Ripensare l’Europa
L’editoriale di Roberto Giuliani – Secondo numero della Rivista Europalab – Dicembre 2016.
Il percorso della Rivista Europalab, con il primo numero “Comprendere l’Europa di oggi per disegnare quella del futuro”, è partito da una riflessione sull’attuale contesto europeo e sulle prospettive future in termini di nuove sfide dello scenario globale e nuove opportunità della programmazione 2014 – 2020; un’analisi frutto della rielaborazione degli spunti dei cinque precedenti cicli di Seminari Europalab della nostra associazione Prospettiva Europea e delle attività dei laboratori di progettazione e approfondimento.
Strettamente legato alle attività della Rivista, il VI Ciclo “Ripensare l’Europa” che ha preso il via il 5/12/2016 presso il Complesso Monumentale Vincenziano di Napoli, in collaborazione con l’Associazione Getta la Rete, Gioventù Federalista Europea e il Polo Vincenziano di promozione. Nella Rivista saranno raccolti e valorizzati i contributi ai dibattiti e lanciati nuovi spunti per futuri studi ed iniziative.
Con questo secondo numero, la Rivista Europalab entra nel vivo del suo cammino, lanciando una serie di stimoli per un nuova riflessione sull’Unione Europea che oggi più che mai deve recuperare lo spirito originario adeguando le strategie in relazione al mutato contesto.
Ripensare l’Europa da differenti punti di vista: verso un rinnovamento dei meccanismi decisionali, un nuovo ruolo dell’UE nello scenario internazionale, un corretto utilizzo delle risorse comunitarie per lo sviluppo del territorio, un nuovo concetto di identità e cittadinanza europea che in una visione di “nuovo umanesimo” rimetta la persona al centro del processo di costruzione europea.
Un recupero di quei valori fondanti, offuscati da decenni di tecnocrazia, e di quella visione originaria comune alle diverse culture nazionali e locali e alle differenti culture politiche che hanno portato alla nascita dell’Unione Europea, che non devono restare confinati in uno spazio ideale bensì essere tradotti in azioni pratiche volte al superamento delle distanze tra cittadini e istituzioni e ad un adeguato uso degli strumenti comunitari per il miglioramento delle condizioni di vita in tutti i paesi europei e per uno sviluppo dei territori ed un benessere diffuso che venga preservato nel tempo.
Il nuovo scenario europeo post Brexit e il nuovo panorama internazionale a seguito del sorprendente risultato delle elezioni americane che ha visto l’affermazione di Donald Trump, impone una riflessione sul ruolo dell’Ue, sul futuro del processo di integrazione, su un nuovo modo di stare insieme. Una necessità imprescindibile in quanto nella complessità dello scacchiere globale l’unica possibilità per i paesi europei di giocare un ruolo da protagonisti è quella di parlare con una sola voce, con una strategia chiara ed unitaria. A tal fine sono necessari nuovi e più efficienti meccanismi istituzionali per colmare il deficit decisionale che troppo spesso caratterizza l’azione dell’Ue, particolarmente evidente nelle situazioni di crisi, nella gestione delle emergenze.
In particolare l’emergenza più pressante di questa fase, quella legata alla gestione dei flussi migratori, ha evidenziato le difficoltà del sistema europeo nel coordinamento degli sforzi, nell’assumere decisioni in tempi rapidi, nel superare i conflitti tra differenti interessi e prese di posizione dei singoli stati membri che sfociano in un’interminabile catena di veti incrociati, causa delle continue paralisi dei processi decisionali.
Tali difficoltà vengono spesso ingigantite da una rigida burocrazia che deve essere drasticamente snellita per superare l’immobilismo che si genera ogni qualvolta l’Unione Europea si viene a trovare di fronte ad imprevisti e problematiche nuove.
La centralità della questione immigrazione nella riformulazione delle strategie politiche europee, si riflette fortemente nella nuova programmazione delle risorse 2014-2020, a testimonianza della crescente attenzione della Commissione Europea sulle principali aree di crisi del processo d’integrazione.
Dall’analisi dei recenti bandi lanciati nell’ambito di alcuni programmi europei (Horizon 2020, Cosme, Growth) emerge chiaramente l’attenzione alle iniziative finalizzate a ricercare soluzioni per la gestione del fenomeno e alle attività volte ad una piena integrazione sociale e culturale degli immigrati.
Un’adeguata conoscenza delle molteplici opportunità delineate dalla programmazione europea, in riferimento sia ai principali programmi della gestione diretta sia alla pianificazione delle risorse die fondi strutturali nelle varie regioni, è un fattore chiave per l‘avvicinamento delle istituzioni ai territori e all’economia reale in un’Europa che inizi ad essere vista come una grande comunità composta dall’insieme delle tante comunità locali, ciascuna di esse con una ritrovata identità derivante da un nuovo rapporto con il territorio e da nuovi modelli di sviluppo locale.
Un sistema decisionale locale più efficiente, premessa essenziale per un corretto utilizzo delle risorse dei fondi strutturali, non può non passare attraverso la formazione della classe dirigente locale e della pubblica amministrazione per un rafforzamento della capacity building delle amministrazioni e una maggiore coerenza della formulazione dei bandi regionali rispetto ad obiettivi e priorità della strategia Europa 2020, e più in generale della visione europea a monte.
Il rilancio dell’economia europea deve necessariamente partire delle aree geografiche e dai settori più colpiti dalla crisi, favorendo la nascita di start up e nuove occasioni di business e di professionalizzazione degli operatori, attraverso nuove strategie e nuovi meccanismi di finanziamento.
In tale ottica assume un ruolo centrale l’attenzione al settore culturale e creativo, patrimonio inestimabile per la valorizzazione della diversità culturale e linguistica dei popoli europei e per la riscoperta delle ricchezze dei territori come quella del centro storico di Napoli, punto di partenza del nostro percorso e ancora oggi al centro della nostra analisi e della costruzione del nostro network, nella convinzione che una piena e consapevole identità europea può essere raggiunta solo riconoscendola nella propria quotidianità e nelle peculiarità della propria realtà locale.
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