Gli alberi vivono e ci aiutano a vivere
Gli alberi non sono un bene privato ma un bene comune.
Experto crede: aliquid amplius invenies in silvis quam in libris. Ligna et lapides docebunt te, quod a magistris audire non possis. (S. Bernardo di Chiaravalle, Epistole, CVI, 2: “Credi a chi ne ha esperienza: troverai qualcosa di più grande nei boschi che nei libri. I tronchi e le rocce ti insegneranno ciò che non puoi apprendere dai maestri”).
Senza alberi la vita sulla terra sarebbe impossibile.
Fin dagli inizi del mondo, prima della comparsa dell’agricoltura, l’albero ha rappresentato il simbolo di vita: provvede spontaneamente al proprio sostentamento offrendo cibo e benefici all’uomo.
Nelle diverse culture ed epoche ha incarnato la vita e la sacralità. Venendo alla loro importanza, oggi sempre più crescente, e alla loro presenza ormai indispensabile ricordiamo, di seguito, il loro contributo alla vita.
Gli alberi forniscono l’ossigeno e sono al contempo una parte insostituibile della catena alimentare del nostro pianeta. Attraverso i processi di respirazione e fotosintesi, fanno la loro grande parte nel combattere il riscaldamento climatico assorbendo l’anidride carbonica e contribuendo alla pulizia dell’aria; incamerano inquinanti come biossidi di zolfo, ozono, ossidi di azoto. Un albero assorbe quasi 10 kg di anidride carbonica nell’arco della sua vita. Nelle Città con una presenza maggiore di laberi maggiore risulta la termoregolazione ambientale. Mentre nelle campagne e nei monti, contribuisco alla riduzione dell’erosione del suolo e dissesto idrogeologico, e alla salvaguardia degli argini e dei terreni attraversati dalle acque.
Quindi agli alberi possiamo riconoscere non solo la bellezza e il benessere percepito dalla loro ammirazione ma la funzione di “servizi ecosistemici” per l’umanità: influenzano il microclima migliorando la qualità dell’aria e la temperatura, attraverso l’ombreggiamento svolgono un’azione di filtro atmosferico, permettendoci di respirare aria pulita, combattono l’inquinamento, fungono da schermo contro il rumore e assicurano in molti casi la privacy.
Gli alberi non sono utili solo dal punto di vista ecologico, quindi, ma anche da quello sociale. In senso più moderno, basta pensare al paesaggio e ai benefìci offerti da un bosco in termini di bellezza percepita in più donano anche grazia e bellezza alle zone urbanizzate, anche se questo aspetto deve essere considerato secondario rispetto ai benefici primari.
Nelle grandi città come Napoli la loro presenza risulta indispensabile: hanno un effetto benefico sulla salute e sulla psiche, oltre alla capacità di abbattere polveri sottili e gas inquinanti, gli alberi sono efficaci nel combattere depressione, stress ed altri mali moderni: basterebbe pensare alla loro postura, tesa verso l’alto, la loro maestosità e alla loro energetica immobilità, così opposta alla frenesia dei tempi moderni. Camminare o pedalare lungo sentieri immersi nella natura, sedersi su una panchina in un parco pubblico o privato che sia all’ombra di alberi, fa bene alla mente e al fisico e rallenta l’invecchiamento, stimolano la creatività e il benessere nei bambini.
Nelle città inquinate in cui scarseggia il verde, la qualità della vita percepita (e misurata) è bassissima, rispetto alle città più “verdi” dove si è puntato sulla natura, sugli alberi e sui giardini. Spesso l’importanza di filari alberati e siepi per la mitigazione dei rumori del traffico (tra le maggiori cause di stress) nelle città è trascurata.
Legambiente ha pubblicato i seguenti dati:
A Napoli, nei parchi privati è attiva una vera e propria deforestazione ingiustificata. Gli alberi vengono tagliati perché persone sole in casa non riescono a vedere bene chi si trattiene nello spazio a verde, perché si vuole parcheggiare un’ulteriore macchina, perché gli alberi hanno bisogno di manutenzione e non vogliamo sostenere questa spesa, perché l’amministratore fa il piacere alla condomina che non riesce più a chiacchierare dal balcone con la cognata difronte, ed altro. Ma la cosa che mi fa rimanere basita è il processo di autorizzazione del taglio degli alberi. Viene presentata al Comune una richiesta dall’agronomo che ha sottoscritto la relazione o dall’amministratore del condominio con allegata la relazione dell’agronomo, e il Dirigente del servizio verde della Città, del comune di Napoli, autorizza senza eseguire o far eseguire un sopralluogo in contraddittorio e senza stilare un verbale del relativo sopralluogo. Ciò sta a significare che Napoli, carentissima di verde, è destinata ad essere quasi un’area desertica contrariamente a quanto invece viene valorizzato a livello internazionale e comunitario. Eppure, in questi uffici, sono presenti agronomi, la cui passione principale dovrebbe essere il recupero e la valorizzazione della natura anche per il beneficio che ne scaturirebbe, come esposto sopra.
Mi reco presso gli uffici di Salita Pontecorvo, 62 espongo un caso particolare; un condominio di viale Augusto, tra l’altro anche vincolato dalla Soprintendenza dei beni Culturali, dove è avvenuto lo scempio e mi viene detto che quell’autorizzazione è stata rilasciata da un vecchio Dirigente. Vorrei capire meglio e vedere il regolamento interno che non mi viene mostrato. Evidenzio, conoscendo tutte le fasi di quel “disboscamento”, che nella relazione agronomica vi era scritto: “(…) alberi poco gradevoli (…)”.
Mi sembra la cernita ariana, non sono tutti alberi (gradevoli e meno gradevoli): quelli meno belli possono essere abbattuti, anche se la loro funzione è uguale se non migliore degli altri. Nella relazione, inoltre, si dà grande spazio alla parola abbattimento senza cause di pericolo mentre una sola volta viene consigliato, come eventualità, il rinfoltimento degli alberi e la sostituzione di quelli abbattuti senza un reale motivo.
I parchi con la presenza degli alberi sono da considerarsi un bene comune della città e non vedo chiaro il senso di un’autorizzazione, da parte del Comune, senza un controllo effettivo e una valutazione nel merito. Si tratta quindi, ancora una volta, di una procedura burocratica, istituita esclusivamente per la riscossione di un tributo per l’abbattimento. Ma per la sola riscossione di un tributo non è richiesta neanche di una laurea in Scienze Agrarie e Forestali.
Lisa Muto
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