliere queste sfide.
Sfide che si collocano in un contesto geopolitico delicato, come sottolineato da Nespola nel dare la parola a Mario Angiolillo, direttore dell’osservatorio UE-UK-Usa di The Smart Institute e coautore del volume Europa 4.0, che fornisce una visione di cornice sugli equilibri post Brexit. Una svolta che ha generato una serie di complessità, anche nella gestione della pandemia, con scelte per uscire dalla crisi non sempre coincidenti, tra le due sponde della Manica, e interventi non sempre sovrapponibili. Complessità che possono tuttavia essere risolte dato il livello di cooperazione che può generare momenti di convergenza soprattutto tra Londra e Roma (presidenza del G7 e presidenza del G20) su tematiche strategiche come la transizione ecologica. Un quadro pieno di opportunità per il nostro paese dalla crisi, ma per rendere efficaci gli interventi del PNRR è fondamentale colmare il gap infrastrutturale e il gap digitale e risolvere i problemi delle pmi a partire dalla bassa capitalizzazione. Soluzioni che possono essere generate solo da una nuova cultura, un cambiamento di processi, procedure, nuove strategie per lo sviluppo dei territori.
E nell’analisi delle criticità territoriali il dibattito è arricchito da una duplice prospettiva: da Nord con Alvise Biffi di Confindustria Lombardia e da Sud con Francesco Saverio Coppola, associazione internazione Guido Dorso.
Il problema della crescita lenta delle pmi (fortemente indebitate e sottopatrimonializzate e con gravi difficoltà nell’accesso al credito) può essere superato, sostiene Biffi, non solo attraverso la digitalizzazione ma soprattutto con la semplificazione, presentando le cose in modo snello e fornendo un supporto proattivo. Gli investimenti a supporto delle start up in Italia sono irrisori rispetto ad altri paesi come la Francia dove c’è una forte attenzione politica al sostegno delle nuove imprese. Altro tema chiave è quello della competenze: continua la distonia tra i bisogni delle imprese e ciò che esce dal mondo della formazione, in uno scenario altamente competitivo in è frequente che le nostre professionalità vadano a collocarsi in altri mercati, con una perdita di risorse umane per il nostro tessuto produttivo.
Sullo sfasamento del Pnnr nello sviluppo delle diverse aree del paese si focalizza invece Coppola, che individua la principale criticità nel mancato ascolto degli stakeholders delle economie locali che avrebbero dato spunti importanti per garantire condizioni omogenee di sviluppo. Una sfasatura che c’è anche rispetto alle politiche di coesione: i tempi del settennato sono diversi da quelli del recovery plan e i programmi europei e regionali sono stati pensati prima della partenza del piano. Abbiamo ancora un 30% delle risorse della vecchia programmazione da spendere: sarebbe molto utile incanalare questo residuo nell’implementazione delle progettualità di rilancio. Se vogliamo crescere dobbiamo investire dove c’è un Pil più basso dove può esserci una crescita più ampia, garantendo un riequilibrio dei livelli di sviluppo nelle divere aree del paese: In Italia si era semplificata la costituzione delle start up a livello digitale, facendo saltare tutti i passaggi notarili, questa possibilità ora non c’è più, non si sta andando verso la semplificazione ma in direzione opposta.
Nella parte conclusiva del dibattito Giuliani riprende il tema chiave dell’incontro sostenendo che una nuova cultura deve essere necessariamente proiettata verso il futuro e quindi verso la formazione delle nuove generazioni, non solo in riferimento agli strumenti ma soprattutto all’approccio che deve mutare in una direzione di accompagnamento dei giovani nel nuovo contesto. Da un lato bisogna quindi lavorare sulla formazione del futuro tessuto produttivo, dei nuovi imprenditori, dall’altro su start up e pmi esistenti supportandole per accrescere la loro competitività a livello globale.
Conclude il dibattito Calaprice sottolineando l’importanza di lavorare alla giusta compensazione tra infrastrutture fisiche e infrastrutture immateriali (il capitale umano) che passa per la qualità degli interventi, da implementate nei tempi giusti e far rientrare nel quadro delineato a livello europeo: a tal fine è fondamentale fare massa critica tra tutti gli stakeholders a livello nazionale; per questo è auspicabile una spinta propulsiva dei decision makers.
You must be logged in to post a comment Login