Una Nuova Comunità per Nuove Progettualità
Editoriale del Numero 31 di Rivista Europalab “Una Comunità di Competenze per lo sviluppo dei territori”.
Una Comunità di Competenze per lo sviluppo dei territori: un obiettivo ambizioso, ben oltre il fare rete e il fare sistema, verso un fare Comunità, ricostruendo il senso di identità e appartenenza ad un’unica realtà, conoscerla, viverla e contribuire alla sua crescita e sviluppo e al benessere di tutti coloro che ne fanno parte.
Uno spirito di condivisione e cooperazione, che parte dai “titolari” delle competenze: professionisti, studiosi, ricercatori, imprese, associazioni, decision makers, operatori del territorio, consapevoli che il proprio bagaglio di esperienze e conoscenze se unito in una casa comune, un contenitore capace di armonizzare le differenti energie di territori e comunità, può crescere esponenzialmente e moltiplicare i frutti del lavoro comune, in una sintesi olistica capace di generare un output enormemente superiore alla somma dei singoli input.
Un nuova vision che certamente non elimina la competizione ma la declina in modo differente: tra sistemi, anziché tra individui, i quali, nell’attuale scenario per sopravvivere e crescere devono necessariamente unirsi e camminare insieme.
Una nuova cultura del lavoro, della cooperazione, dell’innovazione, del fare impresa, per costruire nuove competenze capaci di generare nuove start up e quindi nuove filiere, un nuovo tessuto produttivo e sociale che si va ad integrare a quello tradizionale preesistente.
Le nuove generazioni di professionisti e imprese deve avere, nella cassetta degli attrezzi, la lente giusta per leggere le nuove dinamiche e gli stravolgimenti degli schemi tradizionali. Basti pensare al venir meno del paradigma classico Capitale/Lavoro che attribuiva solo al primo la proprietà dei mezzi di produzione, quando oggi gli strumenti fondamentali, le tecnologie digitali, sono disponibili a tutti i lavoratori.
E pensiamo alla perdita di significato della tradizionale contrapposizione tra profit o no profit: oggi il confine è molto più sottile, analoghe le criticità per le realtà di entrambi gli ambiti, comuni sono le sfide e pertanto comuni possono essere le soluzioni, partendo dalla sostenibilità, intesa in senso progettuale, ovvero lavorare per creare qualcosa di capace di durare nel tempo, producendo risultati tangibili e benefici duraturi per il proprio territorio.
Una solidità che deriva non solo dalla bontà progettuale e dalle capacità del management, ma soprattutto dalla forza delle reti e connessioni con comunità e territorio e con i partner fondamentali della propria filiera.
Le filiere produttive giocano oggi un ruolo strategico, tra innovazione e tradizione, unendo la capacità di comprendere e inserirsi nelle nuove dinamiche dell’internazionalizzazione al legame con le proprie radici, strettamente interconnesse alle economie locali e a storie e peculiarità geografiche, in una logica che si sposa perfettamente con la glocalizzazione, ovvero la declinazione delle tendenze globali in modo coerente alle specificità dei territori.
In questa prospettiva un esempio molto rappresentativo ci viene fornito dalla filiera vitivinicola dove la costruzione di nuove reti parte necessariamente da una logica di prossimità per crescere gradualmente a livello nazionale e, nei casi virtuosi, a livello europeo e internazionale.
L’ideazione e successiva implementazione di progettualità innovative e sostenibili per territori e comunità richiedono come tutti ben sappiamo il contributo attivo di tutti gli stakeholders ma ovviamente un ruolo chiave deve necessariamente giocarlo il soggetto principale di ogni sistema locale, quello più vicino ai cittadini. L‘ente comunale deve uscire da questa gabbia in cui la percezione pubblica e una certa narrazione lo hanno collocato, una funzione meramente formale, amministrativa e burocratica e riprendersi il suo vero ruolo di aggregatore di comunità.
Il progetto Comuni in rete e la Rete di Comunità territoriali, promossi da Connecting Italy, partono da questa premessa con la consapevolezza che per il recupero del senso di identità, nelle sue diverse accezioni (territoriale, nazionale, europea) è necessario e propedeutico il ripristino della prossimità tra istituzioni e territorio, in una corretta e piena applicazione del principio di sussidiarietà e che il consolidamento delle connessioni del Sistema Italia e la competitività di quest’ultimo a livello europeo e globale non possono essere che il frutto di un’adeguata Rete di Comunità nate sui territori su iniziativa e spinta della cittadinanza e dei soggetti chiave del tessuto istituzionale, produttivo e sociale.
Roberto Giuliani
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