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ISTAT, ad aprile frena l’inflazione

Nel mese di aprile 2022, si stima che l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, registri una diminuzione dello 0,1% su base mensile e un aumento del 6,0% su base annua (da +6,5% del mese precedente).

Il rallentamento dell’inflazione su base tendenziale si deve prevalentemente ai prezzi degli energetici (la cui crescita passa da +50,9% di marzo a +39,5%) ed è imputabile sia alla componente regolamentata (da +94,6% a +64,3%) sia a quella non regolamentata (da +36,4% a +29,8%). Decelerano anche i prezzi dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +3,3% a +2,4%). Accelerano invece i prezzi dei servizi relativi ai trasporti (da +1,0% a +5,1%), quelli dei beni alimentari lavorati (da +3,9% a +5,0%), quelli dei beni durevoli (da +1,6% a +2,2%) e dei beni non durevoli (da +1,3% a +1,9%).
Pertanto, l’inflazione di fondo, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, accelera da +1,9% a +2,4% e quella al netto dei soli beni energetici da +2,5% a +2,9%.

Su base annua rallentano i prezzi dei beni (da +9,8% a +8,7%), mentre accelerano quelli dei servizi (da +1,8% a +2,1%); si riduce quindi il differenziale inflazionistico negativo tra questi ultimi e i prezzi dei beni (da -8,0 punti percentuali di marzo a -6,6).

I prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona accelerano (da +5,0% a +5,7%), mentre quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto rallentano (da +6,5% a +5,8%).

Il lieve calo congiunturale dell’indice generale è dovuto ai prezzi degli energetici regolamentanti (-12,5%) e, in misura minore, di quelli non regolamentati (-3,9%), la cui diminuzione è in parte compensata dalla crescita dei prezzi dei servizi relativi ai trasporti (+2,8%), degli alimentari lavorati (+1,6%), degli alimentari non lavorati (+0,8%) e dei beni non durevoli (+0,6%).
L’inflazione acquisita per il 2022 è pari a +5,2% per l’indice generale e a +2,0% per la componente di fondo.

L’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) registra un aumento su base mensile dello 0,4% e del 6,3% su base annua (da +6,8% nel mese precedente); la stima preliminare era +6,6%. L’aumento congiunturale dell’IPCA, a differenza del lieve calo registrato dal NIC, è spiegato dalla fine dei saldi stagionali prolungatisi in parte anche a marzo e di cui il NIC non tiene conto; i prezzi di Abbigliamento e calzature registrano infatti un aumento congiunturale pari a +5,5%.

L’indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (FOI), al netto dei tabacchi, registra una diminuzione dello 0,2% su base mensile e un aumento del 5,8% su base annua.

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