La strategia dell’Unione Europea nell’area del Mediterraneo
L’intervento di Christian Atzen della Rappresentanza in Italia della Commissione Europea al quarto seminario del II Ciclo promosso dall’Associazione Prospettiva Europea. Roma, Rubbettino Editore, 20/06/2013
Come sapete il Mediterraneo è di fondamentale importanza per l’Europa in virtù dei legami storici, geografici, economici, culturali e geopolitici fra le due aree. Per esempio le esportazioni europee verso il Mediterraneo nel 2011 ammontano a €160 miliardi. Nonostante la sua importanza strategica, il Mediterraneo è rimasto per decenni in una posizione subordinata per due motivi:
1. Allargamento a EST e a NORD: dalla fine della guerra fredda a oggi l’attenzione dell’Europa si è concentrata ad Est con l’obiettivo di riunificare il continente. Di conseguenza le crisi balcaniche e l’ingresso dei Paesi dell’ex blocco Sovietico nell’UE hanno finito con concentrare l’attenzione delle politiche europee. Infatti, gli ultimi tre allargamenti hanno coinvolto Paesi dell’est Europa e del Nord nel 1995, 2004, 2007.
2. 11 Settembre: L’11 Settembre ha circoscritto l’attenzione all’aspetto della sicurezza e ha dato priorità alla lotta al terrorismo portando l’Europa a consolidare i rapporti con i Paesi del Mediterraneo principalmente in questi termini anziché in termini di promozione economica e democratica. Le rivoluzioni arabe del 2011 hanno invece rilanciato il Mediterraneo al centro dell’agenda dell’UE.
L’azione diretta dell’UE è esercitata tramite la Politica Europea di Vicinato (PEV) che è una politica bilaterale tra l’UE e ogni stato partner. A seguito delle rivoluzioni del 2011, l’UE ha adottato una serie di iniziative per riformare la PEV e rilanciare dei partenariati con i paesi dell’area ponendo una maggiore attenzione sulla promozione di un sistema democratico profondo e sostenibile accompagnato da politiche di sviluppo economico. Il primo passo verso la nuova PEV arrivò già durante il Consiglio europeo dell’11 marzo 2011, quando l’Alto rappresentante e la Commissione presentarono un documento orientativo, volto a prospettare un “nuovo partenariato per la democrazia e la prosperità condivisa con il Mediterraneo meridionale” che si fondava su una maggiore integrazione economica, un accesso al mercato più ampio e la cooperazione politica. Si proponeva anche il principio del “more for more” (più aiuti a fronte di maggior impegno) in base al quale maggiore assistenza finanziaria, mobilità incrementata e accesso al mercato unico dell’UE erano resi disponibili ai paesi partner più avanzati sulla strada delle riforme.
La nuova PEV si compone di 4 pilastri fondamentali:
1. DEMOCRAZIA: che mira a rafforzare la cooperazione politica e di sicurezza nella regione e l’impegno per la risoluzione dei conflitti. L’UE dà sostegno alle organizzazioni della società civile attraverso la Facility per la Società Civile e un Fondo Europeo per la Democrazia che aiuterà anche i partiti politici, le ONG e i sindacati.
2. SVILUPPO ECONOMICO E SOCIALE: l’UE favorisce il miglioramento dell’ambiente imprenditoriale nella regione. Tra le azioni previste c’è l’ampliamento dell’area operativa del Fondo Europeo per gli Investimenti (FEI) e il supporto alla creazione di ampie zone di libero scambio.
3. PARTENARIATI REGIONALI: L’UE vuole avviare programmi globali di sviluppo istituzionale, avviare un dialogo su migrazione, mobilità e sicurezza con Tunisia, Marocco ed Egitto; rafforzare la cooperazione euro-mediterranea nel settore industriale; varare programmi pilota a sostegno dell’agricoltura e dello sviluppo rurale; implementare l’Unione per il Mediterraneo con progetti concreti; sostenere la cooperazione sub-regionale; intensificare il dialogo sulle politiche occupazionali e sociali.
4. ORIENTAMENTO POLITICO PIÙ FORTE. La Commissione intende dedicare all’area del vicinato (sud ed est) 1,2 miliardi di euro fino al 2013, che si aggiungono 6 miliardi di euro erogati per il 2011-2013 attraverso lo strumento europeo di vicinato e partenariato. A questo si aggiungono 250 milioni di euro, a disposizione per il Fondo per gli Investimenti e il Partenariato euro-mediterranei (FEMIP) per le PMI.
Oltre alla PEV, l’UE ha utilizzato anche altri strumenti per influenzare la transizione democratica dei Paesi del Mediterraneo:
1. L’UE ha portato a €1 miliardo i massimali di prestito della Banca europea per gli investimenti e ha proposto e ottenuto l’estensione del mandato della Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo ai paesi del vicinato meridionale (Egitto, Marocco, Tunisia, Giordania). Inoltre, il programma SPRING (Sostegno al Partenariato, alle Riforme e alla crescita inclusiva) ha predisposto per il 2011-2013 540 milioni a beneficio di quei paesi partner che realizzano i maggiori progressi verso sistemi democratici sostenibili (le assegnazioni sono già state annunciate a favore di Algeria, Giordania, Marocco e Tunisia). Oltre a ciò, i Paesi del Mediterraneo possono accedere all’assistenza macro-finanziaria dell’UE (MFA).
2. Cooperazione sulla strategia antiterroristica: Il “Coordinatore Europeo sull’Antiterrorismo” ha visitato numerosi Paesi della regione istaurando buone relazioni e permettendo di migliorare lo scambio di informazioni tra l’UE e i Paesi arabi. Inoltre, il documento di lavoro condiviso tra l’UE e la Lega Araba prevede anche la cooperazione giuridica in materia di misure antiterrorismo.
3. L’UE ha allargato i programmi Tempus, Mundus, Erasmus, Marie Curie e Youth in Action anche ai Paesi del Mediterraneo per favorire e promuovere la mobilità degli studenti, dei docenti e dei ricercatori con l’obiettivo di contribuire alla modernizzazione dei sistemi scolastici e alla promozione della libera circolazione di idee.
Oltre all’azione diretta sopra descritta, l’UE esercita la propria influenza sui Paesi del Mediterraneo anche indirettamente tramite la sua politica di allargamento. La volontà degli stati di entrare nell’UE nonché il rispetto dei requisiti necessari per potervi accedere possono fungere da leva per persuadere tali Paesi nella transizione democratica. Tuttavia, e lo dico a titolo personale, l’impegno dell’UE deve andare al di là. La forza attrattiva dell’unione infatti si è ridimensionata a causa della crisi economica e se l’UE vuole continuare a svolgere un ruolo trainante per il vicinato deve presentarsi come un modello da seguire credibile e solido. L’ultima cosa che vi voglio dire è che è ancora troppo presto per trarre conclusioni sull’efficacia della politica di vicinato europea. Se da un lato la politica europea ha il merito di aver restaurato il dialogo con i Paesi del Mediterraneo, dall’altro lato la timida risposta da parte di alcuni partner agli incentivi forniti dalla PEV e la mancanza di risultati concreti, ci induce a riflettere sull’effettiva validità degli strumenti utilizzati.
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