La sfida del Mezzogiorno nell’Europa 4.0
Il Mezzogiorno e le nuove sfide dell’era digitale, questo il focus del webinar del ciclo “Ripartire nell’Europa 4.0” a cura di Prospettiva Europea, realizzato a Roma mercoledì 17 marzo presso la sala registrazione di Adp Radio.
Il ciclo, come ricordato nell’introduzione dal moderatore Massimiliano Nespola direttore di Adp Radio, nasce dagli spunti del volume “Europa 4.0 – Il futuro è già qui” – (Livingston 2019) curato da Roberto Giuliani e Paolo Carotenuto. 20 saggi per offrire diverse chiavi di lettura di questo futuro che è già qui e fornire spunti di riflessione sullo sviluppo dei territori, specialmente quelli del Mezzogiorno, tema rilanciato con particolare forza nel capitolo conclusivo a cura di Franco Chiarenza, ex giornalista rai e docente di Storia della Comunicazione.
Ed è proprio Chiarenza a tenere il primo intervento, partendo dall’incipit del suo contributo: in un sistema come il nostro, fondato sulla produzione di beni e servizi e pertanto radicalmente diverso dalle economie basate sulla pianificazione, Il futuro non è del posto fisso.
Nel Mezzogiorno, prosegue Chiarenza, c’è un problema di errata concezione dello Stato, visto come un supremo mentore onnipresente e sempre pronto a risolvere qualsiasi problema, oltre a un deficit di infrastrutture culturali idonee a formare persone pronte a prendersi responsabilità. Il problema del lavoro non è dovuto alla mancanza di disponibilità dei lavoratori (c’è anzi una capacità di adattamento anche superiore alla media) bensì alla dequalificazione, ovvero carenza di competenze specialistiche: gli istituti tecnici, al Sud considerati scuole di serie b, dovrebbero essere maggiormente valorizzati.
Il Recovery Plan può essere la grande occasione per riforme di profondità, verso una scuola diversa, una cultura diversa e soprattutto una comunicazione diversa, nell’ambito di una programmazione di medio lungo termine di respiro europeo e internazionale.
E a queste opportunità legate allo scenario globale si collega il moderatore Nespola nell’introdurre l’intervento di Mario Angiolillo (direttore Osservatorio Ue-Uk-Usa di The Smart Institute e coautore del libro Europa 4.0) focalizzato su Brexit e opportunità per il Mezzogiorno nella prospettiva euroatlantica.
Gli studi di Confindustria, che registrano perdite inferiori di produttività rispetto al Nord del paese, testimoniano la particolare della resilienza delle aree meridionali.
Sul piano geopolitico e geoeconomico per il Mezzogiorno sarà interessante capire come si rilancerà l’asse commerciale transatlantico, in una fase caratterizzata dal superamento della crisi pandemica e dal consolidamento delle trasformazioni 4.0.
Trasformazioni che sono il leitmotiv del percorso di Europa 4.0 come sottolineato da Roberto Giuliani, che inquadra l‘incontro odierno in un’ottica di consolidamento delle partnership di Prospettiva Europa con Adp Radio, The Smart Institute, Associazione internazionale Guido Dorso e le altre realtà nei vari territori italiani.
La centralità del Mezzogiorno nel progetto Europa 4.0, in questa fase di passaggio dalle analisi alle proposte, non è legata solo alla storia di Prospettiva Europea e dei partner della rete, ma soprattutto all’importanza, per rilancio del sistema Italia, di un “salto del gradino” che proietti i territori meridionali nella dimensione 4.0 trasformando il ritardo precedente in vantaggio, non avendo infrastrutture da adeguare bensì nuove progettualità da creare da zero.
Fattore chiave per compiere questo salto è la Formazione, di pertinenza non solo del sistema scolastico e universitario ma di tutti gli stakeholders del tessuto produttivo. In riferimento alla grande sfida del Recovery il tema delle professionalità necessarie non riguarda solo gli esperti di europrogettazione: ogni soggetto della filiera deve avere al suo interno le competenze giuste per fare la propria parte, in un nuovo approccio al lavoro strettamente connesso ad una nuova propensione al rischio e a una nuova cultura d’impresa.
E dalla necessità di questa nuova cultura deve partire il rilancio del Mezzogiorno, come sottolineato anche da Francesco Saverio Coppola, segretario dell’associazione internazionale Guido Dorso, che pone l’accento sulla necessità di un bilanciamento della “sfasatura” tra domanda e offerta di lavoro tra Sud e Nord, che ha prodotto una perdita degli investimenti fatti dalle famiglie meridionali per la formazione dei propri giovani e soprattutto il venir meno di quel contributo in termini di sviluppo e crescita culturale che questi giovani altamente formati potrebbero dare ai territori del Sud.
Le professionalità meridionali spesso sono alte, laureati di buon livello: ciò che manca al Sud sono le figure intermedie, conferma della debolezza della formazione tecnico-professionale.
Il Sud potrà beneficiare del PNRR? A tal fine è fondamentale la spinta della classe dirigente meridionale per garantire un’efficienza della spesa, un effetto moltiplicatore degli investimenti e la crescita dell’occupazione, operando in modo sinergico per creare sviluppo nel medio e lungo periodo.
L’importanza del ruolo propulsivo della classe dirigente meridionale è ben nota a Giuseppe Gargani, ex europarlamentare, che nell’intervento conclusivo parte dagli spunti del libro Europa 4.0 leggendoli in riferimento alla prospettiva del Mezzogiorno e alle differenze tra l’approccio odierno e quello del passato quando si orientavano le aree meridionali verso un’ottica di sviluppo industriale.
Oggi le risorse del Recovery Plan devono essere viste con un approccio simile a quello che a suo tempo si ebbe per il piano Marshall, orientato verso grandi progetti strategici e innovativi di sviluppo, per una nuova fase di crescita che renda il Mezzogiorno protagonista per unificare l’Italia e l’Europa.
L’Europa 4.0 parte dai territori e soprattutto dal Mezzogiorno: solo questa visione può superare la logica delle due velocità, favorendo una coesione del tessuto produttivo e sociale e di conseguenza il consolidamento della democrazia.
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