Sharing Economy: le opportunità dell’economia collaborativa nell’era digitale
L’analisi di Mirella De Benedictis su opportunità e vantaggi economici, sociali e ambientali della Sharing Economy in una dimensione 4.0. Di seguito un estratto del saggio completo, che sarà disponibile nella prossima pubblicazione di Rivista Europalab “Europa 4.0: Il Futuro è già qui”.
Lo scenario socio-economico verso cui si sta muovendo il mondo occidentale è rappresentato dall’”Economia della condivisione”, caratterizzata da un’inconsapevole mutazione di approccio nei confronti della “proprietà” di beni o “disponibilità” di servizi, spesso non sfruttati nel pieno delle loro potenzialità.
Da un lato la “condivisione”, che estende la fruibilità di beni e servizi a quante più persone possibili a costi inferiori del mercato tradizionale attraverso l’uso della tecnologia, dall’altro lato il passaggio dall’epoca del “possesso” all’“era dell’accesso”, cioè verso una società che si fonda sull’utilizzo e sullo scambio di beni e servizi piuttosto che sul loro acquisto e consumo.
La tecnologia a nostra disposizione oggi ci permette di interagire in tutto il mondo in tempo reale per ottenere il bene o il servizio di cui abbiamo bisogno.
Tuttavia, mentre esiste una parte della società che si affanna quotidianamente a “produrre” beni che devono rispondere alle richieste/esigenze della popolazione, ci sono beni e servizi “dormienti” o sottoutilizzati che aspettano solo di essere messi/rimessi sul mercato.
La sharing economy può incidere su questi asset inattivi, consentendo di metterli a reddito, fargli riconquistare capacità produttiva grazie alla tecnologia. Nel nostro quotidiano si celano asset poco utilizzati, che in un sistema di mercato tradizionale richiederebbero costi di coordinamento troppo alti per poter essere produttivi.
Le nuove imprese hanno il compito di identificare nuovi prodotti e servizi, ottimizzare gli esistenti o mettere a disposizione gli asset sottoutilizzati in una logica di condivisione.
Dove investire
Inizialmente la condivisione si è sviluppata pochi i settori, tra i quali figuravano il sistema finanziario tradizionale (attraverso il crowdfunding), la mobilità (ad esempio la sharing mobility) o lavoro (coworking). A partire dal 2016 il numero degli ambiti si è esteso a nuovi settori coprendo tutti quelli più impattanti sulla vita dei singoli cittadini: salute, apprendimento, logistica, comuni, servizi pubblici quali energia, etc.
Studi fatti mostrano come entro il 2025 l’economia collaborativa potrebbe apportare all’economia dell’UE un giro d’affari 20 volte superiore al valore stimato per il 2015, che si aggirava intorno a 28 miliardi di EUR. Il potenziale è significativo e si stima infatti che il vantaggio economico legato a un migliore utilizzo delle capacità potrebbe raggiungere i 572 miliardi di euro di transazioni. I ricavi andranno sia ai fornitori, i micro-imprenditori impegnati a fornire beni e servizi, che, in parte, alle piattaforme digitali.
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