Europa 4.0 Il futuro è già qui
La recensione del Prof. Mario Raffa, delegato dell’Università di Napoli Federico II al Premio Nazionale per l’Innovazione e allo Start Cup Campania
Si discute tanto di Europa in queste settimane. Spesso mettendo avanti i problemi e trascurando i risultati che si sono ottenuti in questi decenni.
Il volume “Europa 4.0. Il futuro è già qui” curato da Roberto Giuliani e Paolo Carotenuto, con la prefazione di Peppe Iannicelli e le conclusioni di Franco Chiarenza, è una pubblicazione che volutamente mira a raggiungere un grande pubblico per alimentare il confronto civile allo scopo di costruire un’altra Europa.
Ed è un compito faticoso ed ambizioso, ricorda Peppe Iannicelli, nella prefazione: “Ripartire dalle urgenze del tempo presente ha dunque lo scopo di rilanciare questo spirito e questo sentimento europeo affievolito”. E continua: “Parliamo dunque dell’evoluzione dei rapporti sociali ed economici, della rivoluzione digitale, di mercati e conoscenze, del patrimonio culturale e delle tecnologie, di donne, piccole e medie imprese e start up. Sono le questioni chiave paragonabili a pane-pace-energia del dopoguerra”.
Il volume è diviso in parti dedicate alle diverse questioni in campo.
La parte I è dedicata all’Era digitale: istruzioni per l’uso.
Roberto Giuliani spiega che il volume, inserito nella collana Europalab, nasce dalla collaborazione tra l’Associazione Prospettiva Europea e il gruppo editoriale Caffè Orchidea, con l’obiettivo di riflettere sulle nuove sfide dell’Era digitale, alimentando un nuovo rapporto con il territorio, a partire da una nuova consapevolezza dei graduali livelli di identità: locale, nazionale, europea.
I laboratori di idee e progettualità portati avanti da un team di professionisti con competenze diversificate supportano una rete collaborativa che raccoglie “le diverse esperienze in una piattaforma comune di attività di formazione, informazione e progettazione di respiro europeo”.
“L’economia europea,nonostante le criticità, resta la più avanzata e aperta alla cultura dell’innovazione”. Ne sono testimoni i piani degli ultimi decenni e l’attenzione dedicata alla “sfida digitale nel negoziato per la programmazione del prossimo settennato 2021-2027, con l’individuazione della prima priorità strategica Europa più intelligente, la conferma dell’impegno nel campo della ricerca e innovazione con Horizon Europe e la creazione dello specifico programma Europa Digitale”.
Più in generale l’attenzione alle trasformazioni del lavoro e dei servizi si accompagna con investimenti in ricerca e sviluppo, promozione di nuove imprese innovative. Basti ricordare i programmi di finanziamenti europei e nazionali, quali Resto al Sud, Autoimprenditorialità, Smart and Start, Cultura Crea. Particolare poi è l’attenzione alle persone della fascia 35-49 anni. Una generazione di mezzo che ha vissuto a cavallo del passaggio dall’analogico al digitale e per questo corre il rischio di pagare un prezzo notevole. A queste persone vanno date delle risposte capaci di superare le difficoltà della vita di tutti i giorni cercando di cogliere le opportunità del futuro.
Paolo Carotenuto nel saggio “Società data driven e innovazione tecnologica:come cambia il mondo sempre connesso” illustra come le sfide del cambiamento in un mondo sempre più connesso richiedono accanto all’istruzione dei veri percorsi di partecipazione ai processi che generano soluzioni innovative. E questo richiede piattaforme partecipate, meno costose, capaci di favorire decisioni più veloci, più giuste, più efficaci.
Il volume nella parte II affronta il tema dell’Europa nell’Era digitale.
Guido Lenzi nel saggio “L’Europa: evoluzione della specie”, sottolinea la necessità della politica di tornare a narrare le motivazioni del progetto europeo.
Andrea Pierucci nel saggio “La politica industriale nella strategia UE” sottolinea come l’attenzione all’industria manifatturiera si accompagna a quella per le piccole e medie imprese egualmente interessate all’impiego delle tecnologie digitali.
Il volume nella parte III affronta il tema “Verso nuovi modelli di società”.
Mirella De Benedictis nel saggio “Sharing economy, la sconosciuta e il risveglio degli asset dormienti”, delinea le direttrici innovative della nostra società: la condivisione dell’uso della tecnologia e il passaggio dall’epoca del possesso a quello dell’accesso. Un modello in cui è crescente l’utilizzo e lo scambio di beni e servizi piuttosto che il loro acquisto e consumo.
Roberta Ferrara nel saggio “L’Europa dei diritti sociali nell’era del lavoro digitale” illustra come la crescita delle nuove forme di lavoro impongono una rivisitazione della regolamentazione al fine di garantire pari tutele sociali a tutti i lavoratori.
Carmen Sallorenzo nel saggio “Soft skills, formazione e lavoro delle donne: cosa cambia con l’era digitale”, illustra le più importanti soft skills nell’epoca dell’industria 4.0. E per le donne il legame tra queste soft skills la formazione e il lavoro ai fini del raggiungimento degli obiettivi professionali.
Ciro Cafiero e Edoardo Fioriti nel saggio “Potenzialità e rischi del crowd work nell’era della rivoluzione tecnologica” illustrano la potenzialità e i rischi collegati alla forma di lavoro detta “crowd work”, forma di lavoro in cui le imprese insediate in una parte del mondo richiedono lavoro alla “folla” di persone (crowd) connesse attraverso la piattaforma digitale.
Loredana Orlando nel saggio “Una vita da precario – La prospettiva della Lost Generation” illustra la necessità di norme capaci di assicurare una certa stabilità e tutela normativa ad una “folla” di lavoratori, moltissimi giovani, oggi fortemente precari.
Il volume nella parte IV affronta il tema “Innovazione e trasformazioni sociali”.
Giacomo Bandini e Saro Freni nel saggio “Competenze e automatizzazione: storia e attualità dei processi di innovazione” illustrano l’evoluzione delle competenze connesse con l’evoluzione dell’industria fino ad arrivare alle nuove sfide legate al digitale. La riorganizzazione del sistema educativo è il primo passo.
Luigi Di Vicino nel saggio “Architettura 4.0. Nuovi stili di design per un nuovo modello di società” accenna ai nuovi linguaggi e ai nuovi materiali mai concepiti in precedenza che tanto incidono sulla qualità della vita umana quotidiana.
Giovanni Di Cecca nel saggio “La rivoluzione dei FabLab” illustra il cambiamento della fabbrica caratterizzata rispetto al passato da professionisti sempre più specializzati,interconnessi e informatizzati. I FabLab, una specie di officina in cui si progettano oggetti che vengono realizzati con Stampanti 3D, vedono crescere da una parte la co-progettazione e dall’altra la comunità di professionisti coinvolti: studenti, informatici, ingegneri e makers. Cresce nel contempo il rapporto con il territorio dando luogo a nuove forme di sviluppo locale sostenibile.
Viviana Miele nel saggio “Innovazione tecnologica e Scienze umane: un nuovo modello di valorizzazione del patrimonio culturale” illustra come le Digital Humanities mettono insieme le scienze umane e le tecnologie per poter analizzare i nuovi prodotti di un’industria culturale sempre più ibrida.
Giuseppe Avigliano nel saggio “Nuovi rivoluzionari, stessi libri” illustra l’evoluzione che i libri hanno avuto nel corso delle varie rivoluzioni sottolineando che non smetteremo di leggerli su carta, formidabile mezzo di diffusione delle idee e anche stavolta, un oggetto tanto antico, riuscirà a superare una nuova rivoluzione industriale, anche se la stagione 4.0 ridefinirà le pratiche legate all’editoria.
Il volume nella parte V affronta il tema delle Start up e PMI nel nuovo scenario competitivo.
Eleonora Zampetti nel saggio “Le nuove sfide per le PMI” illustra le tante misure a favore delle PMI innovative e come lo sviluppo di una rete nazionale a sostegno della digitalizzazione delle imprese favorirà nei prossimi anni la competitività a livello internazionale.
Mario Angiolillo nel saggio “L’accesso ai mercati di capitali per Start up e PMI attraverso nuovi strumenti della finanza globale” illustra gli strumenti della finanza costruiti ad hoc per favorire l’accesso ai mercati di capitali accertato che il programma Industria 4.0 (trasformato poi in Impresa 4.0) rappresenta una grande potenzialità di sviluppo delle aziende indipendentemente dalla loro dimensione.
Lucia Guadagni nel saggio “Il Piano nazionale Impresa 4.0: storia evoluzione e cenni normativi” illustra come il piano rappresenta per tutte le aziende l’occasione per cogliere le opportunità legate alle nuove tecnologie. Il piano Impresa 4.0 allarga i benefici alle aziende del terziario e incentiva la formazione necessaria per utilizzare al meglio le tecnologie digitali.
Antonio Saggese nel saggio “Il tessuto produttivo del Mezzogiorno di fronte alla sfida dell’innovazione” sottolinea le enormi opportunità di crescita per quei territori rimasti indietro nelle precedenti fasi, come il Mezzogiorno, chiamato oggi più che mai a raccogliere la sfida dell’innovazione.
Franco Chiarenza nelle conclusioni tira le fila dei vari contributi e sottolinea il ruolo centrale della Pubblica Amministrazione nei percorsi di innovazione.
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