Turchia ed Europa, imperi passati e scenari futuri. Rileggere l’Oriente d’un tempo per comprendere l’Europa moderna
Capire quale destino abbia la Turchia di oggi, se verso l’Europa e l’Occidente oppure verso la minaccia islamista a Oriente, non è cosa facile. Ma appare possibile, invece, ristudiandone il passato del grande Impero Ottomano. Andando magari indietro nel tempo col piglio tipico del giornalista. Il saggio di recentissima pubblicazione – “I segreti di Istanbul. Storie, luoghi e leggende di una capitale” (Einaudi, 2016) – è frutto del certosino lavoro di indagine storica condotta dal giornalista Corrado Augias. L’autore riesce a svelare vari aneddoti storici legati alla Turchia : da quando Istanbul era ancora Bisanzio, poi Costantinopoli, dalle origini della cultura giuridica occidentale grazie alla codificazione dell’Imperatore Giustiniano alla radicale inversione in senso islamico avutasi con l’avvento del Sultano.
Che la Turchia di oggi somigli all’Impero ottomano lo si comprende anche dai recenti fatti. Il golpe fallito non è una totale novità per il paese, sospeso sul Bosforo, confine ideale e fisico tra Oriente ed Occidente. L’attuale leader turco Erdogan richiama i vecchi metodi dei sultani i quali – come raccontato anche da Augias nel libro – aspirarono persino ad elevarsi a guida spirituale dell’Islam restaurando il Califfato. Pretesa però stroncata dal mondo arabo, con l’affascinante digressione che l’autore compie a proposito della leggendaria figura di Laurence d’Arabia. Adesso che la Turchia è una repubblica, le citate storiche sfide si ripropongono. Dalle ambiguità dell’alleanza con l’Occidente allo scontro con la Russia, che già vide nella tragedia immane della guerra di Crimea il primo vero conflitto europeo dell’era moderna. Sorvolando sui particolari mitici e sui dettagli artistici di indubbio pregio, si nota come il baricentro della Turchia odierna sia sempre più oscillante.
Lo scontro fra Islam e Cristianesimo rivive oggi come nelle pagine di Augias, quando l’imperatore bizantino convocò il Concilio di Nicea per combattere l’eresia dell’arianesimo. Oggi la disputa non è tanto sulla natura di Gesù o di Maometto, piuttosto sulla reale aspirazione di un governo (presunto) laico ma, in concreto, molto più confessionale di quanto non sia stato al momento dell’ascesa di Mustafa Kemal (poi detto Ataturk) negli anni ’20. La straordinaria similitudine storica emerge insomma dalle pagine dell’opera, equa e quasi mai di parte, anzi accurata nella ricerca e citazione delle fonti.
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