L’Europa di chi non ha visto cadere il muro di Berlino
La testimonianza di Roberto Rossetto, Segretario di Aegee Napoli, sulla percezione dei giovani cittadini europei oggi, 60 anni dopo i trattati di Roma, nell’ambito dell’incontro “Ripensare l’idea d’Europa 60 anni dopo” -VI Ciclo di Seminari a cura di Prospettiva Europea – Napoli Spazio Guida 11/04/2017.
Cos’è la società? L’associazione di persone nasce dalla ricerca del benessere soggettivo attraverso la cooperazione collettiva. Siccome la storia dell’umanità si è costruita nel tempo allocando risorse scarse per determinate esigenze ritenute più o meno importanti nel momento specifico, si ha che ogni attività politica ed economica è sempre subordinata ad un’ideale, ad un’ideologia, alla scelta di quale debba essere l’esigenza da perseguire in maniera prioritaria con le scarse risorse a disposizione.
È in quest’ottica che si può capire quanto siano importanti i sentimenti delle persone, in particolare della classe dirigente, per il nostro futuro: per quanto i criteri di scelta possano infatti avvicinarsi alla razionalità pura, la scarsità di risorse chiamerà a scegliere cosa favorire, cosa prioritizzare, cosa cancellare. Questa scelta verrà sempre fatta su base emotiva: una soluzione massimamente favorevole per tutti sotto ogni aspetto richiederebbe infatti risorse infinite e non è praticabile, mentre l’adozione di qualunque obbiettivo intermedio come “ottimo” è sempre una scelta arbitraria ed in quanto tale manifesto di un’ideologia dominante.
AEGEE è il più grande network europeo di studenti. Le attività di AEGEE in Europa permettono a questi studenti di incontrarsi, alle loro culture di incrociarsi. AEGEE fa in modo che gli ingegneri, i giuristi, gli economisti di domani -che nel corso degli anni saranno chiamati a guidare l’Europa- crescano in un ambiente multiculturale, critico, civile.
Io faccio parte di AEGEE, e sono nato nel 1992. Non ho visto crescere l’Europa, non ho visto la caduta del muro di Berlino. Per me è normale, scontato, quasi banale potermi muovere liberamente tra i territori dell’Unione Europea mostrando una carta d’identità.
Io non riesco a realizzare quanto sia stato difficile raggiungere questa condizione: l’Europa è la mia normalità, la mia quotidianità. E questo stato di fatto domina sul mio sviluppo culturale. Io sono nato in Europa, non in Italia. La mia identità è Europea e Napoletana, federalista e regionale. Non c’è spazio per un’identità intermedia, nazionalista, che sia limite all’unione dei cittadini ed al perseguimento dell’ideale di una società globale, ostacolando la comunicazione tra le culture locali.
AEGEE ha sede in 200 città europee e nessun livello nazionale. Ogni volta che guardo alla mappa del nostro network vedo un’Europa tutta dello stesso colore azzurro, su cui spiccano i puntini bianchi che rappresentano non solo le sedi dell’associazione, ma l’identità culturale individuale delle città.
Riesco a sentire, attraverso quella mappa, un’Europa di individui che siano l’uno fratello dell’altro. Riesco a sentire i legami che ho sviluppato nei miei viaggi e nelle mie esperienze; riesco a sentirmi un po’ ucraino, un po’ tedesco, un po’ albanese, perché il confronto continuo con culture a me estranee ha abbattuto il muro istintivo di diffidenza che ogni essere umano possiede.
Ai miei occhi l’Europa non esiste solo politicamente od economicamente, è una entità da me sentita profondamente come unione di persone ed eredità culturali che può sopravvivere concretamente solo se queste entrano in contatto fra di loro e percepiscono la varietà come ricchezza e non come pericolo.
AEGEE oggi lavora per costruire un’unità europea basata sulla conoscenza e sull’amore della diversità, con una visione unificatrice che vada anche ben oltre l’Europa –non voglio pensare ad un’Europa orwelliana, isolata nel vecchio continente e contrapposta ad altre 3 o 4 enormi federazioni, ma voglio immaginare un’umanità unita nella sua varietà culturale in cui ognuno possa competere, commerciare, crescere liberamente: l’Europa oggi con questo atteggiamento federalista così pronunciato sta ponendo le basi per rendere possibile l’utopia.
Questo è il sentimento di un giovane cittadino europeo, 60 anni dopo.
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