The Wolves at the door
7° posto in campionato, semifinale di FA Cup e tanti risultati di prestigio contro le grandi d’Inghilterra: la storia del neopromosso Wolverhampton è una delle più affascinanti della Premier League 2018/2019.
Battere due volte il Manchester United a distanza di soli 17 giorni: un’impresa che si potrebbe ascrivere ai top club europei e invece è da ricondurre a una squadra tornata quest’anno in Premier League dopo sei stagioni di assenza, in cui c’era stata anche l’onta della retrocessione in Football League One, il terzo gradino della piramide calcistica inglese. Ma, leggendo con attenzione la storia del Wolverhampton Wanderers a partire dall’estate 2016, si capisce che non si tratta affatto di un clamoroso upset.
“Non esiste impresa in cui non abbia lo zampino! Io non sono un uomo! Sono una piovra che stende i tentacoli ovunque!”. Così parlava Paperon de’ Paperoni nella storia Zio Paperone e le sette città di Cibola, risalente al 1954. 65 anni dopo, al papero più ricco del mondo si è sostituito l’agente più potente del globo: Jorge Mendes.
José Mourinho, Radamel Falcao, James Rodríguez, Ángel Di María, Diego Costa e, soprattutto, Cristiano Ronaldo: sono solo alcuni dei nomi assistiti dal procuratore portoghese, otto volte vincitore del premio come Miglior Agente dell’anno ai Globe Soccer Awards.
Mendes, come un vero e proprio deus ex machina, “plana” sulle West Midlands e cambia il triste destino che sembrava riservato ai Wolves, reduci da un anonimo 14° posto in Championship, l’equivalente della Serie B italiana, e alla ricerca della gloria perduta. Tre volte campioni d’Inghilterra negli anni ’50, quando il kick and rush (“calcio e corsa”) del manager Stan Cullis mieté vittime illustri nelle storiche amichevoli giocate in notturna al Molineux, impianto di casa degli arancio-neri e tra i primi stadi dotati di riflettori. In Inghilterra caddero anche il Real Madrid “cannibale” delle prime cinque edizioni della Coppa dei Campioni e l’Honvéd di Ferenc Puskás, rimontato da 0-2 a 3-2 nella partita che doveva decretare “la squadra più forte del mondo”.
Restituire l’antica fama al Wolverhampton e curare i propri ingenti interessi: Mendes fiuta l’affare e propone a Guo Guangchang, miliardario cinese proprietario della Fosun International, il più grande conglomerato privato della Cina, l’acquisto del club allora presieduto da Steve Morgan. La trattativa si chiude nell’estate del 2016 per 45 milioni di sterline con piena soddisfazione di tutte le parti in causa. “Il calcio sta sviluppando un’enorme crescita in Cina ed è lo sport nazionale in Inghilterra. Acquistare un grande club è perfettamente in linea con la nostra strategia”. Le eloquenti parole del neo presidente Jeff Shi, intermediario del gruppo Fosun, mostrano il progetto del colosso cinese: sfruttare la riconoscibilità del celebre marchio dei Wolves spendendo una cifra di gran lunga più bassa rispetto a quanto sarebbe occorso per acquisire la proprietà di una squadra militante in Premier League.
E qui torna in ballo Mendes. Il portoghese, che nei mesi precedenti aveva ceduto al gruppo Fosun il 20% delle quote della GestiFute, la società di rappresentanza sportiva da lui fondata nel 1996, diviene, pur restando nell’ombra, l’uomo mercato dei Wolves. Questi ultimi, di fatto, si trasformano nella base inglese degli assistiti del procuratore, alla stregua di quanto già avvenuto con altre squadre sparse in Europa: Porto, Benfica, Rio Ave, Atlético Madrid, Valencia, Deportivo La Coruña, Monaco e Dinamo Mosca.
La stagione 2016/2017 non è tuttavia all’altezza delle aspettative. Nonostante l’alternarsi di ben tre allenatori, compreso Walter Zenga, la cui avventura dura però appena 14 partite, e l’arrivo di tre giocatori della “scuderia” Mendes (Sívio, Hélder Costa e Ivan Cavaleiro, costati complessivamente circa 20 milioni di sterline), il club non ingrana e non va oltre un modesto 15° posto.
L’estate 2017 rappresenta la svolta: in panchina arriva Nuno Espírito Santo, non confermato dal Porto dopo aver già guidato Rio Ave e Valencia. Il numero di calciatori in orbita GestiFute aumenta esponenzialmente per quantità e qualità: senza badare a spese, approdano nelle West Midlands il difensore Roderick Miranda dal Rio Ave e il fantasista Diogo Jota in prestito dall’Atlético Madrid, ma il vero colpaccio è il centrocampista classe ’97 Rúben Neves, giunto dal Porto per 16 milioni di euro. Alla fine della sessione di mercato, il Wolverhampton è unanimemente considerato favorito per la vittoria del campionato. Non mancano i dubbi: 17 movimenti in entrata hanno completamente rivoluzionato la rosa, formata in prevalenza da atleti privi di esperienza in Inghilterra, come lo stesso Nuno Espírito Santo.
Il tecnico portoghese, portiere di riserva ai tempi del Porto di José Mourinho, ma più vicino alla filosofia di calcio del grande rivale dello “Special One”, ovvero Pep Guardiola, riesce a imprimere subito il suo marchio sugli arancio-neri, illuminati dal talento di Neves, miglior giocatore sia per i tifosi sia dell’intera Championship, nonché autore del gol più bello dell’anno nel match contro il Derby County.
I Wolves vanno presto in vetta e chiudono la stagione sfiorando quota 100 punti (99 in 46 gare), ritornando in Premier sei anni dopo la retrocessione del 2012 e coronando il primo obiettivo stabilito da Jeff Shi al momento dell’insediamento dalla proprietà cinese: “Il nostro obiettivo è chiaro, faremo del nostro meglio per aiutare il Wolverhampton a tornare in Premier League il prima possibile e rimanerci. Ѐ la nostra prima e più importante priorità”.
A testimonianza della bontà dell’annata, la bella prestazione offerta in casa del Manchester City schiacciasassi di Guardiola nel quarto turno di Coppa di Lega. Lo 0-0 dell’Etihad, con l’impresa sfumata solo ai calci di rigore, con il senno di poi ha rappresentato una sorta di prolessi di quanto avvenuto durante la stagione in corso, in cui gli uomini di Espírito Santo si sono dimostrati avversari più che ostici per le grandi.
Per il tanto atteso ritorno in Premier, gli investimenti sul mercato sono stati sostanziosi: l’acquisto più costoso dell’estate è stato quello di Adama Traoré, prelevato per 20 milioni dal Middlesbrough e superato prima nella sessione invernale da Jonny Castro, per il quale si è reso necessario un esborso di 20,5 milioni per acquisirlo a titolo definitivo dall’Atlético Madrid, da cui era giunto in prestito, e poi da Raúl Jiménez, anch’egli giunto in prestito dal Benfica in estate, ma recentemente riscattato per la bellezza di 38 milioni. Proprio il messicano, ex América e Atlético Madrid, è stato finora il grande protagonista dei Wolves: 12 gol e 7 assist in Premier lo hanno reso il miglior arancio-nero in entrambe le graduatorie, convincendo il board a investire una cifra così importante.
Malgrado il peggior attacco tra le prime dieci squadre in classifica (40 gol fatti), il Wolverhampton ha basato le sue fortune su un’ottima fase difensiva, risultando la quinta formazione meno perforata (39 reti al passivo), merito anche degli arrivi del portiere Rui Patrício, campione d’Europa in carica con il Portogallo e inserito nella top 11 di Euro 2016, e del difensore Willy Boly, preso dalla costosa bottega del Porto.
Un altro campione d’Europa, João Moutinho, è arrivato a infoltire ulteriormente la già ricca colonia portoghese, costruendo, insieme al connazionale Neves, un centrocampo estremamente qualitativo, condizione necessaria per lo sviluppo del gioco voluto da Espírito Santo.
Il pareggio imposto al City alla terza giornata è stato il preambolo della splendida striscia di risultati fatta registrare tra settembre e inizio ottobre (quattro vittorie e un pareggio, all’Old Trafford contro il Manchester United di Mourinho), valsa all’allenatore portoghese il premio come Manager of the Month. Da allora, i Wolves hanno mantenuto un andamento regolare, togliendosi la soddisfazione di rimanere imbattuti contro Arsenal, Chelsea e Manchester United e di battere sia il Tottenham a Wembley sia il Liverpool in FA Cup.
Alla competizione più antica del mondo è legato il ricordo più triste dell’annata, poiché, dopo essere tornati in semifinale 38 anni dopo l’ultima volta, Neves e compagni hanno dilapidato il doppio vantaggio contro il Watford, venendo raggiunti in pieno recupero e battuti nei supplementari, mancando una finale attesa dal 1960.
Ciononostante, mantenere l’attuale settima posizione potrebbe consentire al Wolverhampton, in caso di vittoria del Manchester City sul Watford nella finale di FA Cup, di ottenere la qualificazione ai turni eliminatori di Europa League, ritornando in una competizione continentale per la prima volta dal 1980/1981, quando disputò la Coppa UEFA.
La sensazione è che il progetto Wolves sia ancora agli inizi e che i margini di crescita siano molto ampi. Nel frattempo, il pubblico del Molineux può finalmente gioire per la ritrovata stabilità ai piani alti della propria squadra dopo tanti decenni di sofferenza. E, piaccia o non piaccia ai romantici del calcio, il merito è principalmente di Jorge Paulo Mendes, “The Wolf of Wolverhampton”.
Stefano Scarinzi
13 aprile 2019
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