Villa Medusa: il coraggio, la bellezza e la forza delle nuove generazioni.
Sul bellissimo lungomare di Bagnoli (bellissimo in quanto conserva ancora tanto di naturale e rifugge dalle maestosità dell’altro lungo mare di Napoli), nella zona del c.d. Dazio, vi è Villa Medusa che si affaccia sul mare e sembra dominarlo. Villa Medusa un tempo fu donata dai suoi proprietari al Comune per destinarla a sede di supporto per gli anziani del posto o comunque per attività di supporto alle persone bisognose. Col tempo è restata inutilizzata fino a quando gli abitanti del quartiere, con l’attività e l’impegno soprattutto dei giovani del posto o meglio, dei giovani dell’area flegrea, l’hanno fatta rinascere e le hanno dato l’impronta di quella che doveva essere il suo primario utilizzo arricchendola anche di altre attività culturali e di impegno sociale.
Studenti, anziani, gente comune, disoccupati, professionisti e chiunque senta il senso di appartenenza ad una comunità, che oggi ha sempre più esigenza di unione e mutuo soccorso, si ritrovano lì per iniziative di qualsiasi natura nel tentativo di colmare il gap creato dalle amministrazioni comunali.
Sì comunità, da communitas, derivato di communis “che compie il suo incarico (munus) insieme con (cum) altri”.
A partire da oggi, Martedì 17 gennaio 2023, “villa medusa- casa del popolo” ospiterà una settimana di eventi, assemblee ed attività per festeggiare i suoi 10 anni di occupazione. Incontriamo un membro del Comitato di Gestione, Nour Diana, una giovane donna che, insieme agli altri membri del Comitato, dedica gran parte del suo tempo ad occuparsi di organizzare attività di supporto.
L.: Nour Diana da quando vi occupate della gestione di questo spazio fantastico.
ND: il 19 gennaio del 2013 gli abitanti del territorio flegreo si sono appropriati di questo spazio, ormai, inutilizzato per creare un’alternativa ad un quartiere che ha vissuto un periodo di de-industrializzazione, speculazione e sfruttamento che da 30anni a questa parte ha ridotto Bagnoli ad una periferia inquinata e priva di luoghi di aggregazione e socialità.
L.: quindi sono ormai 10 anni di gestione ininterrotta. Raccontaci.
ND: si sono 10 anni che, tra i vari governi e le varie amministrazioni che hanno provato a speculare su questo territorio attraverso commissariamenti e privatizzazioni, attraverso processi di bonifica falsa dell’area exitalsider, giovani e anziani di questo quartiere hanno messo in piedi una nuova comunità aperta a tutti, antifascista, antirazzista e anticapitalista, per seminare un nuovo modo di stare insieme e di lottare che possa germogliare anche all’esterno di quelle mura.
L.M.: quali attività avete organizzato in quella magnifica villa sul mare.
N.D.:li sono nati laboratori di elaborazione politica rispetto alle contraddizioni di un sistema di produzione che affama e opprime le classi più deboli, povere ed emarginate, contro cui continuiamo a provare a costruire una comunità di resistenza e attacco. È in quello spazio che i giovani hanno iniziato ad assumere consapevolezza rispetto alla sofferenza di una generazione obbligata ad abbandonare la propria casa e la propria famiglia per lavorare, costretta a farsi bastare la povertà culturale di un quartiere e di una città che non offrono nulla, forzata a vivere con il rischio di ammalarsi per le sostanze sotterrate respirate ogni giorno. É per questo che, oltre a garantire attività mutualistiche e assistenzialiste (come la biblioteca e la palestra popolare, gli sportelli psicologici e a momenti l’ambulatorio popolare ), é da quello spazio che sono nate varie vertenze e lotte che, dal movimento dei disoccupati organizzati, al percorso dell’osservatorio popolare per la bonifica dell’area SIN, puntano non alla creazione di oasi felice sottratta al marciume di questa società, ma ad uno spazio che possa essere cuore della politicizzazione collettiva, focolaio di rivolte. un altro mondo è possibile, e noi speriamo di costruirlo da qui.
L.M.: si percepisce dalle tue parole la passione per questo impegno. Avete avuto supporto dalle istituzioni?
N.D.: durante l’amministrazione de Magistris, grazie alla perseveranza e all’impegno degli abitanti della villa siamo riusciti a strappare alla giunta comunale una delibera sui beni comuni, che ha reso perciò villa medusa non più un’occupazione illegale ma un bene comune come tanti altri a Napoli. Oltre questo, rispetto alle varie vertenze che portiamo avanti, qualsiasi risposta istituzionale (laddove ce ne siano state) è sempre e solo stata dovuta alla nostra martellante presenza territoriale e alla lotta di chi insieme a noi prova a creare un’alternativa alla politica istituzionale.
L.M.:. quanto siete fiduciosi di riuscire nel vostro intento.
N.D.: purtroppo il nostro obiettivo non si riduce a sopperire ad alcune mancanze territoriali, ma ad abbattere un intero sistema produttivo. Probabilmente questa vittoria non riusciremo a vederla con i nostri occhi, ma cerchiamo di creare le condizioni necessarie affinché un giorno qualcuno possa farlo. Questo non vuol dire che tutto ciò che facciamo sia soltanto rivolto al futuro: lo spazio che siamo riusciti a costruire, le lotte che portiamo avanti, sono tutte vittorie del presente.
L.M.: qual è il vostro obiettivo immediato da raggiungere.
N.D.: Dare agli abitanti di questo quartiere (e non solo) un nuovo modo di vivere il proprio territorio, che abbia come parola d’ordine il combattere per prendersi ciò che ci spetta, perché purtroppo, soprattutto noi del sud, lo sappiamo fin troppo bene che nessuno ci regala niente. È per questo che mentre costruiamo l’ambulatorio popolare, mandiamo avanti la lotta per la riapertura del consultorio di Bagnoli. È per questo che mentre difendiamo il reddito di cittadinanza, continuiamo a promuovere una lotta per l’abolizione del reddito per un salario e un lavoro garantiti. Il nostro obiettivo immediato è quello di trasformare il nostro quartiere, per poter poi trasformare il reale.
L.M.: Grazie Nour Diana per la tua disponibilità e soprattutto di essere stata così chiara relativamente ai vostri obiettivi e attività. Alla prossima.
N.D.: Grazie a voi.
Ancora una volta, ragazzi giovanissimi sono costretti a rimboccarsi le maniche e ad occuparsi di problemi grandi come l’organizzazione di attività e servizi di supporto che dovrebbero essere garantite dallo stato, deputato, quest’ultimo, a far fronte alle esigenze primarie di una società per garantirne il benessere. Invece ragazzi di età media di circa 22 anni devono sperimentare troppo presto sentimenti di rabbia per le ingiustizie e i disagi sociali ai quali assistono aldilà della, ormai, persa speranza di una sicura realizzazione professionale.
Nonostante la ripresa, ricrescita, la rinascita che la comunicazione di massa si affanna a diffondere siamo ancora tanto lontani da quello stato di eudaimonia che già nell’antica Grecia veniva auspicato e che rappresentava il fine ultimo a cui tendere. Uno stato più oggettivo che soggettivo e che caratterizza una vita vissuta bene nonostante gli alti e i bassi di chi la vive.
Lisa Muto
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