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Due Sicilie: il Regno nel 1862 nella testimonianza di Pietro Calà Ulloa

Condizioni_reame-300x420Torna disponibile grazie ad una nuova casa editrice napoletana, Thesaurus Edizioni, un’importante testimonianza sulle conseguenze dell’unificazione nell’ex Regno delle Due Sicilie. “Delle presenti condizioni del Reame delle Due Sicilie”, di Pietro Calà Ulloa, primo ministro del governo in esilio di Francesco II di Borbone, pubblicato nel 1862, è stato ristampato in edizione anastatica (Thesaurus Edizioni, Napoli 2014, pp. XXXII+72, € 20).

Pietro Calà Ulloa (1801-1878), Duca di Lauria, Procuratore generale a Trapani, giurista ed uomo politico, si era schierato nel 1848 con quanti chiedevano la Costituzione.
Era un liberale dell’ala moderata e fu nemico di Giacinto de’ Sivo, al quale cercò di impedire la pubblicazione della “Storia delle Due Sicilie dal 1847 al 1861”, lucida denuncia non solo del complotto settario e del ruolo di Francia ed Inghilterra nella caduta dei Borbone di Napoli, ma delle responsabilità e delle complicità di una Corte, di una burocrazia e di un esercito infiltrati dalla massoneria, che continuò la propria opera, come nelle regole della guerra occulta anche negli anni dell’esilio di Francesco II, dietro le fila della resistenza borbonica. Ma è probabile – come scrive Gennaro De Crescenzo nella sua introduzione – che “di fronte ai fatti” (la rovina di quella dinastia alla quale Calà Ulloa era leale), il Duca di Lauria avesse rivisto in parte le sue posizioni.

Il pamphlet pubblicato nel 1862, è la testimonianza di un deluso delle idee liberali e di uno spettatore privilegiato, per la posizione che occupava della tragica fine del Regno delle Due Sicilie. «Dal 7 settembre (entrata di Garibaldi a Napoli, n.d.r.) al cader di Dicembre 1860 – scrive Calà Ulloa – si notava nelle finanze napolitane un disavanzo di dieci milioni e mezzo ! Ed il male è già divenuto endemico che quello del 1861 venia calcolato a venti milioni di ducati».

Sono le cifre del saccheggio delle finanze del Regno delle Due Sicilie operato dagli invasori subito dopo il loro ingresso a Napoli e Calà Ulloa riporta in appendice i documenti.
«Il numerario (la riserva, n.d.r.) che nel Banco di Napoli al 27 agosto era di Ducati 19.316.295,11 (…) al 28 gennaio 1861 scendeva ancora a Ducati 7.900.115,11, al 2 Aprile non si avevano più di Ducati 6.983.724.51».
Le cifre sono quelle del Segretariato Generale delle Finanze di Napoli relative al 1861.

Il plebiscito-farsa per l’annessione, la repressione seguita all’arrivo dei piemontesi, la chiusura dei licei e della stessa Università di Napoli la persecuzione degli Ordini religiosi. Calà Ulloa registra con precisione fatti, cifre e dati. Ne viene fuori il quadro di una conquista brutale, di un’annessione di tipo coloniale.
Ciò spingerà il Duca di Lauria all’elaborazione di una proposta di confederazione per l’Italia, oggetto di più saggi della sua ampia produzione, oggi attualissima. (LN81/14).
Lettera napoletana – Editoriale Il Giglio

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