Ottovolante Márquez
Marc Márquez si è laureato campione del mondo per l’ottava volta nella sua giovane carriera, la sesta nella classe regina della MotoGP.
Otto volte campione del mondo e sei volte re indiscusso della MotoGP. Un palmarès strepitoso per un pilota che ha chiuso la propria carriera, ma che diventa impressionante se si considera che appartiene a un centauro non ancora ventisettenne.
I numeri non dicono tutta la verità, ma, nel caso di Marc Márquez, servono a testimoniare fedelmente il dominio dello spagnolo nel decennio che sta per chiudersi, nel quale ha fatto incetta di titoli, restando all’asciutto soltanto nel 2011 (anno dell’esordio in Moto2) e nel 2015, unica stagione non chiusa davanti a tutti in MotoGP.
Cresciuto sotto l’ala protettiva di Emilio Alzamora, campione della classe 125 nel 1999 e manager anche del fratello Álex (classe 1996, iridato in Moto3 nel 2014 e in Moto2 nel 2019 e dal 2020 suo compagno di squadra alla Honda), Marc brucia rapidamente le tappe, esordendo in 125 nel 2008, a soli 15 anni, con la KTM e vincendo il campionato nel 2010 in sella alla Derbi RSA 125 del team Red Bull Ajo Motorsport.
La data della sua prima vittoria è particolarmente significativa, poiché, di fatto, è anticipatrice del passaggio di consegne che si sarebbe verificato negli anni successivi. Il 6 giugno 2010 Márquez vince il Gran Premio d’Italia, mentre Valentino Rossi, appena 24 ore prima, riporta la frattura di tibia e perone, vedendosi costretto a rinunciare a quattro GP e compromettendo le possibilità di confermarsi campione nella classe regina, di cui è stato assoluto dominatore negli anni 2000 con sette titoli complessivi.
Marc conquista il suo primo alloro a 17 anni e 263 giorni, andando vicino a battere il record di precocità stabilito da Loris Capirossi, il quale, nel 1990, trionfò in 125 a 17 anni e 165 giorni, il più giovane di sempre a vincere un Mondiale.
L’affermazione in 125 lo lancia nella categoria superiore, la Moto2, che dal 2010 ha sostituito la classe 250. A bordo della Suter MMXI del team CatalunyaCaixa Repsol, l’avvio di stagione è difficile, dal momento che lo spagnolo colleziona due ritiri e un 21° posto in Portogallo, ma, dal GP di Francia (che vince a 18 anni e 57 giorni, primato ancora oggi imbattuto in Moto2), Márquez inanella sette successi in dieci gare, entrando in piena lotta per la conquista del titolo. A due corse dal termine dell’annata, lo svantaggio dal capoclassifica Stefan Bradl è di soli tre punti, ma, nelle prove libere del funesto GP della Malesia (in cui Marco Simoncelli perde la vita), Marc cade e deve rinunciare a prendere parte agli ultimi due appuntamenti, consegnando il Mondiale al collega tedesco.
Nel 2012, voglioso di riscatto, domina il campionato, guadagnandosi già nel corso dell’estate la chiamata dell’Honda in MotoGP per prendere il posto di Casey Stoner dall’annata successiva. Compie il suo capolavoro nel GP conclusivo di Valencia, che vince pur partendo dal fondo della griglia per una penalità, suggellando nel migliore dei modi un altro record: con i suoi 19 anni e 254 giorni risulta il campione di Moto2 più giovane della storia.
Al primo anno nella classe regina, Marc va immediatamente oltre le più rosee aspettative. Malgrado una nutrita concorrenza (il compagno di squadra Dani Pedrosa, il campione in carica Jorge Lorenzo e un Rossi rientrato in Yamaha e desideroso di cancellare il deludente biennio alla Ducati), mostra tutto il suo talento, abbattendo numerosi traguardi: nel Gran Premio delle Americhe – seconda gara in calendario – diventa il più giovane in MotoGP sia a ottenere la pole position (primato superato da Fabio Quartararo nel 2019) sia a conseguire la vittoria (a 20 anni e 63 giorni).
Il compimento della sua straordinaria stagione giunge nel GP di Valencia, quando gli basta un 3° posto per laurearsi campione del mondo, il primo a riuscirci da rookie dai tempi di Kenny Roberts nel 1978. Inoltre, riesce a superare Freddy Spencer come più giovane iridato nella categoria più importante (a 20 anni e 245 giorni), affiancando Mike Hailwood, Phil Read e Rossi nella ristretta cerchia di centauri che hanno conquistato il titolo in tre classi differenti.
Nel 2014, il dominio del pilota spagnolo è totale: vince le prime dieci gare (eguagliando Giacomo Agostini e Mick Doohan), bissa il titolo con largo anticipo e fissa a quota 13 il nuovo record di pole e di successi stagionali, superando Doohan stesso, fermatosi a 12 nel 1997.
Il 2015 rappresenta lo spartiacque della giovanissima e, al tempo stesso, densissima carriera di Marc, il quale è vittima di tre ritiri (complessivamente saranno sei) nelle prime sette prove che riducono sensibilmente le sue possibilità di vincere il campionato.
Il primo “zero” in classifica giunge in Argentina ed è causato da una collisione con Rossi. Da quel momento, i rapporti tra il “Dottore” e lo spagnolo, che in passato aveva indicato il pilota di Tavullia come suo idolo, si raffreddano e toccano il picco negativo nel penultimo GP, in programma in Malesia.
Márquez è ormai tagliato fuori dalla lotta al titolo e diventa “arbitro” della sfida tra Rossi e Lorenzo. I due piloti Yamaha sono distanziati da soli 11 punti a favore dell’italiano, il quale si trova a duellare con Marc nei primi giri della corsa. I continui sorpassi e controsorpassi, spesso al limite della regolarità, portano a un contatto durante il 7° giro, con Márquez che finisce nella ghiaia e Rossi, terzo al traguardo, sanzionato in vista del GP di Valencia, dove è costretto a scattare dall’ultima posizione.
Sul circuito spagnolo il “Dottore” riesce a risalire fino al 4° posto, ma la contemporanea vittoria di Lorenzo gli preclude la possibilità di conquistare l’agognato decimo titolo mondiale. Fortemente amareggiato, Vale si scaglia contro l’atteggiamento eccessivamente rinunciatario di Márquez, non esitando a definirlo “guardaspalle” del connazionale.
Quattro anni dopo, Rossi, commentando il quarto alloro consecutivo del rivale, è nuovamente ritornato sulla stagione 2015, sottolineando, in riferimento al probabile futuro sorpasso di Marc nel computo complessivo dei Mondiali vinti (9 a 8 per l’italiano), come “un titolo mondiale me l’hanno fatto perdere”.
Facendo tesoro degli errori compiuti nel 2015, Márquez riesce a bilanciare in maniera pressoché perfetta la sua propensione al rischio con il pragmatismo necessario per cogliere il massimo possibile in ogni circostanza. Dal 2016, dunque, approfittando anche della mancanza di avversari capaci di impensierirlo, Márquez riprende a macinare record, proiettandosi nell’olimpo dei migliori di sempre.
Vincendo almeno cinque Gran Premi a stagione dal 2010, ha eguagliato Agostini, con la concreta possibilità di superarlo nel 2020. A quest’ultimo ha strappato altri due primati di precocità: ha conquistato l’ottavo titolo in carriera e il sesto in MotoGP a 26 anni e 231 giorni, facendo meglio di Ago, arrivato agli stessi traguardi rispettivamente a 27 anni e 112 giorni e a 29 anni e 25 giorni.
Il 2020 potrebbe spingere Marc sul podio dei centauri più vincenti di tutti i tempi, affiancando Carlo Ubbiali, Hailwood e Rossi. A quel punto, considerando la giovane età e il binomio apparentemente indissolubile con Honda, i 13 titoli di Ángel Nieto (6 in classe 50 e 7 in 125) e, soprattutto, i 15 di Agostini non sarebbero più un semplice miraggio.
Stefano Scarinzi
18 novembre 2019
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