Centro Direzionale di Napoli: Tange si rivolta nella tomba….: dovevate solo gestirlo!
Verso la metà degli anni sessanta il comune di Napoli individuò un’area industriale dismessa, di circa 110 ettari di terreno, per la costruzione di un polo di uffici amministrativi, con strutture a quel tempo quasi futuristiche, dove sarebbero dovuti confluire gran parte degli uffici di aziende private e pubbliche di servizi in modo da tenere concentrate in un’unica grande sede, il Centro Direzionale, tutti i servizi al cittadino così da evitare congestioni del traffico al centro della Città.
Il progetto, affidato al giapponese Kenzō Tange, architetto con grandi qualità urbanistiche e capacità di connubio di nuove esigenze con vecchi scenari, fu approvato nel 1982.
L’esecuzione dei progetti e quindi la costruzione dei grattaceli venne poi affidata ad architetti di fama internazionale tra cui Renzo Piano. Spicca la torre della Telecom (circa 129m di altezza) e subito dopo le torri dell’Enel dette anche torri gemelle ora vuote e in uno stato evidente di abbandono e pericolo.
Il progetto è ispirato alle idee di Le Corbusier e alla centralità che lui dava alle esigenze dell’uomo e al benessere della comunità. La c.d. “.. scala umana..”, quindi lasciare l’area superficiale alla vita dell’uomo e alla sua zona pedonale e utilizzare, o costruire reti stradali sotterranee per qualsiasi mezzo di locomozione. Quanto era lungimirante!
Oggi la maggior parte degli edifici del Centro Direzionale sono vuoti e abbandonati tanto da essere pericolosi. Durante le intemperie spesso si verificano episodi di vetri o finestre che si distaccano dagli edifici e cadono da piani alti, la pavimentazione non è manutenuta e le mattonelle si alzano creando buche e si frantumano in piccole pietre pericolose per i pedoni. Tutta la rete stradale sottoposta è abbandonata non solo all’incuria ma anche al controllo di sicurezza, infatti sono presenti personaggi che hanno sostituito i vecchi negozi con mercato di sesso, droga, furti…
Quello che regna al di sopra di tutto è uno spettacolo triste di sporcizia, punti discarica abusiva, deserto e tanta tristezza. Eppure è un centro dove sono presenti persone che vi abitano e che vivono il Centro Direzionale con le loro famiglie, i bambini. È facile imbattersi in ragazzi che praticano skate, ragazzi che si allenano, che giocano a pallone e bambini che scorrazzano con la bici, il tutto in uno scenario sporco e pericoloso dove è evidente l’assenza di gestione. Perché non valorizzare questi spazi rendendoli sicuri e mettendoli a disposizione della creatività e sportività dei giovani e dei bambini? Perché non si opera un recupero di questi grattaceli, ove possibile, e metterli sul mercato ad un prezzo accattivante per imprese non solo pubbliche? Ove il recupero non fosse possibile l’intervento dovrebbe essere quello della loro distruzione in quanto pericolanti, aprendo a interessanti scenari di rigenerazione urbana, completando il tessuto che già esiste, costruendo sul costruito, andando a occupare tutti quegli spazi compromessi, cementificati, incrementando gli spazi verdi, che sono pochi, e nella periferia possono essere molti di più.
I costi alti di affitto e di manutenzione, dovuti alla società che gestisce il condominio, hanno fatto scappare le aziende che vi avevano la sede con i propri uffici e la conseguenza è stata la chiusura di molti servizi di ristorazione. È veramente difficile portare avanti un’attività in un centro ormai quasi deserto, dove la zonizzazione spinta e non organizzata l’ha reso desertico e pericoloso dopo il tramonto del sole. Anche se i locali più vecchi, come data di apertura, resistono alla sfida e vanno avanti. È questo il caso di Mimì GI il Bar ristorante che nonostante gli alti e bassi (ora per chiusura uffici, ora per covid) va avanti e cerca di dare sempre gli stessi servizi con un punto interrogativo sul ritorno a fine mese. Luigi è uno dei proprietari del Bar- Ristorante e racconta l’inizio di questa avventura mostrando la foto di famiglia riunita all’epoca, circa 33 anni fa, per l’occasione.
Per Luigi non è cambiato solo lo stato dei luoghi del centro direzionale ma “..anche la qualità della gestione aziendale delle diverse aziende che si succedono nei pochi palazzi occupati..”. Per Luigi si tratta di una vera è propria “.. caduta istituzionale ..”. Continua: “..le migliori aziende, gestite da manager che potevano essere considerati veramente tali per competenze e capacità sono andate via. Noi abbiamo sempre avuto convezioni con buoni pasto per i dipendenti ma ultimamente è difficile anche portare avanti questo tipo di discorso in quanto i prezzi sono fermi da circa 10 anni.”
Eppure il presidente della regione Campania, De Luca, parla della costruzione di un palazzo di architettura nella zona di via Galileo Ferraris come sede della Regione Campania. Ma come?! Con tutti questi grattaceli e palazzi vuoti al Centro Direzionale. E poi perché spostare le sedi della regione Campania a via Ferraris?, forse perché più comodo a chi viene da fuori direttamente con l’autostrada? Questi progetti fuori luogo e fuori ogni ragionevole utilità e funzionalità non ci fanno più ridere ma ci fanno piangere. Forse qualcuno non ha ancora capito che è il momento del recupero di ciò che abbiamo, della riqualificazione, del riutilizzo e, ove non è possibile il recupero, dell’abbattimento delle mostruosità e riqualificazione del territorio a zona verde disponibile per la popolazione. Questi progetti sono fuori da ogni razionalità e fuori da ogni esigenza attuale e hanno come connotazione anche quella di essere di forte impatto ambientale oltre che urbanistico. Se non avete la capacità di pensare ed agire a 360 gradi fateci il piacere di stare fermi e zitti.
Lisa Muto
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