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Hospitality Napoli, quale futuro per il regno degli abusivi?

turisti-2-11Prima che il coronavirus mettesse in discussione gli equilibri economici e produttivi a livello mondiale, Napoli rappresentava una delle mete in ascesa nei flussi turistici a livello internazionale. Una crescita costante che ha visto il capoluogo partenopeo beneficiare dell’incremento di viaggi di piacere e della reputazione tra le mete di svago.

Al recente HospitalitySud, salone per operatori e professionisti dell’ospitalità tenutosi alla Stazione Marittima di Napoli lo scorso febbraio, sono stati analizzati i trend evolutivi del mercato e le problematiche del settore hotellerie ed extralberghiero. Tra i fattori di criticità si è discusso del numero di strutture non registrate. Da circa venti anni l’hospitality napoletano può contare su circa 1000 strutture registrate, a fronte di un numero di strutture che offrono servizi di accoglienza sulle piattaforme online che supera le 10.000 unità (un dato in costante aumento, con nuove ricerche che parlano di almeno 13 mila strutture).

La traduzione di questi dati è “abusivismo diffuso e incontrollato”. Una situazione fuori controllo, aggravata dalla connivenza dell’amministrazione comunale che, lo scorso anno, ha ben pensato di affidare il piano di controllo delle strutture fuorilegge a una giovane consigliera comunale, promossa di lì a poco assessore alla cultura, nota per essere parte di un centro sociale che ha fatto dell’occupazione di strutture comunali il proprio tratto distintivo. Il fenomeno, ancora in fase di espansione, imporrebbe un più attento accertamento quanto meno per censire le strutture realmente presenti e analizzare l’impatto che queste rischiano di avere sul tessuto sociale, in particolare nelle aree del centro storico.

POTENZIALITÀ ILLIMITATE – Il brand Napoli tira ancora tanto e sfrutta il traino del brand Italia. Da un’indagine di SDR, leader nella misurazione delle performance alberghiere nel mondo, l’Italia è la meta turistica più ricercata al mondo ed è leader in tutte le economie più avanzate o in crescita (USA, Canada, Cina, Giappone, Brasile, sud est asiatico). Napoli aggiunge, al fascino artistico e paesaggistico, una certa verginità nelle preferenze dei viaggiatori, proponendosi come meta originale nel panorama turistico.

BOOM DI RICCHI – Dal 2010 al 2019 lo scenario mondiale è mutato radicalmente. Nel mondo sono aumentati i ricchi: le persone che guadagnano più di 100 mila dollari sono arrivate a mezzo miliardo sul pianeta. E l’Italia è la risposta ai desideri di questo mezzo miliardo di individui, desiderosi di vivere esperienze in luoghi in cui si vive e si mangia bene. I modelli Ibiza, Formentera, Gran Canarie sono ormai in crisi o comunque maturi. Un nuovo modello si sta affacciando ed è quello Ischia. Vicinanza con Napoli, Pompei, Sorrento (questi ultimi due tra i luoghi più ambiti per i turisti), al mare si affiancano le terme. Luoghi che danno valore al benessere, allo star bene per rilassarsi e non necessariamente per curarsi.

NAPOLI, LE PROSPETTIVE –  È chiaro che nel lungo periodo la qualità offerta dovrà necessariamente adeguarsi a standard minimi ancora lontani per Napoli. Il livello di servizi fortemente insufficiente e inadeguato, pongono Napoli nelle retrovie sul gradimento esperienziale. Da una indagine condotta da Sociometrica (vedi link) basata sui giudizi e recensioni pubblicati dai viaggiatori sul portale TripAdvisor, l’analisi semantica pone la città di Napoli su risultati in valori assoluti definibili soddisfacenti, ma evidenzia un gap significativo con le principali mete turistiche italiane, ponendo il grado di soddisfacimento dei soggiorni napoletani a un livello tra i più bassi a livello nazionale. Questo avviene nonostante l’immenso patrimonio artistico e architettonico che la città offre, controbilanciato in senso negativo dal livello inadeguato dei servizi, lontano dagli standard minimi.

LE RICADUTE DEL COVID19 – Sebbene si susseguano stime sui danni provocati dalla pandemia a livello turistico, non è ancora possibile quantificare le dimensioni del cataclisma che si è abbattuto e che, presumibilmente, continuerà a far danni sul settore per almeno un biennio. La chiusura, il prevedibile timore nell’intraprendere viaggi di svago nei prossimi mesi e le difficoltà economiche che hanno colpito la classe media, prospettano un futuro a tinte fosche, caratterizzato da chiusure, fallimenti e acquisizioni da parte di operatori più solidi e attrezzati. Sullo scenario napoletano, vista la connotazione anarchica dell’offerta, la capacità di risposta potrà essere più efficace, soprattutto se supportata da uno sforzo significativo sia a livello amministrativo – in grado di garantire una qualità di servizi almeno accettabile -, sia a livello di soddisfacimento in termini esperienziali dell’offerta turistica. La ripresa dovrà essere vista come l’occasione per regolarizzare le strutture che operano nell’ombra e favorire una competizione sana tra gli operatori consentendo a chi offre standard qualitativi di ospitalità elevati di non pagare le conseguenze di una concorrenza senza regole che ne abbassa il livello. Dalle grandi crisi nascono grandi opportunità, ma per renderle tali è necessaria la definizione di una strategia omogenea che vada oltre i confini della città metropolitana e una cultura dell’accoglienza tutta da formare e sviluppare.

Paolo Carotenuto   

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