Rilanciare le Connessioni del Mezzogiorno in una prospettiva europea
L’intervista di Valentina Busiello a Roberto Giuliani, in occasione del seminario “Nuove connessioni per il Mezzogiorno e il Sistema Italia nell’Europa 4.0” svolto a Napoli presso la sede dell’Associazione Guido Dorso, martedì 26 luglio 2022.
Il Mezzogiorno nel sistema Italia, proiettato in una prospettiva europea, la sinergia dei vari territori in connessione tra Nord e Sud Italia. Un tema che tocca con mano settori dell’economia, politiche e sociali.
Benvenuto Roberto Giuliani, autore e curatore del libro Europa 4.0, in sinergia con Paolo Carotenuto. Un libro che evoca dibattiti, esperienze, e progetti sul futuro, prospettive, iniziative. La Mission fondamentale. Ce ne parla?
Europa 4.0 è un progetto che nasce per proporre una nuova visione, nuove chiavi di lettura per questo “futuro che è già qui”, una realtà in continua trasformazione generata da cambiamenti epocali nel nostro modo di vivere e lavorare, negli equilibri del tessuto economico, sociale, italiano ed europeo.
Un’analisi da differenti angolazioni, grazie alla ricchezza e diversità di background ed esperienze degli autori dei singoli saggi, ognuno focalizzato su un tema (programmazione europea, lavoro che cambia, innovazione dei processi, nuove competenze, tecnologie e scienze umane, opportunità per pmi e start up, nuove progettualità di sviluppo locale, rilancio del Mezzogiorno), tutti indirizzati verso l’obiettivo comune, quello di fornire una visione complessiva ed olistica dell’attuale scenario, stimolando nuovi approcci positivi verso una nuova cultura del lavoro, dell’innovazione, del fare impresa e del fare sistema a livello locale, nazionale, europeo.
Un lavoro che rispecchia l’esperienza dell’Associazione Prospettiva Europea, una rete di professionisti e studiosi di differente estrazione che uniscono le loro competenze per porre in essere progettualità di ampio respiro. Europa 4.0 rappresenta da un lato un traguardo importante del cammino del nostro team, dall’altro un nuovo inizio, una nuova consapevolezza del nostro percorso. Sinergie e connessioni costruite in questi anni che ci indirizza verso un “Connecting Italy” secondo step che segna il passaggio dalla fase di analisi a quella delle proposte, da un tavolo di confronto a una piattaforma di collaborazione.
Il Progetto Connecting Italy mira a proporre soluzioni per consolidare le connessioni del Sistema Italia attraverso l’individuazione di strutture e strumenti idonei per nuovi modelli di sviluppo per formare Impresa nell’Europa 4.0, ovvero formare una nuova generazione di imprenditori e costruire le nuove competenze per gestire nuove progettualità in una dimensione 4.0.
Parlando di futuro, il Sud Italia, secondo un suo pensiero da Europeista e Meridionalista, il Mezzogiorno come secondo lei si prospetta in uno sviluppo sostenibile, crescita economica, e sociale per i giovani, inteso come Classe Dirigente del futuro, in Italia, ma soprattutto la sua visione in Europa?
Il rilancio del Mezzogiorno è un tema centrale nel nostro progetto, non solo perché la nostra iniziativa seppur nazionale e di respiro europeo parte dal Sud, ma soprattutto per la strategicità dei territori meridionali per il rilancio del sistema Italia nel nuovo scenario europeo 4.0, e in una nuova prospettiva euromediterranea.
La rivoluzione digitale offre ai Mezzogiorni, ovvero quelle aree rimaste in ritardo nelle precedenti fasi di industrializzazione l’opportunità di trasformare il gap in vantaggio: non avendo, a differenza delle aree più sviluppate, una grande quantità di impianti, infrastrutture e processi da riconvertire, i territori meridionali possono creare nuove progettualità da zero realizzando un salto del gradino che li proietti direttamente nella quarta rivoluzione industriale.
Opportunità soprattutto per le nuove generazioni che devono costruire la propria professionalità e crescita personale in questa nuova dimensione. Devono pertanto formarsi e costruire il proprio bagaglio di competenze in un’ottica 4.0, che non significa solo digital skills ma soprattutto soft kills, ovvero quelle competenze tipicamente umane quali il team working, gestione delle relazioni, nuovo approccio al lavoro con una maggiore autonomia, nuova cultura d’impresa e capacità decisionali. Queste ultime sono fondamentali non solo per la formazione di una nuova generazione di imprenditori ma anche per porre le basi per una nuova classe dirigente locale e nazionale con un’adeguata percezione del presente e visione del futuro.
Come secondo lei i territori del Sud e del Nord potrebbero connettersi tra loro generando un impatto positivo per l’economia e la crescita del Paese?
Parlando di connessioni, molto spesso ci riferiamo a collegamenti tra i territori, non necessariamente tra le Regioni, poiché non sempre si va a rispecchiare quelli che sono i confini. A livello europeo pensiamo alle connessioni interregionali, alle macroregioni come ad esempio quella adriatica: ci sono aree che dialogano tra loro a prescindere dai confini geografici per un discorso di sistema.
Esistono dei sistemi locali che è giusto si connettano con i sistemi limitrofi e con quelli compatibili: ecco cosa intendiamo con connessioni per fa ripartire il sistema italia, con particolare attenzione ad alcuni focus quali quelli della formazione: per esempio creare le connessioni nei sistemi universitari e con il mondo delle imprese per far nascere nuove startup, sviluppare nuove iniziative, supportare le startup preesistenti per evitare che finiscano prematuramente o vengano inglobate da realta’ grandi e multinazionali. È qui che deve intervenire il Sistema Italia, non tanto lo Stato o la Regione (è ancora diffusa questa mentalità per cui è sempre l’Autorita’ politica deve intervenire).
A mio avviso dobbiamo uscire dallo schema “è lo Stato che deve intervenire” verso nuovi approcci per cui è Il sistema che deve intervenire, il tessuto produttivo, la comunità, non necessariamente l’Autorità politica. Questo, diciamo che al Nord un po’ già avviene, soprattutto nel Nord-Est ma anche la Lombardia, l’Emilia Romagna, l’Italia centrale come nelle Marche, Umbria, Toscana, mentre al Sud manca completamente questo approccio.
Bisogna “fare sistema” un argomento complesso e non semplice da mettere in atto?
Anche qui occorrono competenze, non sono soltanto quelle digitali, ma soprattutto competenze umane, che non mancano non perché non ci sia la predisposizione, anzi sicuramente al Sud c’è, bisogna però svilupparle. Un esempio; saper coordinare un team, gestire le relazioni, problem solving, etc, sono capacità che un giovane per poterle acquisire deve avere anche l’opportunità di poterle realizzare. Ai giovani spesso vengono affidate mansioni che richiedono esperienza e formazione. Per realizzare ciò occorrono nuovi approcci soprattutto a livello universitario: discutiamo molto sulla necessità di nuovi incubatori d’impresa, che non dovrebbero essere soltanto hub ma luoghi dove si apprende e si lavora, dove il giovane può passare direttamente dalla fase formativa a quella di inserimento professionale.
Sull’argomento formazione-lavoro c’è tutto il mondo degli stage formativi, che è un canale attraverso il quale introduce i giovani dalla formazione universitaria, al mondo del lavoro, favorendo soprattutto una coesione sociale?
Nel mio percorso le esperienze di stage presso enti e aziende sono state fondamentali per la mia crescita personale e professionale. Penso che tutte le occasioni di crescita vadano colte e sfruttate al meglio, per trovarci pronti nel momento in cui ci viene data un’opportunità. È opportuno che i giovani sviluppino questo dinamismo ma anche, ritornando al discorso delle connessioni, che i sistemi locali sappiano creare le condizioni per tali opportunità. Ne abbiamo discusso molto in precedenza con il Professore Mario Raffa, che ricordiamo con profondo affetto per quanto ha fatto per la nostra rete, supportandoci con pareri, spunti, insegnamenti, anche su settori molto specifici come per esempio quello dell’artigianato, sulle connessioni positive che si possono creare tra i vecchi maestri artigiani e il mondo dell’Università. Tutti insegnamenti che riportano al “fare sistema”, discorsi dove non si parlava di autorità politica, ma di sistema, di tessuto locale che deve interagire creando delle opportunità per i giovani, e al tempo stesso realizzando anche i propri interessi, poiché investendo sui giovani si investe sul futuro, sulla continuità delle attività.
Roberto Giuliani lei ci ha descritto un corretto significato del termine connettività, ci descrive anche le importanti iniziative che ci sono in campo, alle porte del prossimo convegno?
Abbiamo in programma tante iniziative in sinergia con la rete dell’ A.I.M. Alleanza Istituti Meridionalisti e l’Associazione Internazionale Guido Dorso con il suo Segretario Generale il Professore Francesco Saverio Coppola, a partire dal prossimo webinar “Nuove connessioni per il Mezzogiorno e il Sistema Italia nell’Europa 4.0, in programma martedì 26 luglio alle 11 presso la sede dell’Associazione Dorso situata al Centro Direzionale. Sarà un seminario realizzato in sinergia con le altre realtà della nostra rete sulla base di argomenti di interesse comune, per dar vita a quel tavolo di collaborazione, obiettivo del Progetto Connecting Italy e realizzare nuove progettualità e anche, in questa fase particolare che stiamo vivendo, con uno stimolo anche verso la politica.
La formazione della Classe Dirigente, è un percorso articolato e strettamente legato a quello della formazione del futuro tessuto produttivo, dei nuovi imprenditori, lavoratori, professionisti: I giovani debbano essere inseriti prima in un contesto lavorativo e sociale, poi in quello politico.
Bisogna dare la possibilità ai giovani di poter realizzare, sviluppare quelle competenze decisionali, quelle soft skills per poter garantire un futuro al Paese, in cui i più bravi nel gestire queste dinamiche saranno classe dirigente, con un’adeguata visione del presente e del futuro.
La percezione diffusa oggi è una visione superficiale della realtà. Questo è un problema: non si può sviluppare una corretta analisi se non si ha bene il polso della situazione, è difficile intervenire correttamente. E’ importante saper confrontarsi con l’interlocutore, creare connessioni, comunicazioni flessibili, non necessariamente una semplificazione come a volte avviene nella comunicazione politica che tende a banalizzare le questioni.
Il tema delle connessioni è il focus di questo webinar che faremo con l’Associazione Internazionale Guido Dorso, un’occasione per lanciare “Connecting Italy” secondo step del progetto Europa 4.0, fase di passaggio dalle analisi alle proposte ed adesso, dal tavolo di confronto a un tavolo di collaborazione, tra Prospettiva Europea e le altre realtà del network:l’Associazione Internazionale Guido Dorso, la rete dell’A.I.M. Alleanza Istituti Meridionalisti, l’Associazione The Smart Institute, think tank indipendente, la cui mission riguarda lo sviluppo dell’eccellenza attraverso l’innovazione e la leadership professionale e imprenditoriale. Grazie alle connessioni che abbiamo nelle diverse aree d’Italia cerchiamo anche di essere, nel nostro piccolo, un primo mattone per operare verso la riconnessione del Sistema Italia, attraverso una piattaforma di collaborazione molto ambiziosa che vuole creare un centro di connessione partendo dal Sud, che sia aperto a tutto il Paese. E magari in prospettiva futura anche andare oltre, a un discorso di cooperazione interregionale europea. Per ora, come tutte le cose realizzate con metodo, bisogna muoversi step by step. Un primo step che stiamo iniziando a progettare è un Osservatorio sulle Zes, le 8 zone economiche speciali, elemento importante alla luce anche del monitoraggio del PNRR.
Le zone economiche speciali sono 8: se andiamo a vedere i confini rispecchiano un po’ tutte le Regioni del Sud Italia. Un modo per parlare di Mezzogiorno con un’analisi un po’ più mirata, non guardando i confini regionali, ma aree specifiche non create a caso, ma sulla base di alcuni parametri economici molto ben precisi in riferimento alle fasi di sviluppo che questi territori stanno vivendo.
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