Anno europeo delle competenze: un’occasione per il completamento della rivoluzione digitale
Editoriale del Numero XXIV di Rivista Europalab.
di Roberto Giuliani.
Il tema delle competenze è l’elemento chiave per il perfezionamento della rivoluzione 4.0, l’anello mancante, come lo abbiamo più volte definito, per il consolidamento di questo straordinario processo di trasformazione che ci sta gradualmente proiettando in una nuova dimensione economica e sociale.
Una sensibilità diffusa a livello europeo, al punto che Il 2023 è stato proclamato “Anno europeo delle competenze“.
Gli Anni europei sono iniziative dell’UE dedicate ad uno specifico argomento con l’obiettivo di sensibilizzare i cittadini sulle tematiche incoraggiare il dibattito e il dialogo a livello europeo e nazionale.
Ricordiamo in particolare l’anno 2013, l’Anno europeo dei cittadini, istituito per promuovere i diritti della cittadinanza europea, con molti eventi in tutti i paesi europei con la collaborazione delle reti Europe direct, le antenne territoriali, il mondo delle associazioni e dei vari operatori della progettazione europea e dello sviluppo locale, al fine di riavvicinare le istituzioni europee ai cittadini per rafforzare il senso di identità e di appartenenza alla casa comune europea.
L’Anno europeo delle competenze, seppur focalizzato su un tema molto specifico e rivolto al mondo del lavoro e delle imprese, può essere considerato, in un’ottica di rilancio del processo d’integrazione, di importanza strategica pari a quello della cittadinanza: solo attraverso il pieno inserimento dei cittadini europei nel mondo del lavoro si potrà costruire una solida e strutturata società europea.
Dai recenti dati Eurostat emergono criticità nella ricerca da parte delle imprese europee dei profili professionali qualificati e adeguati alle nuove sfide: solo il 37% degli adulti ha l’abitudine di seguire corsi di formazione, 4 cittadini europei su 10 non dispongono delle competenze digitali di base, in 28 attività lavorative (dall’edilizia all’assistenza sanitaria e all’informatica) si registrano carenze in termine di competenze.
Per contribuire a colmare questi gap la Commissione Europea ha fissato come obiettivo per il 2030 che almeno il 60% degli adulti partecipino ogni anno ad attività di formazione, e che almeno l’80% degli adulti consegua le competenze digitali di base.
L’Anno delle competenze nasce per sensibilizzare sul valore dell’investire nella formazione per superare il disallineamento tra i profili prodotti dal sistema scolastico e universitario e quelli richiesti dal mondo produttivo e responsabilizzare i cittadini europei a partecipare attivamente alla propria crescita per adeguare il proprio bagaglio alle nuove sfide del mercato del lavoro attraverso la formazione continua.
La disponibilità di un ricco bagaglio di competenze rappresenta un elemento decisivo per cogliere le opportunità offerte dal nuovo scenario. Da qui deve partire la sfide della formazione delle nuove generazioni di europee, a completamento di quel processo iniziato con con il programma Erasmus che ha dato l’opportunità a una generazione di giovani europei di sperimentare direttamente le opportunità dell’Ue nella propria crescita personale e professionale. Lo step successivo è quello di strutturare e sistematizzare queste positive esperienze verso la creazione di un unico mercato delle competenze.
A tal fine i quattro obiettivi fondamentali dell’Anno europeo delle competenze (formare le nuove competenze e innovare quelle esistenti per favorire passaggio da un posto di lavoro a un altro, adeguare le competenze alle esigenze del mercato, abbinare le aspirazioni delle persone alle opportunità, attrarre profili provenienti da paesi terzi in un’ottica di maggiore cooperazione nell’ambito della politica di Vicinato) possono imprimere lo slancio giusto, unitamente ad una rivitalizzazione delle iniziative già presenti (agenda per le competenze, nuova agenda per l’innovazione, strategia europea per le università) e ad un corretto utilizzo delle risorse dei programmi europei.
A partire ovviamente dal programma per la formazione e l’istruzione Erasmus+, ma anche da Horizon Europe, in particolare le azioni Marie Skłodowska-Curie, il Consiglio europeo per l’innovazione e l’Istituto europeo di innovazione e tecnologia, il Fondo Sociale Europeo e il programma Europa Creativa, che già nella precedente programmazione ha dato molto risalto all’importanza dell’aspetto della crescita professionale degli operatori del settore culturale.
Tra le novità introdotte dalla programmazione 2021 – 2027 particolare rilievo hanno il programma Europa Digitale, che prevede finanziamenti strategici per lo sviluppo di un bacino di esperti digitali, il programma Invest Eu, dedicato a imprese, start up e nuove professioni, le risorse del PNRR italiano nel settore delle competenze e dell’occupazione, le nuove opportunità di cooperazione con i paesi terzi grazie allo Strumento di Politica di Vicinato.
Ripartire quindi dalle iniziative delle ultime programmazioni, prendere quanto di buono è stato fatto e metterlo a sistema, con uno sguardo nuovo, verso un futuro che sempre più rapidamente si prospetta di fronte a noi, e con la giusta lente per comprendere le trasformazioni in atto ed accompagnare adeguatamente le nuove generazioni in questa nuova dimensione.
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