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Metropolitane a Piazza Nicola Amore e al centro Direzionale. Belle? Dipende dai punti di vista.

Ogni volta che utilizzo queste due metropolitane mi interrogo sul perché siano state fatte queste scelte stilistico-architettoniche.

Metropolitana di Piazza Nicola Amore e metropolitana del Centro Direzionale di Napoli, due obbrobri che sono espressione di un egocentrismo esasperato dei progettisti che mal si conciliano con il contesto e la memoria storica della Città.

Corso Umberto è la strada che noi napoletani chiamiamo comunemente “rettifilo” proprio stando ad indicare la continuità visiva di essa, che già dal 1880 e a seguire subì un intervento strutturale massiccio, voluto anche da un architetto- politico-urbanista  francese; il barone Haussmann. A Napoli si replicò un intervento architettonico eseguito già in Francia, spodestando il popolo che abitava in zona per far spazio a palazzi nobiliari, distruggendo un paesaggio in parte medievale e il tutto seguendo sempre la logica egoistica di realizzazione del progettista.

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A conferma di ciò il palazzo al civico 272 di Corso Umberto, ancora esistente, edificio singolare, palazzo di 3 piani, in realtà l’ultimo piano è solo una facciata, non esiste. Le finestre mostrano il cielo dietro al palazzo, questo per rispettare l’allineamento con i palazzi vicini, elemento architettonico fondamentale per il progettista. Oggi si parla di Futurismo ma per molti di noi è difficile vedere in una cupola di acciaio corten, elemento futuristico e soprattutto artistico? Certo sembra la sceneggiatura di un film futuristico ma ancora una volta Napoli si salva per ciò che è, e che già possiede nel sottosuolo e che emerge con gli scavi. Ci vuole ben poco con un patrimonio storico-culturale di tale portata. È certo che lavorare con questi reperti si acquisisce onore, gloria, fama pur non rispettando gli stessi.

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Passiamo all’altra stazione costruita al Centro Direzionale, in questo caso ispirata alla cultura dei paesi del nord Italia ma anche del nord Europa, almeno così mi appare. A Napoli il Centro Direzionale quando fu completato, nel 1995, era una struttura all’avanguardia dell’architettura moderna. Veniva collocato in un’area industriale della città e aggiungeva alla zona, oggetto di bonifica e riqualificazione, un’architettura con elementi, come dire..futuristici. Oggi il Centro Direzionale vede la presenza invadente di una struttura di inutile grandezza, una baita di montagna di grande dimensioni che sembra voglia fare concorrenza ai grattacieli del Centro Direzionale, ricoperta di ceramica azzurra, ulteriore gusto e connubio che appare ai miei occhi molto strano, un’accozzaglia di generi che mal si conciliano tra di loro e con il contesto ambientale dove si erge. In alcuni articoli leggo che la struttura usa e si rifà alle tradizioni e materiali napoletani e devo dire anche questo per me è di nuova conoscenza…….. Dove sono le distese di alberi da cui si attinge per le baite nel territorio napoletano? Come si chiama lo stile che prevede ceramiche con stampe di ispirazione marina  incastonata in tetto spiovente in legno?

Cari e nobili architetti napoletani come avete fatto ad accettare tutto ciò.

Lisa Muto

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