Phronesis, ossia quella forma di conoscenza che è capace di indirizzare la scelta.
Per chiudere in bellezza il vecchio 2023, anno delle guerre e della conferma della mediocrità dell’uomo e della rappresentazione negativa del suo “grandeur”, voglio consigliare a tutti la lettura degli scritti e del pensiero della grande Hannah Arendt, colei che ha coniato l’espressione “la banalità del male”.
Si, l’uomo quando esercita il male non fa che dimostrare la sua banalità, la sua pochezza e si allontana dal suo vero essere e dalla sua vera realizzazione e cioè il miglioramento di se stesso nel rapporto allargato con gli altri, indistintamente, per perseguire il bene comune, sociale e politico.
La Arendt, ispirandosi a Lessing, sottolinea lo sforzo collaborativo che ogni essere umano è chiamato ad attuare per contribuire in modo cruciale ad aumentare le capacità cognitive e a migliorare le intuizioni, ma non può farlo da solo. In altre parole, tutti sono necessari, ma nessuno è abbastanza.
Il messaggio quanto più attuale che mai sottolinea che l’umanità non prende sul serio il proprio perfezionamento, persiste nel peccato e nel male. Eppure dalle potenzialità dell’essere umano «ci si può attendere l’inatteso», infatti «è in grado di compiere ciò che è altamente improbabile».
Naturalmente Hannah non poteva non essere una delle mie amate, nella quale mi rispecchio e mi viene a supporto soprattutto quando alcuni mi chiedono come mai spesso, quando scrivo, uso toni forti a volte di polemica e di contrasto. Io rispondo che la mia è passione e consapevolezza che possiamo fare di più per le nostre città, la nostra società, il nostro mondo.
Lo sforzo corale, di cui parla Lessing e Hannah, “è tutt’altro che pacifico e armonioso; al contrario, richiede polemica verbale e lotta intellettuale. Inutile dire che questa “guerra delle idee” è indispensabile per prevenire qualsiasi guerra vera.”
Auguro a tutti voi di finire quest’anno con una buona lettura e iniziare il 2024 con propositi di sfida migliorativi.
Lisa Muto
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