Il lo-fi vive ancora come genere e risulta vincente.
A volte ci si imbatte in un genere musicale chiamato lo-fi, la cui definizione è di difficile comprensione in quanto deriva da abbreviazione di low-fidelity. Si riferisce, appunto, alla pulizia del suono volutamente bassa, un suono sporco, quindi una bassa qualità che vuole essere così in quanto considerato più vero, più realistico.
Molti associano questo genere alla Generazione Z, quindi dei nati nell’arco di tempo a partire dal 1995 al 2010. In realtà quello è il periodo di diffusione del genere lo-fi ma i musicisti creatori del genere sono degli anni ’70.
Le caratteristiche di questo genere musicale riportano un po’ al passato in quanto vengono inseriti nella musica di base rumori del quotidiano o conosciuti, tipo rumori e suoni della natura, voci di bambini che giocano, mano che scorre sulle corde della chitarra, quindi suoni ambientali e anche discorsi o frasi prese da film cult e che riportano un po’ al passato e ci rendono nostalgici di tempi vissuti, magari quando si era più piccoli e si vedeva il mondo da un altro punto di vista; si era più felici e fiduciosi.
Ma la lo-fi, anzi il termine il dittongo lo-fi nasce anche prima degli anni ’80 e definiva una musica non buona, non raffinata. L’utilizzo del termine per l’identificazione di un genere preciso nasce dal connubio tra musica degli anni ‘70 e ’80 e hip hop più recente.
La lo-fi è frutto di una produzione cruda senza aiuto o interferenze di professionisti, il tutto viene maneggiato arrangiato e prodotto da coloro che sono appassionati senza essere specialisti che rende accessibile alla creazione di musica soprattutto gli appassionati e amatori che non hanno troppa strumentazione a disposizione. Brutalmente potremmo dire una produzione fatta in casa. Si fa coincidere la nascita di questo genere con la musica creata e prodotta dal giapponese Nujabes anche grande discografico che purtroppo perse la vita all’età di 36 anni in un incidente stradale. La sua musica vuole creare l’atmosfera, vuole predisporre l’animo alla serenità, pace, calore, nostalgia e gioia.
Sulla stessa scia anche J Dilla, Madlib, gli A Tribe Called Quest che nel singolo “Electric Relaxation” fanno ripetere, al rapper Q-Tip il mantra ipnotico «relax yourself, girl, please settle down» ovvero «rilassati, ragazza, calmati» su un beat hip-hop sostenuto da un groove incalzante ma avvolgente, rassicurante.
Per quanto riguarda i video di solito sono immagini di cartoni animati giapponesi del passato o scene di film vecchi, sempre qualcosa che ci riporta indietro ad un tempo migliore
Oggi assistiamo ad un processo inverso e cioè si va a sporcare brani perfetti di alta fedeltà del suono. Ma l’effetto è lo stesso.
Consiglio questo genere per coloro che amano ascoltare musica anche quando non possono essere distratti dall’attività lavorativa ma vogliono non sentirsi soli.
Lisa Muto
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