Europa 4.0 fra territori e tradizioni
Articolo di Francesco Pascuzzo, pubblicato su www.paginasette.it – 29.10.2019, sull’ottava presentazione del volume Europa 4.0 della Collana Europalab (Napoli, Centro studi Golia, 26/10/2019)
“L’Europa che vogliamo è un’Europa 4.0 aperta al futuro, capace di vincere le sfide dell’innovazione, idonea a trasformare le crisi in opportunità” (cit.) è quanto scritto in prefazione dal giornalista tv ed esperto in comunicazione istituzionale Peppe Iannicelli. Parliamo di libri, anzi… di una collana, che viene avviata grazie alla prima pubblicazione di EuropaLab (rivista edita dall’associazione Prospettiva Europea di Napoli) e che raccoglie contributi scientifici attorno alle tematiche d’attualità legate all’Unione Europea.
Due i curatori della nuova edizione – presentata in maniera ciclica fra Napoli e il resto d’Italia in questi ultimi mesi – ovvero il giornalista Paolo Carotenuto e l’esperto in euro progettazione Roberto Giuliani (assoc. Prospettiva Europea). Grandi firme, già da questo primo numero intitolato Europa 4.0 Il futuro è già qui . Dal diplomatico Guido Lenzi al prof. Andrea Pierucci, con lunga esperienza tra le istituzioni comunitarie di Bruxelles, senza dimenticare ovviamente il già citato Peppe Iannicelli che ha curato la prefazione del volume. Ma sono solamente alcuni tra i tanti autori che hanno contribuito a questa prima uscita della collana EuropaLab.
Le sfide del digitale e dell’innovazione tecnologica in genere hanno stavolta affrontato il tema dei piccoli territori dalle grandi potenzialità, protagonisti presso il Centro Studi ‘Pietro Golia’ di Napoli lo scorso 26 ottobre. Dal casertano e precisamente dalla zona del Monte Massico, nel mezzo dell’ ager Falernus, l’argomento cardine del libro Europa 4.0 ha incontrato le voci di un territorio ricco di tradizioni e di eccellenze enogastronomiche. Ciò con l’input verso una più stretta collaborazione fra realtà locali vicine, con la speranza di fare rete e, magari in futuro, di fare sistema.
A dar voce a tali istanze è il presidente dell’Associazione culturale Athena di Falciano del Massico (il cuore pulsante del vino Falerno Doc) Massimo Didonato. Agganciandosi a quanto sostenuto dai relatori a proposito di networking fra imprese, mondo del lavoro, Europa e terzo settore, emerge così la volontà di un territorio vocato al vino ed alle coltivazioni tipiche di poter giocare un ruolo simile a quello – citato da Paolo Carotenuto – del vicino Sannio Città Europea del Vino 2019 per Recevin. L’esperienza di rete e quindi di sistema, avviata felicemente e con successo dai cinque comuni beneventani attorno all’oro chiamato Falanghina del Sannio Dop, serva allora da input anche per l’ager Falernus.
Un luogo ricco di storia per un vino dalle antichissime radici, oggi Falerno del Massico Doc, citato dai classici greci e latini; uno fra i primi vini serviti a tavola nell’antica Roma, che avrebbe la capacità di generare un’esperienza di coesione simile, collegando archeologia, cultura ed enogastronomia locale nell’ottica di una più ampia dimensione europea. Di tale nettare dalle lontane origini sono state poi apprezzate le varie peculiarità gusto-olfattive, la robustezza, l’intensità e la persistenza classiche delle uve primitivo (gradazione alcoolica compresa fra il 14 ed il 15 %) alla base del rosso per eccellenza della fascia costiera casertana.
Perchè, come sottolineato da Roberto Giuliani in apertura, l’Europa non venga percepita come qualcosa di lontano da noi ma anzi – cogliendone le opportunità attuali di sviluppo e di crescita del territorio – come un futuro che è già qui, davanti ai nostri occhi (cit.).
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