I napoletani riscoprono la passione di parlare della propria storia.
Dopo il vergognoso episodio a Bergamo, vittima una ex professoressa di storia dell’arte in pensione, multata per aver spiegato ed illustrato aspetti architettonici della Città in modo gratuito a turisti, a Napoli si fa attenzione o meglio non si passeggia tranquillamente mentre si illustra la storia ed architettura della Città a propri conoscenti, familiari o amici.
Eppure in un momento di crisi così profonda della cultura sarebbe cosa giusta e buona che tutti noi riprendessimo a parlare della nostra storia e soprattutto della nostra architettura, argomenti che alimentano la mente e il cuore oltre alla riflessione profonda sui cambiamenti che hanno influenzato la nostra civiltà e su ciò che di buono e/o cattivo abbiamo conquistato o perso.
Fare i conti con ciò che culturalmente è stato, con la tradizione culturale della nostra città ci obbliga a fare inevitabili paragoni tra quello che eravamo in passato e che abbiamo rappresentato agli occhi delle altre culture con quello che oggi siamo e rappresentiamo.
Come è ben noto a tutti la cultura non si racconta in un solo modo, le versioni della storia sono tante e certamente non possono essere standardizzate e stereotipate in un’unica declinazione di racconto. A ciò si aggiunge che ognuno di noi sceglie le letture che ritiene più attinenti all’aspetto che più lo appassiona e quindi il racconto si guarnisce e impregna di quel valore aggiunto che sarà unico nel suo genere. Questa è una differenza fondamentale soprattutto nella scelta di coloro che ti parleranno della Città e che sapranno appagare le nostre diverse e disparate curiosità sugli eventi che furono e sulle loro interpretazioni.
Il punto di domanda è: il raccontare la storia di una Città, l’architettura o la tradizione è una prerogativa solo di coloro a cui è stato riconosciuto un certificato o attestazione, o il c.d. patentino, o anche di tutti coloro che conoscono i fatti per aver studiato, letto individualmente o tramite un percorso formativo di vario genere, di coloro a cui è stato tramandato un racconto di vita diretta e che esprime la propria conoscenza con un suo personale valore aggiunto?
Quando si è in una Città da visitare e scoprire, a molti piace scegliere la propria “guida” che empaticamente li, come dire…,”ispira”, a cui si affidano per il racconto della storia e della cultura della Città aspettandosi anche un coinvolgimento emozionale.
Questa scelta nella maggior parte degli stati europei ed internazionali esiste ed è libera, in Italia no, e il disallineamento della nostra organizzazione in tema “guida turistica” con gli altri stati è dimostrato anche da siti come “With Locals”, che cerca persone del posto che portino in giro i turisti mettendoli in contatto con la vita quotidiana della città, con i locali più frequentati dai “locals” e con la loro storia, mista di miti e tradizioni.
Lisa Muto
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