La terra torna a tremare: forte scossa nel maceratese
Questa mattina, alle ore 05:11, una scossa di terremoto di magnitudo 4,6 (inizialmente stimata a 4,7, a 9 km di profondità) ha colpito Muccia, nel maceratese, a poca distanza da Camerino.
L’evento sismico ha prodotto un forte boato a cui è seguita una sequenza sussultoria durata alcuni secondi che ha creato grande spavento nella popolazione dell’intero comprensorio, già provata dagli eventi sismici del 2016. I comuni più vicini all’epicentro sono Muccia, Pieve Torina e Pievebovigliana.
Sono ravvisati danni ingenti alle cose, ma per fortuna non se ne sono segnalati alle persone, in una zona dove sono già molti gli sfollati. Il rischio è che possano risultare inagibili anche quegli edifici scampati alla furia distruttiva delle scosse precedenti, aggravando ulteriormente una situazione non facile.
L’evento è stato risentito in un’ampia zona, in particolare nella zona a nord-est dell’epicentro, nelle province di Macerata, Ancona, Pesaro, in Umbria, nel Lazio e, in modo lieve, a Roma. All’evento principale sono poi seguite una decina di repliche minori. Così, nell’entroterra maceratese, ma in generale in tutte le Marche, torna la paura tra la popolazione residente. A Muccia e dintorni, da Pieve Torina a Serravalle, la sequenza sismica in azione da settimane sta facendo registrare terremoti di intensità sempre maggiore.
Le prime analisi sul terremoto, pubblicate sul sito dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (INGV), evidenziano che “la scossa di quest’alba, come gli eventi avvenuti negli ultimi giorni in questa zona, ricadono nell’area della sequenza sismica iniziata il 24 agosto 2016 con l’evento di magnitudo 6.0 avvenuto nei pressi di Amatrice e Accumoli (RI) e culminato con l’evento sismico del 30 ottobre 2016 di magnitudo 6.5”.
L’evento odierno rappresenta, quindi, un incremento di energia rilasciata rispetto agli ultimi due mesi di sequenza. Si tratta, dunque, del medesimo processo ancora in atto nell’area appenninica che ha pesantemente colpito il territorio. La sequenza si è gradualmente sviluppata interessando un’ampia fascia dell’Appennino centrale, spiega INGV, un’area di circa 1.200 km quadrati, estesa per circa 80 km e larga circa 15-20 km, dalla provincia di Macerata, nelle Marche, alla provincia dell’Aquila, in Abruzzo.
La zona interessata dai terremoti di questi ultimi giorni si era attivata a fine ottobre 2016, tra il 26 e il 30 ottobre. Se si considera l’evoluzione temporale della sequenza sismica complessiva e l’energia rilasciata da tutti gli eventi sismici, si nota che negli ultimi mesi del 2017 sono stati localizzati in media 30-40 eventi al giorno. A inizio marzo 2018 la sismicità è aumentata, superando in un caso i 100 eventi al giorno, e anche in questi primi giorni di aprile ha superato i 140 eventi al giorno. Questo aumento è prevalentemente concentrato proprio nel settore più settentrionale del sistema di faglie attivato nel 2016, vicino ai comuni di Muccia, Pieve Torina, Pievebovigliana (MC).
Secondo i dati accelerometrici, l’evento presenta accelerazioni di picco che corrispondono a un’intensità strumentale su terreno roccioso pari al VI grado della scala MCS (http://shakemap.rm.ingv.it).
Mibact: operativa unità di crisi per verifica danni al patrimonio culturale
L’evento ha attivato sin dai primi momenti il Governo. In particolare, in una nota il Mibact informa che “il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo ha attivato le proprie unità di crisi per la verifica dei danni e la messa in sicurezza del patrimonio culturale eventualmente danneggiato dalla scossa di terremoto che ha colpito questa mattina il Maceratese”. A comunicarlo è Carla Di Francesco, Segretario Generale del Mibact, la quale sottolinea che “il personale del Mibact sia già in loco in stretto contatto con il Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, la Protezione Civile e i Vigili del Fuoco”.
Stefano Scarinzi
10 aprile 2018
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