L’Europa 4.0 nello scenario globale
Si è aperto lunedì 4 aprile a Roma presso la sede dell’associazione Attività di Pensiero il X ciclo di Seminari Europalab, con il dibattito “L’Europa 4.0 nello scenario globale”, conclusione del corso “L’Unione Europea, storia, scenario, prospettive”.
Un cammino di 6 incontri partito da una riflessione sulle origini del processo di integrazione europea e sviluppato su un’analisi dell’evoluzione delle strategie dell’UE e delle opportunità della programmazione europea e su momenti di discussione confronto sulle trasformazioni economiche, politiche e sociali con particolare attenzione alla comunicazione istituzionale, allo scenario internazionale e alle nuove sfide 4.0.
Si è concluso con una discussione sulle prospettive di questa nuova Europa 4.0 in un delicato scenario caratterizzato dal conflitto in Ucraina e dalle sue ripercussioni sulle relazioni internazionali, dalle politiche di rilancio economico post pandemia e dalla crisi energetica. Un dibattito focalizzato sui nuovi equilibri geopolitici, sulle relazioni economiche internazionali, sul futuro dell’Ue tra necessità di maggiore coesione tra gli attuali stati membri e prospettive di allargamento e su come declinare in questo particolare contesto la strategia europea per il settennato 2021-2027 e in particolare la priorità “un’Europa più forte nel mondo”.
Il coordinatore del corso Roberto Giuliani, presidente di Prospettiva Europea, ne ha discusso con Guido Lenzi, ambasciatore e docente di dinamiche della globalizzazione, Franco Chiarenza, docente di Storia della Comunicazione, Massimo Fragola, docente di Diritto dell’Unione Europea e presidente del Seminario permanente di studi internazionali e Mario Angiolillo, direttore dell’Osservatorio UE-UK-USA di The Smart Institute.
Guido Lenzi apre la discussione invitando a non limitarci alle informazioni apprese dai media, approfittando di ogni momento di approfondimento, fondamentale per analizzare una situazione complessa che nessun diplomatico, pur con buone capacità di previsione poteva immaginare.
Contrariamente a ciò che si dice L’Europa non è ai margini della vicenda anzi è in una posizione centrale fin dal 2004 quando l’Ucraina firmò un accordo di associazione con l’Ue e Putin si oppose contrapponendo la proposta di adesione all’unione euroasiatica.
E la soluzione a questo disastro non può che venire dall’Unione Europea, nonostante la Russia abbia sempre rifiutato l’interlocuzione preferendo quella con la Nato, sostenendo anche su un piano ideologico che i russi non sono europei bensì euroasiatici.
Centralità dell’Europa ribadita anche da Massimo Fragola, che considera l’attuale crisi un fatto assolutamente inedito nella storia dell’Ue, che dovrebbe recuperare le motivazioni delle origini, quando si parlava di comunità europea e spirito comunitario.
Con questo spirito sono state gestite le adesioni di nuovi membri fino al grande allargamento del 2004, un allargamento di 10 stati in un sol colpo che ha portato uno squilibrio, diversamente da quelli precedenti circoscritti al massimo a 2/3 stati con una maggiore facilità nell’assorbimento.
Il momento particolare potrebbe generare una pressione verso una veloce adesione dell’Ucraina ma l’art 49 del Trattato indica una procedura molto chiara che va rispettata: in un sistema giuridico comunitario che nasce nel 1951 con l’istituzione della Ceca ed ha prodotto un grande complesso di norme, chi aderisce oggi deve accettare l’ordinamento in essere figlio di 70 anni di integrazione, oltre ai criteri di Copenaghen che stabiliscono una serie di condizioni politiche ed economiche che gli stati che fanno richiesta di adesione deve rispettare, in particolare la difesa dei valori di libertà e democrazia.
Un cammino che viene da lontano, sottolinea Giuliani nell’introdurre la seconda fase del dibattito, che si è articolato lungo un complesso di valori testimoniato dall’attenzione nell’attuale strategia europea al rafforzamento dei meccanismi democratici oltre alla promozione del modello europeo nel mondo.
Diversi gli spunti provenienti dalle domande dei partecipanti: difficoltà di adesione dell’Ucraina all’Ue e non alla Nato, condizionamenti del quadro politico europeo e italiano, analogie con altri momenti di crisi geopolitica come la guerra del golfo.
L’Intervento di Franco Chiarenza si è incentrato sull’aspetto politico della situazione, mutato profondamente con l’elezione di Biden che ha stravolto gli equilibri mondiali riproponendo una forte spaccatura tra Usa e Russia, rimettendo al centro il tema della superiorità delle democrazie liberali occidentali che aveva caratterizzato la guerra fredda, recuperando la solidarietà tra tutti i paesi liberaldemocratici, non solo atlantici. Di fronte a questo scenario Putin si è visto messo all’angolo e ha rovesciato il tavolo attaccando l’Ucraina per recuperare una fascia di sicurezza intorno al proprio territorio, non mettendo però in conto la resistenza ucraina. Questi fatti hanno costretto l’Europa a svegliarsi, rendendosi conto della propria debolezza rispetto ai nuovo equilibri e dell’essere una mera aggregazione economica non riconosciuta come soggetto politico.
Da qui la necessità di tornare a muoversi in sinergia con gli Usa con cui si hanno molte più cose comuni rispetto a Cina e Russia.
Una scossa elettrica che accelererà il processo di integrazione come sostiene anche Mario Angiolillo per il quale Next Generation Eu ha rappresentato un cambio di paradigma creando le premesse per un’Unione più politica e una maggiore solidarietà tra gli stati membri per far fronte ad uno scenario economico sconvolto dalla questione energetica che rende più pressante la necessità di ridurre la dipendenza del nostro Paese dal gas russo, che attualmente soddisfa il 40% del nostro fabbisogno complessivo, investendo su fonti alternative dalle rinnovabili al nucleare pulito. La diversificazione delle fonti energetiche è una scelta che non potrà gravare esclusivamente sui bilanci degli stati membri e quindi andrà affrontato a livello europeo replicando quel nuovo paradigma di solidarietà prodotto dalla gestione della pandemia che ha prodotto un’accelerazione nell’utilizzo dello di titoli di debito europei.
Nel giro di tavolo conclusivo Fragola ribadisce che se vogliamo un’Unione Europea più forte è necessario migliorare i processi decisionali spesso rallentati da un eccesso del fattore intergovernativo che si manifesta con il voto all’unanimità, aspetto fondamentale affinché la maggiore coesione manifestata in questa fase possa essere duratura.
Lenzi pone al centro di qualsiasi soluzione il cessate il fuoco senza il quale non può esserci alcun intervento diplomatico né soluzione politica.
L’allargamento è elemento essenziale dell’integrazione europea che possiamo dividere in 3 parti: unione monetaria e mercato unico, giustizia e affari interni, politica estera e difesa; la prima è unitaria, la seconda collaborativa, la terza è necessariamente intergovernativa in quanto condizionata dalla geopolitica e dalle differenti sensibilità dovuta alle diverse posizioni strategiche. Ad esempio agli accordi di Minsk del 2014 hanno partecipato oltre a Russia e Usa, i governi di Francia e Germania, questo per ovvie ragioni di condizionamento strategico che questi 2 paesi e non altri hanno in quell’area.
Per queste ragioni l’integrazione dell’Ucraina nel cammino europeo può avvenire in tante modalità, essendo la politica estera non uniforme e ciò facilita le cose rendendo l’azione europea più flessibile.
Conclude Chiarenza esortando tutti a non rassegnarsi alla prospettiva di un Europa che non può parlare ad una voce e a tentare la strada della politica estera e di difesa comune senza la quale l’Europa sarebbe inesorabilmente condannata alla marginalità.
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