Golpe, Contro-Golpe e Contro-Contro-Golpe
La Turchia è stata per il mondo un esperimento di modernizzazione e laicizzazione dall’alto. Per essere chiari (anche se imprecisi) si immagini che, nel Medio Evo spagnolo, si fosse affermata una casta di militari con idee illuministiche ante litteram, tanto da imporre con la forza il laicismo, la libertà e la democrazia. E che questo miracolo durasse tanto a lungo, da far sperare che fosse definitivo.
Mustafà Kemal, il Padre dei Turchi, era tuttavia troppo intelligente per farsi illusioni. Sapeva che la nazione avrebbe corso il rischio di tralignare e per questo dette mandato ai suoi successori militari di intervenire, quando ciò si fosse verificato. E così è stato. Dopo che il leader è scomparso, i militari sono più volte intervenuti per riportare il Paese sulla retta via. Naturalmente le potenze occidentali, pensando di saperla lunga, si sono scandalizzate di questo momentaneo ricorso alla forza e non hanno badato a sufficienza al fatto che ogni volta, ripristinato il laicismo, i golpisti riconsegnavano le istituzioni alla democrazia e rientravano nelle caserme. Fino a farsi dimenticare.
Tutto ciò è durato fino all’arrivo di Recep Tayyip Erdoğan. Con lui la Turchia è andata sempre più indietro, è divenuta sempre più islamica e sempre più bigotta, fino ad incoraggiare il velo per le donne e a sostenere i terroristi del sedicente Stato Islamico. Infine, approfittando del colpo di Stato più maldestro che si sia visto (come se i militari turchi si fossero mostrati singolarmente incompetenti nel compiere un atto che era largamente nelle loro tradizioni) in questi giorni Erdoğan si sta impadronendo totalmente della nazione, sta gettando in galera non decine, non centinaia, e neppure migliaia di oppositori veri o presunti, ma decine e decine di migliaia di persone, fra le quali, oltre ovviamente a dei militari, anche magistrati e docenti. Come se si volesse decapitare l’intellighenzia della nazione. Il modello indimenticabile in questo campo è il comportamento di Stalin, in Polonia, che portò al massacro di Katyn. E le potenze occidentali non hanno nulla da dire.
Forse dovremo rassegnarci a vedere tramontare quel modello di modernizzazione democratica dall’alto. Avremo al suo posto una delle tante satrapie mediorientali in cui comanda un sultano che copre l’oscenità della sua qualifica chiamandosi Presidente. Ma certo nessuno mai si è illuso che Saddam Hussein fosse il capo delle istituzioni democratiche irakene. E neanche stavolta chi ha buon senso si fa illusioni sulle reali intenzioni di questo signor Erdoğan.
E tuttavia, forse, la Turchia non è perduta per la stessa ragione per la quale l’attuale Presidente ha potuto impadronirsi del potere.
“L’Ancien Régime et la Révolution”, a parere di molti, è il miglior libro di Alexis de Tocqueville. A distanza di anni, si ricorda che il libro dimostra con dovizia di prove che non ci fu una profonda – e soprattutto improvvisa – differenza fra la Francia pre e postrivoluzionaria: l’evoluzione che portò dall’una all’altra fu graduale e la continuità prevalse sulla rottura.
Utilizzando questo principio interpretativo della storia, è lecito pensare che il trionfo di Erdoğan – per non dire ciò che si può temere per il domani – sia dipeso dal fatto che, malgrado ottant’anni di Kemalismo, la Turchia abbia conservato il suo fondo islamico, arretrato e tendenzialmente antidemocratico. E su questo farebbe leva il regime attuale. Sembrava che Mustafà Kemal avesse realizzato un miracolo e forse gli anni recenti ci hanno rivelato che, come tutti i miracoli, o non si era veramente avuto, o non era un miracolo.
Ma questo stesso ragionamento è double face. Se è vero che, malgrado ottantant’anni di Kemalismo, la Turchia può ancora avere nostalgia del Sultano e dell’assolutismo sotto il segno di Maometto, è anche vero che, nel momento in cui dovesse assaggiare veramente che cosa ciò significhi, potrebbe ricordarsi che, dopo tutto, aveva più ragione Atatürk. Che si viveva meglio quando nei locali pubblici era imposto di vestire all’europea, quando era lecito bere alcoolici, quando c’era la libertà di stampa e, soprattutto, ogni tanto, si votava.
Se il recente golpe non è andato a buon fine, forse è perché una buona parte della nazione è con Erdoğan. Ma se il ras sbaglierà le ulteriori mosse, potrebbe scoprire che, come prima il Paese si è rivelato più islamista di quanto si credesse, poi potrebbe rivelarsi più kemalista di quanto lui oggi sospetti. E quel giorno a sostenerlo con la forza non è detto che trovi gli uomini in divisa.
Gianni Pardo, pardonuovo.myblog.it
20 luglio 2016
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