La Politica europea di vicinato. Scenario, protagonisti, prospettive
Primo incontro del IV Ciclo di Seminari Europalab a cura dell’Associazione Prospettiva Europea. Napoli, Palazzo Zapata, 3/10/2014. Sintesi del seminario e intervista all’Ambasciatore Lenzi realizzate da Francesco Pascuzzo.
L’associazione Prospettiva Europea, in collaborazione con l’Università Telematica Pegaso e Rubbettino Editore, ha organizzato lo scorso 3 ottobre 2014 a Napoli un interessante incontro con l’ambasciatore Guido Lenzi, dal titolo La Politica europea di vicinato. Scenario, protagonisti, prospettive, nell’ambito del ciclo di seminari “Verso Europa 2020”. Il diplomatico ha presentato al pubblico il suo ultimo libro intitolato “Internazionalismo liberale. Attori e scenari del mondo globale” confrontando così il proprio punto di vista con quello di illustri accademici napoletani, analizzando la situazione internazionale attuale. Un evento dal sapore particolare, appena 24 ore dopo la turbolenta giornata che ha visto l’arrivo in città del presidente della Bce Mario Draghi.
«La storia è finita, decretò Fukuyama al momento della caduta del Muro. A venticinque anni di distanza, a parte il sospiro di sollievo per il dissolversi dell’equilibrio del terrore, non è però affatto chiaro quali ne siano le implicazioni» (cit.). Così esordisce, nel suo ultimo saggio dal titolo Internazionalismo liberale. Attori e scenari del mondo globale, l’ambasciatore Guido Lenzi.
Il riferimento è chiaro, così come il tema che fa da leitmotiv dell’intera opera di recente pubblicazione. Dopo il 1989, con la caduta del Muro di Berlino e del blocco comunista, la storia poteva dirsi giunta ad una svolta epocale. Le vecchie logiche di potere fondate sul bipolarismo che dominarono i decenni di Guerra fredda fra Usa e Urss erano a tutti gli effetti crollate, in favore di una ritrovata tendenza verso il dialogo e l’equilibrio internazionale, basata sul liberalismo. Un po’ un ritorno a quanto i grandi della Terra cercarono di fare sia dopo la Prima guerra mondiale – con la Società delle Nazioni – sia dopo la Seconda guerra mondiale, con la nascita dell’ONU.
Successi ed insuccessi di quel sogno di pace perpetua teorizzata da Kant nel ‘700, che gettò le basi per una federazione di popoli e Stati tendente ad evitare qualsiasi conflitto, sono analizzati attraverso la storia recente dall’ambasciatore Lenzi nelle pagine centrali del saggio. L’opera è il frutto di tutto quanto raccolto e meditato dal diplomatico durante anni di carriera, fra le più importanti ambasciate mondiali nonché istituzioni europee. Guido Lenzi è stato infatti Direttore dell’Istituto Europeo di Studi di Sicurezza a Parigi, oltre che Rappresentante permanente presso l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE) a Vienna. Le carenze dell’Unione Europea, soprattutto a livello politico e di difesa comune, vengono coerentemente trasposte nel libro. L’internazionalismo liberale viene quindi presentato da Guido Lenzi come la mentalità che va sempre più diffondendosi fra le diplomazie di tutto il mondo dopo la globalizzazione e le “aperture” fondamentali degli ultimi decenni di storia, con “l’abbattimento del Muro, delle Torri, delle frontiere” (cit.). Quello che l’Europa attuale non riesce ad essere – ovvero un’unione politica e per la difesa comune – è all’origine della tendenza dell’Occidente a scomparire man mano dietro l’avanzata dei Brics. Le economie emergenti, soprattutto Russia e Cina, evidenziano le mancanze di un’Europa ancora troppo centrata nelle sue decisioni sul modello intergovernativo, ma legata saldamente agli Stati Uniti d’America dal punto di vista dell’intervento militare. Presenze forti all’interno del Consiglio di Sicurezza ONU, mentre la NATO rappresenta ancora un punto fermo per i paesi europei occidentali, con l’alleato americano sempre pronto a supplire all’incapacità europea di risolvere crisi vicine ai confini comunitari (è il caso della crisi Russia-Ucraina di questi ultimi mesi – ndr). L’autore fa anche l’esempio della guerra nei Balcani negli anni ’90, risolta dal presidente americano Bill Clinton. Oggi si parla di Medio Oriente, con la minaccia Isis in Iraq e la crisi siriana. In sostanza non si cercano delle risposte o delle soluzioni a tutto quanto stia avvenendo nel mondo. Anzi, l’unico proposito di Guido Lenzi con la sua opera è quello di stimolare la riflessione su eventi di attualità, in chiave diacronica, ma con lo sguardo di chi per anni ed anni ha lavorato nel settore diplomatico.
La Politica di vicinato è allora uno strumento utile per l’Unione Europea per riallacciare quei rapporti con la sponda sud del Mediterraneo ancora in fase sperimentale. Per tale motivo l’attuale agorà internazionale, sul modello delle antiche poleis greche, è il centro delle trattative che condurranno a quella graduale rinuncia alla sovranità nazionale che per troppo tempo ha impedito qualsiasi forma di dialogo e di cooperazione fra gli Stati. Secondo la conclusione di Guido Lenzi “la storia non è finita, ma è certamente cambiata!”. Precisamente 400 anni dopo Westfalia e 200 anni dopo il Congresso di Vienna il mondo sta tornando ai livelli di stabilità e di pace internazionali raggiunti con quei due importanti trattati. Come accaduto dopo i grandi sconvolgimenti delle due guerre mondiali, oggi più che tenere a bada il nemico tedesco si punta a ritrovare il dialogo e la pace attraverso forme di “partenariato” – una forma di accordo spiegata meglio dall’autore Lenzi nel corso di un’intervista.
Ambasciatore Lenzi, cosa rappresenta per l’Unione Europea la Politica di vicinato nel contesto del moderno “internazionalismo liberale” ?
«L’Europa ha risposto immediatamente al cambiamento ed alle sollecitazioni dal basso dopo la caduta del Muro di Berlino, mettendosi a disposizione degli Stati che volessero condividere la loro esperienza pluriennale fondata sulla collaborazione, superando così quell’antagonismo che caratterizzava la fase precedente alla globalizzazione. Il mondo è cambiato, è diventato oggettivamente globalizzato ed al servizio di questo nuovo ordine di cose che si fonda sul collaborazionismo per la sicurezza comune. Siamo oggi in un sistema post-moderno, in cui l’Europa stessa con la sua capacità di attrazione sta andando avanti verso l’allargamento e l’apertura ad altri Stati membri. L’internazionalismo liberale è proprio questo, una agorà internazionale dove tutti gli Stati, grandi e piccoli, possano trovare spazio per dire la loro».
Una domanda su un tema che percorre l’intera sua opera. Alla luce di quanto lei ha scritto, il mondo attuale va più verso il sogno kantiano di una federazione mondiale oppure verso un partenariato globale ?
«È una bella domanda! Intanto il titolo dell’opera richiama appunto gli attori e scenari del mondo globale. La sua domanda parla appunto di questo! Stiamo andando ineluttabilmente verso un mondo cosmopolita, basato come diceva Kant sulla collaborazione fra le democrazie, in cui le democrazie non si fanno la guerra poiché si è tutti parte della stessa famiglia. Lei giustamente ha parlato di un partenariato globale, cioè di accordi fra meccanismi, organizzazioni anche regionali, volti ad evitare che si ricrei quell’equilibrio di forze fra blocchi contrapposti come ai tempi della Guerra fredda. Avremo quindi esasperato quei rapporti di forza fra blocchi con la prassi dei partenariati. I partenariati sono strumenti di collaborazione e di avvicinamento verso l’ideale kantiano, non certo realizzabile necessariamente su questa terra, ma che è comunque un punto di riferimento per la convergenza degli obiettivi che contano».
I Video
Introduzione di Alessandra Schettino e Roberto Giuliani e intervento di Guido Lenzi
L’intervento di Paolo Wulzer
L’intervento di Francesco Verde
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