Matteo Renzi sull’isola che non c’è
Articolo di Paolo Acunzo, pubblicato il 28 Gennaio 2016 su europainmovimento.eu
C’e’ grande curiosità, per alcuni aspettative, per il messaggio per l’Europa che sabato 30 gennaio il Premier Matteo Renzi lancerà dall’isola di Ventotene. Le ragioni sono varie. E’ la prima volta che un Presidente del Consiglio in carica si reca sull’isola del Manifesto “Per un’Europa libera e unita” di Altiero Spinelli con il chiaro significato di dare un netto taglio politico al suo messaggio.
Tale visita avviene immediatamente dopo un importante incontro chiarificatore con Berlino e nel pieno di un acceso dibattito (in corso anche sul nostro blog www.europainmovimento.eu) sulla nuova linea politica inaugurata del governo italiano presso le istituzioni europee che ha ricevuto più di una critica dal tradizionale fronte europeista, molto preoccupato da possibili svarioni nazional-populisti.
Ci auguriamo che la visita di Renzi a Ventotene non sia pura facciata; di fronte a frequenti dichiarazioni “europeiste” negli atti concreti il governo ha, infatti, comportamenti che tendono a strizzare l’occhio agli euroscettici. Esempi anche recenti non mancano: la critica ai “burocrati di Bruxelles”, il veto agli aiuti alla Turchia per il contenimento dei flussi migratori e il totale silenzio sulle condizioni poste da Cameron nella sua trattativa al ribasso in vista del referendum.
Ma è lo stesso Renzi, presentando la sua visita a Ventotene, che controbatte queste critiche ed eleva le aspettative di tutti coloro che hanno a cuore il futuro del processo d’integrazione europeo: “L’Italia chiede più Europa, ma chiede un’Europa diversa che si concentri sulle questioni vere. Per dare un segnale in questa direzione abbiamo deciso di organizzare per sabato prossimo – il giorno dopo l’incontro di Berlino con Angela Merkel – una tappa a Ventotene, simbolica capitale dell’ideale europeo. Durante la prigionia fascista Altiero Spinelli, Ernesto Rossi e i loro compagni ebbero la lucidità e la visione di costruire il domani. Erano in carcere, fuori c’era la seconda guerra mondiale, eppure loro pensavano agli Stati Uniti d’Europa. L’Italia chiede più Europa. Più Europa sociale, più crescita, più diritti. Un’Europa capace di osare di più e di funzionare meglio di oggi.” (Matteo Renzi, Enews 410, 25/1/2016)
Dunque la curiosità è tanta su cosa dirà, ma ancor di più sugli impegni concreti presi a Ventotene che il governo italiano riuscirà a realizzare a Bruxelles. Di certo nell’isola del federalismo europeo che non c’e’ ancora ci saranno ad aspettarlo tutti coloro che hanno a cuore il futuro dell’Europa per ricordargli che solo con la costruzione della Federazione europea si potrà avere una Europa diversa dall’attuale perché più democratica, sociale ed equa, con più diritti e uno sviluppo ambientalmente sostenibile. E’ giusto opporsi al ripristino delle frontiere interne e chiedere una vera politica estera e per l’immigrazione comune, ma è giunto il momento di ripensare in profondità lo stesso assetto comunitario, attribuendogli, ad esempio, maggiori risorse proprie e varando un vero New Deal per far uscire definitivamente l’Europa dalla crisi, fino a giungere ad un vero e proprio governo federale dell’Eurozona.
Si tratta, infine, di rompere il circolo vizioso per cui l’Europa attuale non dà risposte concrete alle richieste dei cittadini poiché non dispone dei mezzi e delle competenze per fornire tali risposte, mentre i governi nazionali si nascondono dietro la disaffezione dei cittadini verso il progetto europeo per non dare all’Unione europea i mezzi e le competenze che sarebbero necessari.
In definitiva solo una netta scelta federale può garantire un nuovo corso per l’Europa, facendola uscire dall’impasse in cui si trova e rendendola protagonista delle grandi sfide globali del futuro. Se così non fosse Matteo Renzi perderebbe la grande occasione di svestire definitivamente i panni del novello Peter Pan. Speriamo, invece, che da Ventotene rilanci il progetto della Federazione europea, trasformandolo in qualcosa di concreto non solo nelle agende della politica, ma nella vita di milioni di cittadini europei. Per questi motivi saremo nella nostra isola che non c’e’ a far sentire le ragioni per gli Stati Uniti d’Europa.
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