Una poltrona per due
Inter e Juventus sono appaiate in testa alla classifica e tutto lascia presagire che il duello si prolunghi fino alla fine del campionato.
Dopo l’esperimento della scorsa stagione, con due turni giocati a Santo Stefano e il 29 dicembre, la Serie A torna alla tradizione, con la classica pausa natalizia che manda tutti in vacanza fino al 5 gennaio, quando Brescia-Lazio darà inizio al nuovo decennio e alla 18ª giornata del massimo campionato.
La prima parte del torneo, anche se in realtà bisogna ancora arrivare al giro di boa, è stata caratterizzata dal duello tra Inter e Juventus, che hanno chiuso il 2019 a pari punti in vetta alla classifica, riproponendo un testa a testa valido per lo scudetto che le due rivali non vivevano dalla stagione 1997/1998.
Nerazzurri e bianconeri nei ruoli rispettivamente di Eddie Murphy e Dan Aykroyd, protagonisti dello scambio più famoso del cinema natalizio nel celebre Una poltrona per due.
Gli uomini di Antonio Conte, spinti dai venti gol complessivi della coppia Lautaro Martinez-Romelu Lukaku, sono andati finora oltre ogni aspettativa, riuscendo, in termini di punti conquistati, a non risentire eccessivamente dei tanti infortuni patiti a centrocampo e in attacco, che hanno obbligato il tecnico pugliese a schierare quasi sempre la stessa formazione.
Il merito dell’attuale primo posto non va ascritto unicamente alle reti dei due attaccanti, dal momento che l’Inter sembra aver già assunto la fisionomia e il carattere del proprio allenatore, probabilmente il migliore al mondo nel rilanciare squadre in crisi d’identità, come avvenuto in passato con Juve, Nazionale italiana e Chelsea.
La prematura e bruciante eliminazione dalla Champions League potrebbe avere il beneficio di permettere al club della famiglia Zhang di concentrarsi pienamente sul campionato, ma, per poter reggere il passo della “Vecchia Signora”, sarà necessario intervenire nel mercato di gennaio, in modo da migliorare qualitativamente e numericamente il gruppo a disposizione di Conte.
Dal canto suo, la Juve ha tutta l’intenzione di continuare l’egemonia in ambito nazionale, andando a caccia del nono scudetto consecutivo.
Nei primi quattro mesi di stagione, i bianconeri hanno dimostrato di non avere ancora digerito del tutto il radicale cambiamento in panchina tra Massimiliano Allegri e Maurizio Sarri, portatori di idee calcistiche agli antipodi. Le due sconfitte in quindici giorni contro la Lazio e i ventiquattro gol subiti in ventiquattro partite tra tutte le competizioni sono il segnale di una squadra ancora alla ricerca del miglior equilibrio, emerso invece specialmente in Champions League, come testimonia il dominio nel girone, vinto totalizzando sedici dei diciotto punti complessivi.
La conquista della coppa “dalle grandi orecchie” resta l’obiettivo primario di Cristiano Ronaldo e compagni e, a tal proposito, è probabile che nella corsa scudetto possano risultare decisive due date ravvicinate: il 26 febbraio, quando la Juve farà visita al Lione nell’andata degli ottavi di finale di Champions, e il 1° marzo, giorno in cui è in programma all’Allianz Stadium di Torino il “Derby d’Italia”.
Alle spalle delle due battistrada, figurano Lazio e Roma, separate da un solo punto, ma con i biancocelesti che devono recuperare la partita casalinga con il Verona e hanno la possibilità di portarsi a sole tre lunghezze dalla coppia di testa, sognando addirittura di inserirsi nella lotta scudetto.
Restare con i piedi per terra, tuttavia, è ciò che ha maggiormente contraddistinto il club di Claudio Lotito, che, con quattro trofei in bacheca, è il più vincente dopo la Juve dal 2012 a oggi, sopravanzando il Napoli (tre) e il Milan (uno), le uniche altre compagini capaci di inserirsi nello strapotere della “Vecchia Signora”.
L’obiettivo conclamato della formazione di Simone Inzaghi resta la qualificazione in Champions League, sfuggita spesso in modo rocambolesco negli ultimi anni e da cui i biancocelesti mancano dalla stagione 2007/2008. Si spiega così la scelta di accantonare l’Europa League, in cui sono stati impiegati con il contagocce Luis Alberto (miglior assist-man dei principali campionati europei), Sergej Milinković-Savić (tornato agli eccellenti livelli di due anni fa) e Ciro Immobile (capocannoniere con diciassette gol in sedici partite), maggiori artefici della striscia aperta di otto vittorie consecutive in Serie A.
Dopo qualche fisiologica difficoltà iniziale, la Roma di Paulo Fonseca sembra aver trovato l’assetto giusto per valorizzare al meglio i tanti talenti a disposizione, tra cui spiccano soprattutto Lorenzo Pellegrini e Nicolò Zaniolo, che, insieme al capitano Alessandro Florenzi (scivolato in panchina nelle gerarchie dell’allenatore portoghese), Gianluca Mancini e Leonardo Spinazzola, dovrebbero essere presenti nella rosa di convocati del CT Roberto Mancini per Euro 2020.
Il 5-0 inflitto al Milan ha chiuso nel migliore dei modi lo straordinario 2019 dell’Atalanta, senza dubbio il miglior anno nell’ultracentenaria storia della “Dea”. Seppur privi da inizio ottobre di Duván Zapata, gli orobici si sono confermati il miglior attacco del torneo (43 reti) e si sono lasciati alle spalle un periodo di risultati non brillantissimi in Serie A, coincidente, però, con l’incredibile rimonta compiuta in Champions League, valsa la qualificazione agli ottavi di finale, dove affronteranno il Valencia, ostacolo non insormontabile per gli uomini di Gian Piero Gasperini.
Malgrado le ultime due sconfitte l’abbiano allontanato dalla zona Champions, il Cagliari resta la maggiore sorpresa della prima parte di stagione. Gli acquisti estivi, tra cui spicca Radja Nainggolan, MVP della Serie A nel mese di novembre e ritornato a esprimersi ad alti livelli dopo l’opaca parentesi interista, non hanno disatteso le aspettative e fanno sognare all’isola una nuova esperienza in Europa (l’ultima volta nella Coppa UEFA 1993/1994) nell’anno del centenario.
Lontanissime dalle prime posizioni e accomunate dalla voglia di rientrare in corsa per la qualificazione europea, Napoli e Milan sono le maggiori delusioni del campionato.
Il rendimento dei partenopei, tornati al successo nell’ultimo turno contro il Sassuolo dopo un’astinenza di due mesi, è stato fortemente condizionato da dissidi interni, deflagrati con la scelta dei calciatori di non tornare in ritiro dopo il match con il Salisburgo del 5 novembre. A pagarne le conseguenze è stato Carlo Ancelotti, sostituito da Gennaro Gattuso, chiamato a una doppia missione di difficile realizzazione: riportare gli azzurri tra le prime quattro (attualmente sono undici i punti di distacco dalla Roma) e provare a superare il Barcellona negli ottavi di finale di Champions League.
Anche il Milan ha vissuto un cambio in panchina, con Stefano Pioli che ha posto fine all’avventura di Marco Giampaolo dopo appena sette giornate. Neanche con il nuovo allenatore (1,20 la sua media punti, inferiore all’1,28 del predecessore) i rossoneri sono riusciti a dare una sterzata al loro anonimo campionato, con la qualificazione in Europa che a oggi appare utopia. Chissà che l’arrivo di Zlatan Ibrahimović non serva a restituire entusiasmo a un ambiente depresso ormai da troppi anni.
Chi sta dando continuità al buon torneo dello scorso anno è il Parma di Roberto D’Aversa, che, nonostante sia privo da mesi del suo miglior attaccante, Roberto Inglese, ha colto risultati importanti contro le big (pareggio a Milano con l’Inter e vittorie contro Roma e Napoli), inserendosi nella lotta per un posto nella prossima Europa League e mettendo in mostra uno dei giovani più interessanti, Dejan Kulusevski, classe 2000, in prestito dall’Atalanta e inserito nella lista delle migliori undici rivelazioni internazionali stilata da The Guardian.
Restando in Emilia, il Bologna sta confermando quanto di buono fatto vedere dall’arrivo in panchina di Siniša Mihajlović lo scorso gennaio. La valorizzazione di Riccardo Orsolini, fresco di esordio con gol con l’Italia, e la nuova giovinezza di Rodrigo Palacio sono le note al merito della gestione del tecnico serbo.
Al di sotto delle aspettative il rendimento del Torino di Walter Mazzarri, scottato in estate dal mancato ingresso nella fase a gironi di Europa League per via dell’eliminazione nei play-off con il Wolverhampton.
I granata, contestati dalla tifoseria nell’ultima gara dell’anno contro la SPAL, hanno perso le certezze difensive che hanno contraddistinto la scorsa stagione per via delle prestazioni negative di Nicolas Nkoulou, tra i migliori centrali dell’ultimo biennio, ma rimasto controvoglia all’ombra della Mole dopo le tante voci di mercato che lo volevano vicino a club più ambiziosi.
Inoltre, sebbene sia stato l’acquisto più oneroso nella storia del Toro (23 milioni tra prestito e obbligo di riscatto), Simone Verdi non sta finora giustificando tale spesa, essendo ancora fermo a zero gol segnati e mostrando una complicata adattabilità al 3-5-2 di Mazzarri.
Insieme al Cagliari, il Verona è la più grande sorpresa della prima parte del campionato. Promossi lo scorso anno grazie alla vittoria dei play-off, gli scaligeri erano additati come i maggiori candidati alla retrocessione, ma sono riusciti fino a questo momento a stabilirsi in una tranquilla posizione di metà classifica principalmente per merito di un’ottima organizzazione difensiva (per alcune giornate l’Hellas ha avuto la migliore difesa dell’intera Serie A). La rimonta da 0-3 a 3-3 contro il Torino nell’ultima partita giocata nel 2019 evidenzia la bontà del lavoro di Ivan Jurić, rilanciatosi dopo la burrascosa esperienza al Genoa (tre esoneri in tre stagioni diverse).
Torneo sulla falsariga della scorsa annata per il Sassuolo di Roberto De Zerbi, ormai da tempo considerato uno degli allenatori emergenti del panorama italiano. La valorizzazione dei tanti giovani in rosa, favorita da un ambiente privo di eccessive pressioni, resta l’obiettivo primario dei neroverdi, capaci di strappare il pareggio a Torino contro la Juve (primo punto in casa dei bianconeri nella storia degli emiliani) schierando in porta Stefano Turati, giovanissimo portiere del 2001 (primo estremo difensore della “Generazione Z” a scendere in campo nella massima serie).
Il successo prenatalizio con il Cagliari ha regalato una boccata d’ossigeno all’Udinese di Luca Gotti, subentrato a Igor Tudor il 1° novembre inizialmente come allenatore a interim, ma successivamente confermato in pianta stabile dalla dirigenza. I friulani, lontanissimi dai fasti di inizio decennio (due qualificazioni ai preliminari di Champions League nel 2011 e nel 2012), sperano di ritrovare la fantasia di Rodrigo de Paul e una maggiore prolificità sottoporta (secondo peggior attacco del torneo) per mantenere la categoria per il venticinquesimo anno consecutivo.
Partita tra mille proclami per gli ingenti investimenti del nuovo patron Rocco Commisso, la stagione della Fiorentina si sta trasformando in un vero e proprio incubo.
L’1-4 casalingo subìto dalla Roma è costato la panchina a Vincenzo Montella, a lungo in discussione, che ha pagato il rendimento discontinuo di Federico Chiesa, lontano parente del giocatore ammirato in Nazionale, e i tanti stop di Franck Ribery, fiore all’occhiello del mercato estivo, ma costretto ai box almeno fino a febbraio a causa di un infortunio rimediato contro il Lecce, a poche settimane dal suo rientro in campo dopo la maxi squalifica comminatagli per la spinta al guardalinee Matteo Passeri al termine del match con la Lazio.
La scelta di puntare su un tecnico pragmatico come Beppe Iachini è il chiaro segnale che il nuovo proposito dei viola è quello di evitare di rimanere invischiati nella lotta per non retrocedere.
La zona più calda della classifica è inaugurata dalla coppia formata da Lecce e Sampdoria.
I giallorossi, ritornati in massima serie dopo sette anni, hanno assoluto bisogno di invertire il trend negativo registrato fin qui allo stadio Via del Mare (zero vittorie e soli quattro punti conquistati) e di migliorare i numeri difensivi, essendo la peggior retroguardia in compagnia del Genoa fanalino di coda.
Proprio il reparto difensivo è ciò su cui è maggiormente intervenuto Claudio Ranieri al momento del suo insediamento sulla panchina della Sampdoria al posto di Eusebio Di Francesco. Mentre con quest’ultimo i blucerchiati avevano incassato ben sedici gol in sette giornate, con il tecnico romano le reti al passivo sono state undici in dieci gare.
Per evitare il remake della catastrofica retrocessione del 2011, al di là della rinnovata solidità difensiva, è imprescindibile che Fabio Quagliarella, capocannoniere e miglior attaccante della scorsa edizione della Serie A, torni a segnare con continuità, essendo fermo ad appena tre marcature, di cui due su rigore.
Brescia, SPAL e Genoa chiudono la classifica e, a oggi, sarebbero le tre squadre retrocesse in Serie B.
I lombardi sembrano i più attrezzati per risalire la china e il ritorno in panchina di Eugenio Corini dopo il disastroso intermezzo di Fabio Grosso (tre partite, tre sconfitte, zero gol segnati e dieci subiti) ha dato speranze di salvezza all’intero ambiente bresciano, speranzoso che la voglia di Mario Balotelli (quattro reti finora) di alimentare le poche chances di essere convocato per gli Europei regali alle “Rondinelle” il terminale offensivo giusto per centrare l’obiettivo.
Il successo esterno contro il Torino ha rinsaldato la traballante panchina di Leonardo Semplici, alla guida della SPAL dal 2014. Gli estensi stanno pagando la sterilità del proprio attacco, il peggiore della Serie A, e i due errori dal dischetto di Andrea Petagna negli ultimi minuti degli scontri diretti con Udinese (0-0) e Brescia (sconfitta per 0-1), costati tre punti ai biancoazzurri.
Sembra non trovare più pace il Genoa, a un passo dalla retrocessione già nell’ultima annata e travolto dal solito tourbillon di allenatori, con gli esoneri di Aurelio Andreazzoli e dell’esordiente Thiago Motta, il cui inizio (vittoria contro il Brescia, sconfitta solo al 96’ con la Juve e pareggio a Napoli) aveva illuso i tifosi rossoblù. Il prescelto del presidente Enrico Preziosi, in seguito al rifiuto di Davide Ballardini (sarebbe stata la sua quarta esperienza sulla panchina genoana), è Davide Nicola, chiamato a compiere un’altra impresa dopo quella riuscitagli a Crotone nel 2016/2017.
Ventuno giornate da vivere tutto d’un fiato, con una sola sosta, in programma il 29 marzo per lasciare spazio alle nazionali. Il giorno dei giudizi e dei verdetti è fissato per il 24 maggio, quando si giocheranno gli ultimi 90 minuti della Serie A 2019/2020.
Stefano Scarinzi
27 dicembre 2019
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