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La nuova politica agricola comunitaria 2014-2020. Scenario e Prospettive

pac_politica-agricola-comuneArticolo di Roberto Giuliani e Paolo Carotenuto, pubblicato nel Dossier UE di SRM – Maggio 2015.

La Politica Agricola Comune (PAC) è il programma europeo finalizzato a delineare e disciplinare la politica comunitaria nell’ambito dell’agricoltura e lo sviluppo delle aree rurali.
Nata oltre 50 anni fa per disciplinare e migliorare la produttività agricola e tutelare le condizioni di lavoro degli agricoltori, ha visto mutare nel corso dei decenni le priorità. La nuova PAC, frutto di un processo di riforma concluso nel 2013, è chiamata a rispondere alle grandi sfide di inizio Millennio: la sicurezza alimentare, il pianeta da sfamare, i cambiamenti climatici e la gestione delle risorse naturali, la tutela delle campagne, la difesa di una economia rurale. Tra le priorità della nuova politica agricola comune, vi è l’intenzione di attuare interventi per preservare le comunità rurali e i paesaggi, quale elemento essenziale del patrimonio europeo.

Nel quadro delle politiche dell’UE e della PAC in particolare, la politica di sviluppo rurale è finalizzata a mantenere la vitalità delle campagne attraverso programmi di investimento, di modernizzazione e di sostegno delle aree rurali.
In linea con la strategia Europa 2020 la nuova PAC 2014-2020 persegue tre obiettivi strategici di lungo termine per la politica dell’UE relativa allo sviluppo rurale nel periodo 2014-2020:
• stimolare la competitività del settore agricolo
• garantire la gestione sostenibile delle risorse naturali e l’azione per il clima
• realizzare uno sviluppo territoriale equilibrato delle economie e comunità rurali, compresi la creazione e la difesa dei posti di lavoro.

AMBITI DI INTERVENTO
La politica agricola comune si concentra su tre dimensioni:
SOSTEGNO AL MERCATO – Garantire la stabilità per gli operatori agricoli in un mercato per sua natura soggetto alla volatilità della domanda e a fattori esogeni causati dal clima e dalle condizioni meteorologiche. Tale sostegno è interamente finanziato dall’UE e corrisponde al 70% del bilancio della PAC. La riforma del giugno 2013 prevede che il 30% dei pagamenti diretti sono legati al rispetto, da parte degli agricoltori europei, di pratiche agricole sostenibili, benefiche per la qualità dei suoli, la biodiversità e, in generale, per l’ambiente, come, ad esempio, la diversificazione delle colture, il mantenimento di prati permanenti o la conservazione di zone ecologiche nelle aziende agrarie.

SOSTEGNO AL REDDITO – Tutelare gli agricoltori, garantendo un reddito base e la fornitura di beni pubblici ambientali. Questi pagamenti rappresentano meno del 10% del bilancio della PAC.

SVILUPPO RURALE – Far fronte alle esigenze specifiche e ai problemi delle zone rurali consentendo agli Stati membri e alle autorità locali di affrontare i problemi più urgenti sul proprio territorio mediante approcci adeguati alle specifiche condizioni naturali, economiche e struttural. Questi pagamenti sono parzialmente finanziati dai paesi membri e corrispondono al 20% circa del bilancio della PAC.

RISORSE UE – La PAC assorbe circa il 40% delle risorse del bilancio dell’Ue. Nel corso degli anni, l’incidenza nel bilancio comunitario della spesa nel settore agricolo è andata ritraendosi in modo considerevole, con un impatto sulla spesa per agricoltore acuita dall’ingresso nell’Ue dei nuovi paesi membri.
I primi due ambiti d’intervento (sostegno del mercato e sostegno al reddito) sono finanziati esclusivamente dal bilancio dell’UE, mentre la dimensione dello sviluppo rurale si basa sulla programmazione pluriennale ed è cofinanziata dagli Stati membri.

La PAC è finanziata da due fondi che fanno parte del bilancio generale dell’UE.
1. FEAGA
Il Fondo europeo agricolo di garanzia (FEAGA) finanzia principalmente i pagamenti diretti agli agricoltori e le misure di regolamentazione o sostegno dei mercati agricoli.
2. FEASR
Il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) finanzia il contributo dell’UE ai programmi di sviluppo rurale.
Secondo le regole di base per la gestione finanziaria della PAC, la Commissione è responsabile della gestione del FEAGA e del FEASR, ma delega agli Stati membri l’attuazione delle politiche e la realizzazione dei pagamenti. In particolare, questi ultimi dovranno assicurare l’ammissibilità delle domande di aiuto ed eseguire i controlli nel rispetto dei regolamenti settoriali della PAC.
Le spese sostenute dagli organismi pagatori saranno rimborsate dalla Commissione agli Stati membri, nel caso del FEAGA su base mensile e per il FEASR su base trimestrale.

LA RIFORMA DEL 2013
Il mutare delle condizioni economiche, ambientali e delle aspettative dei cittadini ha favorito il processo di riforma della PAC, sfociato nel 2013 nel lancio del nuovo programma.
La riforma mira a rispondere alle aspettative della società, con una serie di cambiamenti di grande portata, quali un sostegno diretto più equo e più «verde», il rafforzamento della posizione degli agricoltori rispetto agli altri soggetti della filiera alimentare e il miglioramento dell’efficienza e trasparenza dell’intera politica agricola comunitaria. La riforma rappresenta la risposta incisiva dell’UE alle sfide del nuovo millennio quali la sicurezza alimentare, i cambiamenti climatici, la competitività del settore agricolo attraverso l’innovazione e l’agricoltura sostenibile, la crescita e l’occupazione nelle zone rurali.

AGRICOLTORI
Con la nuova riforma i pagamenti diretti agli agricoltori rispecchieranno l’esigenza di sostegno equo del reddito e di valorizzazione del ruolo degli operatori per il servizio reso alla collettività nella produzione degli alimenti e nella tutela dell’ambiente e del paesaggio.
A seguito della riforma del 2013, per beneficiare del diritto agli aiuti al reddito, gli agricoltori sono tenuti ad adottare metodi agricoli rispettosi dell’ambiente: mantenere delle superfici prative permanenti, avere un numero minimo di colture e gestire almeno il 5% dei seminativi (la cosiddetta «area d’interesse ecologico») con metodi che promuovono la biodiversità. Possono ricevere anche un ulteriore sostegno se adottano pratiche più rigorose in campo agroambientale.
Inoltre, la PAC promuove pratiche agricole come la salvaguardia del valore paesaggistico dell’ambiente rurale, in linea con le richieste dei cittadini.

La protezione della biodiversità e degli habitat naturali, la gestione delle risorse idriche e l’adattamento ai cambiamenti climatici sono altre priorità di cui gli agricoltori devono tener conto.
A questo proposito, il programma dell’UE Natura 2000 riveste una notevole importanza. Si tratta di una rete di circa 25000 siti, che coprono quasi un quinto del territorio dell’UE, il cui scopo è tutelare la biodiversità in Europa. I siti non sono zone protette recintate, ma sono aperti e spesso dipendenti da un uso del territorio e da attività umane sostenibili che li hanno plasmati e mantenuti nel corso degli anni. Numerosi siti si trovano su terreni agricoli e gli agricoltori si impegnano a gestirli con modalità specifiche, in modo da conservare la biodiversità.

La riforma del 2013 promuove inoltre la vendita diretta dei prodotti alimentari, e la prevenzione dell’esodo rurale, causato dagli elevati tassi di disoccupazione e dall’assenza o inadeguatezza di servizi pubblici.

La nuova Pac aiuta gli agricoltori a:
• adottare metodi che riducano le emissioni di gas a effetto serra;
• utilizzare tecniche agricole ecocompatibili;
• rispettare le norme in materia di sanità, ambiente e benessere degli animali;
• produrre e commercializzare le specialità alimentari delle proprie regioni;
• utilizzare al meglio le risorse delle foreste e delle aree boschive;
• sviluppare nuovi utilizzi per i prodotti agricoli in settori quali la cosmetica, la medicina e l’artigianato.

La nuova PAC sostiene gli agricoltori a rafforzare il loro potere negoziale nei confronti di altri operatori della catena alimentare, incoraggiando:
• la costituzione di organizzazioni di produttori per la vendita collettiva dei loro prodotti e per esercitare un maggiore potere di mercato nella filiera alimentare;
• relazioni contrattuali lungo tutta la filiera alimentare;
• la creazione di fondi di mutualizzazione e di regimi assicurativi per consentire agli agricoltori di rispondere più efficacemente a situazioni di instabilità del mercato o a rapidi cali dei prezzi;
• l’utilizzo di strumenti finanziari di gestione del rischio.

La riforma del 2013 mantiene molte delle caratteristiche principali della politica di sviluppo rurale del 2007-2013. In particolare la politica sarà attuata mediante programmi di sviluppo rurale (PSR) nazionali e/o regionali settennali.

Nel complesso, la riforma del 2013 introduce i seguenti cambiamenti:
• miglioramento dell’approccio strategico nell’elaborazione dei programmi di sviluppo rurale
• rafforzamento del contenuto delle misure di sviluppo rurale
• semplificazione delle norme e/o riduzione dei relativi oneri amministrativi
• creazione di sinergie tra la politica di sviluppo rurale e gli altri fondi strutturali e di investimento.

Gli Stati membri dovranno elaborare i rispettivi programmi di sviluppo rurale basandosi su almeno quattro delle sei priorità comuni dell’UE:
1. promuovere il trasferimento di conoscenze e l’innovazione nel settore agricolo e forestale e nelle zone rurali
2. potenziare la redditività e la competitività di tutti i tipi di agricoltura e promuovere tecnologie innovative per le aziende agricole e una gestione sostenibile delle foreste
3. promuovere l’organizzazione della filiera alimentare, il benessere degli animali e la gestione dei rischi nel settore agricolo
4. preservare, ripristinare e valorizzare gli ecosistemi connessi all’agricoltura e alle foreste
5. incoraggiare l’uso efficiente delle risorse e il passaggio a un’economia a basse emissioni di CO2 e resiliente al clima nel settore agroalimentare e forestale
6. promuovere l’integrazione sociale, la riduzione della povertà e lo sviluppo economico nelle zone rurali.

A sua volta, ciascuna priorità di sviluppo rurale individua settori di intervento più dettagliati (“settori prioritari”). Nell’ambito dei rispettivi programmi di sviluppo rurale, gli Stati membri/le regioni fissano obiettivi quantificati in relazione a tali settori prioritari sulla base di un’analisi delle esigenze del territorio interessato dal PSR. Successivamente stabiliscono le misure che intendono usare per raggiungere tali obiettivi e i relativi finanziamenti.
I finanziamenti provengono in parte dal Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR), in parte da risorse nazionali, regionali e private.

Il bilancio stanziato per la PAC per i 28 Stati membri nel periodo 2014-2020 ammonta a 95 miliardi di euro.

LA PAC IN ITALIA
La dotazione assegnata all’Italia è di circa 52 miliardi di euro, in 7 anni.
Circa 27 miliardi di euro totali (4 miliardi di euro l’anno) saranno a disposizione dell’Italia per gli aiuti diretti del I° Pilastro (Pagamenti diretti), completamente finanziati dall’Europa;
Circa 21 miliardi di euro saranno a disposizione (3 miliardi di euro l’anno) per finanziare le misure del II° Pilastro (Sviluppo rurale). Queste risorse sono stanziate per la metà da Fondi europei e per la metà da una quota nazionale.
Ai fondi destinati al finanziamento delle misure dei due pilastri (48 miliardi) va aggiunta una quota relativa ai finanziamenti dell’OCM (Organizzazione comune di mercato) di circa 4 miliardi di euro (per l’OCM non vi sono spese pre-allocate tranne per il settore vitivinicolo e l’olio di oliva).

La Pac in Italia persegue i seguenti obiettivi:
Ricambio generazionale – Misure a favore dei giovani imprenditori agricoli.
Sostegno alle zone montane – L’azione è finalizzata alla tutela del territorio e al mantenimento della vitalità dei contesti socio-economici più a rischio. Verranno create le condizioni per un nuovo modello di sviluppo.
Sostenibilità ambientale – Incentivi a favore dei sistemi produttivi maggiormente sostenibili.
Qualità degli alimenti – Forte attenzione alle questioni legate al benessere animale.
Pagamenti diretti – Gli aiuti accoppiati vengono concentrati su settori più in difficoltà con l’obiettivo di recuperare margini di efficienza e sostenere le produzioni “made in Italy”.

I° PILASTRO – AIUTI DIRETTI
I principali settori interessati dagli interventi per favorire la sostenibilità e aumentare la competitività sono:
Zootecnia da carne e da latte: € 210.500.000
Piano proteico e grano duro: € 95.400.000
Seminativi: € 50.800.000
Olivicoltura: € 70000000

II° PILASTRO – SVILUPPO RURALE
Il valore complessivo delle risorse per lo sviluppo rurale è di 20,86 miliardi di euro in sette anni, di cui 18,62 destinati all’attuazione dei programmi regionali e 2,24 miliardi di euro destinati a misure nazionali, nel settore della gestione delle crisi, delle infrastrutture irrigue, della biodiversità animale e al finanziamento della nuova rete rurale, come di seguito specificato:
Rete rurale nazionale: € 100.003.534
Gestione rischio: € 1.640.000.000
Biodiversità animale: € 200.000.000
Piano irriguo: € 300.000.000

A cura di Paolo Carotenuto e Roberto Giuliani
Associazione Prospettiva Europea
Link: Dossier UE SRM Maggio 2015

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