Una Supercoppa di troppo
Battendo ai rigori l’Atlético, il Real Madrid si è aggiudicato per l’undicesima volta la Supercoppa di Spagna, la prima con il nuovo format.
Nove finali vinte su nove, dieci trofei conquistati con sole 187 panchine complessive: Zinédine Zidane nella sua carriera da allenatore del Real Madrid è quanto di più vicino ci sia al celebre Mida, re della Frigia, capace di trasformare in oro tutto ciò che toccava.
La vittoria nella finale di Gedda contro i cugini dell’Atlético, sconfitti ancora una volta ai calci di rigore come nell’ultimo atto della Champions League 2015/2016 (primo successo di “Zizou”), ha regalato ai Blancos il primo titolo della stagione 2019/2020, fermando ad appena tredici mesi l’astinenza delle Merengues, all’asciutto di trofei dal Mondiale per Club del dicembre 2018.
In realtà, gran parte del merito per la conquista della Supercoppa va ascritto alla nuova formula della competizione, che non prevede più la sfida in gara secca (fino al 2017, in Spagna, si faceva ricorso al doppio confronto) tra i vincitori della Liga e quelli della Coppa del Re, ma un torneo a quattro squadre con semifinali e finale.
A prendere parte a questa versione inedita della Supercoppa ci sono i campioni e i vicecampioni di Spagna, la vincente della Coppa del Re e la finalista perdente della coppa nazionale. Qualora una squadra dovesse ricoprire più di un ruolo all’interno del nuovo format, si scorrerebbe la classifica dell’ultima Liga, facendovi entrare il club meglio piazzato in campionato.
Ecco spiegata la partecipazione del Real Madrid all’edizione 2019, disputata tra l’8 e il 12 gennaio 2020: terzo classificato nella Liga 2018/2019, ma “ripescato” nella competizione poiché il Barcellona, campione di Spagna in carica, nella scorsa stagione è stato anche finalista perdente della Coppa del Re, vinta dal Valencia.
Proprio la presenza del club del presidente Florentino Pérez ha reso necessario nel novembre 2019 un sorteggio per stabilire gli accoppiamenti, dal momento che non è stato possibile rispettare gli incroci prestabiliti, secondo i quali i campioni di Spagna avrebbero dovuto affrontare i finalisti perdenti della Coppa del Re (in entrambi i casi rispondenti al Barcellona), mentre la vincente della coppa nazionale se la sarebbe vista con la seconda classificata della Liga.
Il nuovo format della Supercoppa di Spagna è stato oggetto di studio da parte dei vertici della Federcalcio italiana, interessati a riproporla anche nel Belpaese.
Tuttavia, da un punto di vista sportivo, il successo del Real, che non avrebbe nemmeno dovuto partecipare alla manifestazione, dovrebbe essere idealmente il principale deterrente per evitare che tale progetto diventi effettivo in Italia.
Inoltre, nonostante la buona risposta del pubblico saudita (52.780 spettatori di media nelle tre partite giocate al King Abdullah Sports City Stadium, che può contenerne fino a 62.241), la competizione è stata sostanzialmente un flop per quanto concerne la vendita dei biglietti in Spagna, giacché, secondo i dati diffusi dal Mundo Deportivo alla vigilia del torneo, sono stati poco più di mille i supporter volati a Gedda: 700 del Real, 300 del Barcellona, 50 dell’Atlético e 27 del Valencia.
A rendere ancora più complesso questo tipo di formula contribuisce anche il sovraffollamento dei calendari. Se la Spagna ha deciso di non giocare la giornata di Liga nello scorso weekend, utilizzando tali date per la disputa del secondo turno di Coppa del Re, l’Italia ha sempre incontrato grossi disagi per trovare una collocazione adatta alla Supercoppa.
Basti pensare che il match tra Juventus e Lazio dello scorso 22 dicembre ha costretto i bianconeri ad anticipare la sfida di campionato con la Sampdoria al 18 e i biancocelesti, scesi in campo lunedì 16 nel posticipo del turno precedente, a dover rinviare la gara interna contro il Verona addirittura al 5 febbraio.
La Supercoppa Italiana è stata la prima ad aprirsi alle nuove frontiere calcistiche, essendosi disputata a Washington l’edizione del 1993 con protagoniste Milan e Torino. Oltre che in America (nel 2003, a East Rutherford, Juve e Milan diedero vita a una sorta di rivincita della finale di Champions League di pochi mesi prima), la competizione è stata giocata anche in Africa (a Tripoli, nel 2002) e in Asia (quattro volte in Cina, due in Qatar e le ultime due, molto discusse, in Arabia Saudita).
A fronte di guadagni risibili per i club e per la Lega, gli impianti e i terreni di gioco hanno spesso lasciato a desiderare, inficiando pesantemente sulle prestazioni dei calciatori e lasciando aperto il quesito sull’effettiva utilità del disputare questi match in posti così lontani dall’Italia.
Tra i primi cinque campionati europei, già la Germania aveva tentato la strada di una Supercoppa organizzata come un vero e proprio torneo. Dal 1997 al 2007, dopo un’edizione tenutasi nel lontano 1972/1973, si è svolta la Coppa di Lega, a cui partecipavano in piena estate (solitamente a luglio) ben sei squadre: le prime quattro classificate della Bundesliga, la vincitrice della Zweite Bundesliga (la seconda serie) e quella della Coppa di Germania. Nel caso in cui quest’ultima fosse coincisa con una delle altre cinque formazioni, il suo posto sarebbe andato alla quinta classificata del campionato.
Il torneo, strutturato a eliminazione diretta con partite di sola andata, prevedeva il passaggio diretto alle semifinali per i campioni e i vicecampioni di Germania, mentre gli altri quattro club si affrontavano nei quarti di finale.
La concomitanza con la fase finale degli Europei del 2008 ha portato la Federazione tedesca ad annullare l’edizione 2008 del torneo, sostituita da un incontro non ufficiale di Supercoppa tra Bayern Monaco e Borussia Dortmund. Dato che anche nell’estate successiva si è verificata la medesima situazione, nel 2010 la DFB ha deciso di sopprimere definitivamente la Coppa di Lega e di ripristinare ufficialmente la Supercoppa, disputata tra la vincitrice della Bundesliga e quella della Coppa di Germania sul campo di quest’ultima. Se la stessa squadra conquistasse entrambe le competizioni, a giocarsi la Supercoppa sarebbe la seconda classificata del campionato, come effettivamente avvenuto in sei occasioni dal 2010 al 2019.
La Supercoppa nazionale che vanta la tradizione più lunga è quella inglese, con la prima edizione che risale addirittura al 1908 e vide confrontarsi il Manchester United, vincitore della First Division, e il Queens Park Rangers, campione della Southern League. Per l’assegnazione del trofeo fu necessario ricorrere al replay per la prima e unica volta nella storia della competizione.
Tra tanti cambiamenti, la formula attuale, che prevede il match tra i vincitori della Premier League e quelli della FA Cup (sostituiti dai secondi classificati del campionato, se entrambi i titoli dovessero essere appannaggio di un’unica squadra), è stata stabilita in via definitiva nel 1974 per volere di Ted Croker, segretario della Football Association.
Il teatro del Community Shield è sempre stato Wembley, eccezion fatta per le edizioni giocate dal 2001 al 2006, disputate al Millennium Stadium di Cardiff per il rifacimento dell’impianto londinese, e per quella del 2012, che ha avuto come sede il Villa Park di Birmingham per l’indisponibilità di Wembley, occupato dalle Olimpiadi tenutesi a Londra.
Pur fregiandosi di una tradizione di oltre un secolo, il Community Shield ha sempre avuto un valore di poco superiore a un’amichevole estiva, come dimostrano l’assenza dei tempi supplementari in situazioni di parità al 90′ (si ricorre direttamente ai calci di rigore per decretare il vincitore) e la possibilità di effettuare cinque sostituzioni nell’arco della partita.
A corroborare l’idea dell’importanza relativa del trofeo, si aggiunge una considerazione storica: infatti, dal 1949 al 1992, in caso di pareggio al termine dei 90 minuti, il Community Shield veniva assegnato a entrambe le formazioni, contribuendo in tal modo a “gonfiare” a dismisura il palmarès dei club inglesi, essendosi verificato un ex aequo in undici edizioni.
Storia burrascosa anche per la Supercoppa di Francia, disputata per la prima volta nel 1955 e giocata, tranne che nel 1963 e nel 1964, fino al 1973. Dopo un tentativo fallito di riproporre la competizione nel biennio 1985-1986, nel 1995 la Federazione francese decise di ripristinare la manifestazione dandole l’attuale nome di Trophée des Champions.
Malgrado ciò, il torneo sembra continuare a non fare breccia nel cuore del pubblico, tenendo conto che neanche lo stellare Paris Saint-Germain degli ultimi anni è riuscito a riempire i vari impianti alternatisi nell’ospitare l’evento.
“Ogni cosa mi è lecita, ma non ogni cosa è utile” affermava Paolo di Tarso nella Prima Lettera ai Corinzi. Le Federazioni di Austria, Bosnia ed Erzegovina, Danimarca, Grecia, Irlanda del Nord, Repubblica Ceca, Slovenia, Svezia e Svizzera potrebbero essersi ispirate a San Paolo per decidere di cancellare le rispettive Supercoppe nel corso degli anni.
Stefano Scarinzi
15 gennaio 2020
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