La Champions più “nobile”
Il sorteggio dei gironi a Montecarlo alzerà il sipario sulla 64ª edizione della nuova Champions League, sempre più ricca e sempre più competitiva dopo la riforma UEFA del 2016.
Venghino signori, venghino! La Champions League è da sempre la casa dello spettacolo e delle stelle più luminose del panorama calcistico europeo, ma da quest’anno lo sarà ancora di più.
Merito della riforma approvata il 9 dicembre 2016 dalla UEFA, grazie alla quale le prime quattro federazioni del ranking UEFA hanno diritto a quattro squadre nella fase a gironi, senza più dover passare dai complicati play off.
Dunque, ai nastri di partenza 16 club su 32, il 50% del totale, a rappresentare l’élite del calcio europeo. Ridimensionata, di fatto, la riforma del 2009 voluta dall’ex presidente UEFA Michel Platini, che regalava notti di gloria anche alle squadre vincitrici dei campionati “minori”. Due le ripercussioni di questa modifica: una di natura tecnica e l’altra economica. Per quanto riguarda la prima, la presenza di così tanti top team renderà molto avvincente la competizione fin dalla fase a gironi. Meno partite con il pallottoliere a portata di mano e più big match, con potenziali gironi di ferro. Riguardo all’ambito economico, la presenza di tutte queste grandi squadre favorirà ulteriormente una massiccia affluenza di pubblico sia sugli spalti sia davanti agli schermi, con ovvi rialzi in termini di diritti televisivi. Inoltre, il nuovo sistema di distribuzione finanziaria premierà maggiormente le prestazioni sportive e il cammino nella manifestazione a discapito della quota relativa al market pool.
Tornando al calcio giocato, le favorite sono sempre le stesse, ma alcuni rapporti di forza sembrano mutati. Doveroso mettere in pole position il Real Madrid. Tre Champions consecutive e quattro nelle ultime cinque edizioni sono qualcosa in più di un semplice biglietto da visita. Impossibile, però, che gli addii di Zinédine Zidane e, soprattutto, di Cristiano Ronaldo non abbiano conseguenze sui Blancos.
In prima fila anche le altre due spagnole. Il Barcellona cerca riscatto dopo tre eliminazioni consecutive ai quarti di finale (le ultime due per mano di Juve e Roma) e, per farlo, si affida a Leo Messi, anche lui desideroso di rivalsa dopo la cocente delusione del Mondiale. L’Atlético Madrid è il solito osso duro indigesto per tanti, come dimostrato nella recente sfida di Supercoppa Europea con i cugini del Real. Dopo due Europa League vinte e due finali di Champions perse in maniera rocambolesca, Simeone cerca l’affermazione più importante e prestigiosa come sigillo della sua straordinaria esperienza alla guida dei Colchoneros.
Altra favorita d’obbligo è il Bayern Monaco. I campioni di Germania vogliono chiudere al meglio un ciclo ormai prossimo a esaurirsi, data l’età media avanzata e gli acciacchi di buona parte dei protagonisti. Riuscirà Niko Kovač nell’impresa fallita negli ultimi anni da due “santoni” come Guardiola e Ancelotti?
Proprio Guardiola guida l’assalto del suo Manchester City, da tempo alla ricerca della consacrazione europea, ma per ora fermo alla semifinale del 2016 come miglior risultato. Lo stesso destino accomuna anche il PSG, che lo scorso anno, nonostante i milionari acquisti di Neymar e Mbappé, è sembrato ancora scosso dall’incredibile 6-1 subito al Camp Nou dal Barcellona l’8 marzo 2017. L’ossessione dei francesi resta comunque inferiore rispetto a quella di Gigi Buffon, che, a 40 anni suonati, ha deciso di continuare a giocare per conquistare la coppa dalle “grandi orecchie” sfuggitagli tre volte all’ultimo atto.
Dici Buffon e pensi subito alla Juventus. I bianconeri chiudono il novero delle favorite, ma, secondo molte agenzie di scommesse, sono i principali candidati alla vittoria finale. La crescita europea degli uomini di Allegri è sotto gli occhi di tutti: due finali e due brucianti eliminazioni con Bayern Monaco e Real Madrid ne testimoniano la rinnovata grandeur continentale, che ha bisogno di essere certificata da quella vittoria che nella bacheca juventina manca ormai da troppi anni. E chi meglio di CR7 per provarci con decisione?
La Juve dà modo di approfondire il discorso sulla truppa italiana, formata nuovamente da quattro squadre nove anni dopo l’ultima volta e dopo tante stagioni con sole due rappresentanti, avendo spesso e volentieri perso una compagine nel play-off.
Napoli e Roma partono dalla seconda fascia: i partenopei vogliono migliorare la deludente campagna europea dello scorso anno (premature eliminazioni sia in Champions sia in Europa League) e l’arrivo di Carlo Ancelotti va proprio in questa direzione; i giallorossi, invece, vogliono dare seguito alla sorprendente semifinale raggiunta qualche mese fa. La curiosità più grande riguarda l’Inter, tornata nella massima competizione continentale dopo oltre sei anni di assenza. I nerazzurri ripartono dalla quarta e ultima fascia e rischiano un girone durissimo, ma chissà che la città della finale, ovvero Madrid, non rappresenti un importante carburante, poiché nella capitale spagnola l’Inter conquistò la Champions nel 2010.
La vittoria del club milanese ebbe come protagonista principale José Mourinho, il quale, però, dopo l’impresa del triplete, sembra aver perso la bacchetta magica, come dimostra il difficile avvio di stagione del suo Manchester United e il burrascoso rapporto con Paul Pogba, stella della squadra.
Tottenham e Liverpool completano le rappresentanti inglesi, ma se gli Spurs possono essere una outsider (ne sa qualcosa la Juventus, a un passo dall’eliminazione nell’ultima edizione), i Reds sono ormai una certezza dopo la finale di Kiev, persa solo a causa dei due clamorosi errori di Karius, sostituito tra i pali da Alisson.
Oltre al dominante Bayern, la Germania schiera il Borussia Dortmund, affidato alla concretezza del tecnico Lucien Favre, lo Schalke 04 dell’emergente allenatore italo-tedesco Domenico Tedesco, il più giovane nella storia del club, e la novità Hoffenheim, alla prima partecipazione alla fase a gironi a dieci anni di distanza dall’esordio assoluto in Bundesliga. Il vero protagonista della scalata dell’Hoffenheim è il giovanissimo allenatore Julian Nagelsmann, 31 anni, da due e mezzo in sella (il più giovane nella storia del massimo campionato tedesco) e capace di rifiutare le prestigiose panchine del Bayern Monaco e del Real Madrid.
Il Paris Saint-Germain sarà accompagnato da Lione e Monaco. L’Olympique ha perso lo scorso anno la straordinaria opportunità di giocare in casa la finale di Europa League, mentre la squadra del Principato deve riscattare l’ultimo posto nel girone della scorsa Champions, che ha in parte offuscato la semifinale del 2017.
Un cambiamento non di poco conto riguarda il sesto posto nel ranking, non più appannaggio del Portogallo, scalzato dalla Russia, che può così schierare da subito due squadre nella fase a gironi, con la Lokomotiv Mosca in prima fascia in qualità di campione. Il Portogallo ha perso una rappresentante e, in attesa del Benfica, può consolarsi con il Porto di Iker Casillas, tre volte vincitore della Champions, di cui detiene il record di presenze (171).
Un ritorno molto atteso è quello del Valencia, di nuovo presente dopo tre stagioni e formato da diverse conoscenze del calcio italiano, come Neto, Cristiano Piccini (una presenza in Serie A con la Fiorentina nel 2010 prima di un lungo pellegrinaggio nelle categorie inferiori) e le meteore interiste Murillo e Kondogbia.
Da menzionare anche le qualificazioni dell’AEK Atene e dello Young Boys. I greci, eliminati da imbattuti nell’edizione 2002/2003 (sei pareggi su sei) e assenti dal 2006/2007, sono stati capaci di interrompere l’egemonia nazionale dell’Olympiakos dopo sette titoli consecutivi, tornando al successo dopo 24 anni di digiuno. Il risultato acquista ancora più valore se si considera che appena cinque anni fa i giallo-neri si apprestavano a disputare il campionato di terza divisione dopo la retrocessione e la successiva mancata iscrizione nella seconda serie.
Prima assoluta nell’odierna Champions League per lo Young Boys. I giallo-neri di Berna, tornati campioni di Svizzera 22 anni dopo l’ultima volta, ponendo fine alla serie di otto successi di fila del Basilea, si riaffacciano nella prima fase della massima competizione continentale, dove mancavano dalla stagione 1986/1987 e in cui vantano come miglior risultato la semifinale del 1959 nella 4ª edizione della Coppa dei Campioni.
Altra storia degna di essere raccontata è quella del Salisburgo. Gli austriaci, sponsorizzati dalla Red Bull dal 2005 e da allora assoluti dominatori del campionato nazionale con nove affermazioni, potrebbero finalmente approdare alla fase a gironi dopo ben dieci eliminazioni consecutive nei turni preliminari.
Non solo le nuove modalità di accesso per la Champions “4X4”, ma anche nuovi orari, dato che le gare si giocheranno non più alle 20:45, ma alle 21, con due partite il martedì e due il mercoledì che nella prima fase inizieranno alle 18:55 sul modello dell’Europa League.
Come già avvenuto nei Mondiali e nella Supercoppa Europea, potrà essere effettuata una quarta sostituzione nelle sfide a eliminazione diretta giunte ai supplementari. Infine, dopo le fasi a gironi di Champions ed Europa League ogni club potrà inserire in lista tre nuovi calciatori idonei senza alcuna restrizione. Restando in tempi recenti, non si verificherà più una situazione come quella dell’ultima edizione, quando Coutinho, acquistato nel mercato invernale dal Barcellona, non poté disputare la fase a eliminazione diretta con il suo nuovo club essendo già sceso in campo con il Liverpool.
Il 18 settembre avrà inizio la road to Madrid, che il 1° giugno 2019 allo stadio Wanda Metropolitano incoronerà la squadra campione d’Europa sul campo e nelle casse nell’anno della Champions più ricca di sempre.
Stefano Scarinzi
29 agosto 2018
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