Un cambio di prospettiva
Sintesi di Roberto Giuliani, del Seminario “la Prospettiva Euromediterranea”, terzo incontro del I Ciclo Verso Europa 2020, Napoli, Università L’Orientale, Cappella Pappacoda, 3/12/2012.
In uno scenario globale caratterizzato da pesanti sconvolgimenti del quadro geopolitico e dei rapporti di forza politico – economici, torna d’attualità il tema dell’integrazione euromediterranea, percorso più volte ripreso ed interrotto negli ultimi decenni e che tuttora appare non già una realtà bensì ancora un obiettivo da perseguire, un iter alle tappe iniziali.
Il nuovo contesto impone una riflessione partendo da questa prospettiva.
In questo nostro percorso Verso Europa 2020, abbiamo più volte osservato come il mutato contesto ci spinga a cercare le soluzioni per uscire da questa crisi e ripartire uscendo dagli schemi locali e nazionali e ragionando inevitabilmente in un’ottica europea, nella consapevolezza della necessità di muoversi in un orizzonte di osservazione più ampio in cui è impensabile continuare a guardare alla propria dimensione territoriale senza integrarla con le realtà contigue da un punto di vista geopolitico, storico e culturale.
Le stesse considerazioni che ci portano ad affermare l’irreversibilità del processo di costruzione europea e guardare all’Unione in senso organico come unica realtà che deve muoversi in modo omogeneo e unitario nello scacchiere internazionale, allo stesso modo ci spingono ad allargare ulteriormente gli orizzonti verso Sud verso la dimensione Mediterranea analizzandola sia nella sua globalità che nelle peculiari differenze tra le diverse rive.
A tal fine nella terza tappa del nostro primo ciclo “Verso Europa 2020” abbiamo proposto un cambio di prospettiva: una discussione sulle potenzialità dell’Unione partendo da un punto di osservazione differente, volgendo lo sguardo verso Sud, alle altre rive del nostro mare , alle evoluzioni delle politiche europee dedicate a quest’area, osservandola prima globalmente e poi dalle angolazioni delle differenti sponde, con particolare attenzione alle relazioni economiche e ai rapporti tra le diverse culture.
Prima di allargare il campo di osservazione, è inevitabile avviare la riflessione dal nostro punto di vista, dalla nostra dimensione territoriale, quella vissuta nella nostra quotidianità: da dove siamo partiti per riflettere sul processo di costruzione europea, lì bisogna partire per analizzare l’integrazione euromediterranea, dalle premesse che hanno condotto alla Dichiarazione di Barcellona del 28 novembre 1995 alle evoluzioni successive con la Politica Europea del Vicinato fino all’Upm, al fine di analizzare le opportunità di sviluppo per l’intera area.
L’Italia, e in particolare il Mezzogiorno, non può esimersi dal giocare un ruolo propulsivo in questo processo: non possiamo non ragionare in una dimensione mediterranea, allargando lo sguardo alle altre rive per creare un momento di incontro tra le diverse culture e riflettere sulle questioni ancora ragione di scontro e divisioni, dall’integrazione culturale all’eredità del colonialismo europeo alle evoluzioni politiche nel mediterraneo in seguito alla primavera araba, che ha prodotti grandi sconvolgimenti e sotto certi aspetti acuito le distanze.
La nostra iniziativa mira ad aprire un tavolo di confronto sulle prospettive dell’Unione Europea, osservate da un’angolazione diversa da quella tradizionale, e stimolare una riflessione sulla centralità del Mediterraneo con l’auspicio che il nostro mare non venga più concepito come un muro divisorio bensì come punto di incontro tra le culture che su esso si affacciano.
Questa la premessa del Seminario “La Prospettiva Euromediterranea”, realizzato con la collaborazione scientifica di SRM – Studi e Ricerche per il Mezzogiorno e con la partecipazione del Prof. Sergio Ventriglia, che nel suo intervento ha proposto due linee principali di riflessione:
– la prima muove dagli spunti di Jacques Lèvy, il quale, adottando la regola geopolitica per interpretare gli spazi macro-regionali, nel 1997 in “Europe, Une geographie” scriveva:
“Le popolazioni dell’area mediterranea hanno sofferto fino a oggi l’incapacità delle loro società di riconoscere questo mare, innanzitutto, come un muro divisorio. Il Mediterraneo non possiede un potere magico di rendere europeo ciò che non è l’Europa, e l’unità della componente mediterranea dell’Europa deve essere fortemente relativizzata”.
– la seconda attinge alla visione canonica del Mediterraneo come di uno spazio elettivo per gli scambi commerciali e adotta quelle forme forme territoriali che più lo caratterizzano in tal senso: le città, che nella famosa immagine di Braudel “si tengono tutte per mano”
La riflessione del prof. Ventriglia termina con una proposta finalizzato ad individuare una geografia sociale del divario che non enfatizzi le differenze di sviluppo tra le due rive, bensì evidenzi le differenti peculiarità territoriali dello spazio mediterraneo in una prospettiva di crescita complessiva e coerente dell’intera regione.
I numerosi spunti emersi durante la fase preparatoria e nel corso del dibattito, ci hanno spinti a proseguire questa riflessione nell’ambito del Laboratorio “Scenari Geopolitici” del nostro Osservatorio Europalab, dedicato all’approfondimento delle tematiche affrontate nel corso dei seminari e al lancio di nuove iniziative in sinergia con gli altri laboratori e le altre attività formative curate da Prospettiva Europea.
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