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Continuiamo a fare acqua da ogni dove

Negli ultimi giorni Napoli come altre città dell’Italia è stata scenario di piogge dirompenti , bufere improvvise  e forti precipitazioni. Purtroppo, come è noto, quando le piogge si presentano dopo un periodo di forte siccità il terreno non assorbe acqua, diventa quasi impermeabile. In queste situazioni entra in gioco la gestione dei sottoservizi stradali; le fognature o sistema di drenaggio urbano. Come tante idee di ingegno anche questa non è certamente di epoca moderna ma risale all’incirca al 2500 e 2000 a.C.  in un territorio che oggi corrisponde al Pakistan, esse si presentavano come una serie di canali in mattoni che convogliavano le acque reflue provenienti dalle abitazioni.  Nel VII secolo a.C.i Romani per bonificare le vallate realizzarono una rete fognaria efficientissima e nota come la Cloaca Massima, prima a cielo aperta e poi coperta per l’espansione urbanistica. Oggi nel 2022, ventunesimo secolo, siamo ancora alle prese con problemi di gestione delle fognature, acque nere o acque bianche che siano, il punto è sempre lo stesso mentre in passato la loro gestione è stata indice di un’evoluzione verso la civiltà e l’evoluzione delle comunità in piccoli centri abitati e poi Città, oggi certamente la gestione rappresenta un’involuzione, un ritorno all’inciviltà oltre alla cattiva o assenza totale di una gestione razionale e programmata. Ciò lo si può affermare senza ombra di dubbio visto le situazioni di disagio, di pericolo, anche sanitario che si presentano dopo un temporale.img_20220812_192655

In breve, i sottoservizi hanno lo scopo di raccogliere l’acqua piovana che ruscella lungo la piattaforma stradale (impermeabile) e di convogliarla al recapito finale previa, la depurazione delle acque di prima pioggia dagli oli incombusti e dalle sostanze inquinanti (questo solo per alcune regioni). L’efficienza dei sotto-servizi, oltre a essere legata a caratteristiche geometriche degli stessi (diametro degli spechi, pendenza dei rami fognari, geometria dei raccordi, ecc.), è determinata dallo stato di manutenzione sia dei tratti fognari (scabrezza delle superfici interne dei tubi, presenza di ostruzioni, disarticolazione dei giunti a causa delle vibrazioni indotte dal traffico veicolare, ecc.), sia alla pulizia delle strade. È infatti evidente che periodi di assenza di pioggia contribuiscono all’accumulo di sporcizia e detriti lungo le strade (polvere, fango, foglie secche, materiale organico e no) che trasportate dall’acqua di ruscellamento possono ostruire alcune caditoie (le griglie su strada attraverso cui l’acqua arriva al condotto fognario), metterne fuori gioco altre per eccesso di portata, provocando la formazione di veri e propri torrenti di detriti e fango. Le piazze si trasformano così in laghi e le strade in fiumi con tombini che invece di ricevere, rigettano acqua.

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A tale problema si unisce la siccità indotta dai mutamenti climatici che si somma all’inefficiente raccolta e distribuzione della riserva idrica. Secondo i dati raccolti dall’Istat, in Italia si perde complessivamente il 42,0% dell’acqua immessa in rete. In altre parole in Italia la dispersione in rete è quantificabile in 156 litri al giorno per abitante. Una situazione drammatica che dovrebbe far riflettere sulla necessità di rimettere mano ai modelli di gestione attuali, evidentemente ancora molto lontani da modelli di efficienza industriale. Oggi continuiamo a sentire parlare di PNRR per progetti che interessano vari settori soprattutto dell’edilizia ma non ho ancora sentito  di un progetto che si occupa di rimettere a posto le basi di una Città e quindi di ripristinare non solo le misure di sicurezza relative alla gestione del sottosuolo ma anche di ripristinare le misure minime di igiene  delle strade. Se a questo aggiungiamo anche l’aspetto ambientale siamo molto lontani da quello che oggi è inteso come società civilizzata.

Lisa Muto

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