La politica estera dell’Ue nell’Europa dell’Est
Relazione introduttiva di Paolo Carotenuto al Seminario “La politica estera dell’Ue nell’Europa dell’Est”, quarto incontro del V Ciclo di Seminari “I Mercoledì di Europalab” a cura dell’Associazione Prospettiva Europea, tenuto a Napoli presso lo Spazio Guida, mercoledì 11 novembre 2015, con la partecipazione dell’Ambasciatore Guido Lenzi.
La strategia dell’ultimo ventennio dell’Ue nell’Europa dell’est è rinvenibile sostanzialmente nella politica di allargamento. L’atavica incapacità dell’Unione di porre in essere una politica comune in grado di andare oltre i particolarismi dei singoli membri, con iniziative volte a scavalcare gli interessi comuni o inficiare un disegno strategico coerente, ha contraddistinto la politica estera nello scenario post Guerra fredda. Malgrado ciò l’Unione continua ad essere un punto di attrazione per i paesi usciti dall’influenza socialista del blocco sovietico.
La crescita dell’Ue a 28 stati è l’emblema di una politica di allargamento insita nel suo dna, al punto da derogare le rigide regole di ingresso sul piano economico e istituzionale. Una malleabilità vista da molti analisti come la ragione principale della quasi ingovernabilità in cui versa l’Ue, con un allargamento esclusivamente di natura politica. Non a caso Juncker, appena insediatosi alla guida della Commissione Europea, rilevò l’esigenza di sospendere l’allargamento per cinque anni, così da permettere di “digerire” l’ingresso dei nuovi arrivati.
Resta in piedi l’obiettivo di riunificare l’intero continente in una comunità fondata su un ordine liberale, in una partita che vede l’Ue contrapposta alla visione euroasiatica della Russia. Ed è nel confronto con la Russia che si gioca la partita a est dell’Unione.
La strategia portata avanti oggi è interamente legata all’adesione dei paesi balcanici. Serbia, Montenegro, Macedonia e Albania presentano problematiche interne irrisolte e al momento incompatibili con i criteri di adesione sul piano politico, economico e dei diritti (i criteri fondamentali per l’ingresso degli Stati sono la stabilità delle istituzioni democratiche, il rispetto di diritti umani e minoranze, l’esistenza di una economia di mercato, la capacità di far fronte agli impegni assunti nel processo di adesione, rispondendo agli obblighi previsti dall’unione economica e monetaria). Tuttavia la crisi ucraina e l’aggressività mostrata dalla Russia sullo scenario euroasiatico, sembrano spingere verso l’ulteriore espansione dell’Ue verso Est. Con il beneplacito degli USA.
Con l’espansione dell’UE, i paesi dell’Europa orientale e del Caucaso meridionale sono diventati più vicini. La loro sicurezza, stabilità e prosperità sono diventati una priorità per la stessa unione. Nel 2009 è stata avviata un’iniziativa politica comune, il partenariato orientale, per intensificare le relazioni dell’UE con sei paesi dell’Est europeo. Una più stretta collaborazione tra l’UE e i suoi partner dell’Europa orientale (Armenia, Azerbaigian, Bielorussia, Georgia, Repubblica di Moldova e Ucraina) è ritenuto un elemento fondamentale delle relazioni esterne dell’Unione.
Balcani Occidentali – L’UE ha sviluppato una politica per sostenere la graduale integrazione dei paesi dei Balcani occidentali nell’Unione europea. Il 1o luglio 2013 la Croazia è stata il primo dei sette paesi ad aderire all’UE, mentre il Montenegro, la Serbia, l’ex Repubblica jugoslava di Macedonia e l’Albania sono candidati ufficiali. I negoziati di adesione con il Montenegro e con la Serbia sono in corso. La Bosnia-Erzegovina e il Kosovo sono potenziali candidati: sebbene il Kosovo abbia dichiarato l’indipendenza dalla Serbia nel 2008, il suo status internazionale è ancora in sospeso.
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