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Back to the Style: a giugno, il festival che ci ricorda che il Writing e la Street Art sono forme d’arte, torna alla grande.

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A Bagnoli, quartiere di Napoli sempre all’avanguardia per iniziative che sanno stare al passo con i tempi nel dare spazio a forme di arte e pensiero alternative, anche quest’anno si terrà l’edizione di Back to the Style, la dodicesima, grazie all’impegno di Daniele (Zako) della libreria Fuori Orario di Bagnoli, Luca (Zeus), Gino e tanti altri appassionati tenaci. Incontro direttamente gli organizzatori per sapere di più relativamente agli ospiti e alla differenza tra il writing e la street art che spesso vengono confuse.

L.M.: ciao ragazzi, raccontatemi dell’evento.

Luca “Zeus 40”: io sono un writer fondamentalmente, e sono più di 20 anni che scrivo il mio nome sui muri e da 12 lavoro all’evento Back to the Style che è un evento internazionale di graffiti dal quale sono passati tutti i nomi più importanti del Writing mondiale. Abbiamo avuto ospiti dall’Australia, dall’America, dall’Europa, da ogni parte del mondo e quest’anno, appunto, sarà la dodicesima edizione. L’evento è al 90% autoprodotto. Siamo un’associazione che si chiama “Bereshit”, con Daniele e altri artisti, che lavora sul territorio di Bagnoli dal 1999 e ogni anno organizza questo evento totalmente gratuito. Chiunque può venire, non c’è un biglietto per partecipare all’attività, non c’è limite di età, sono presenti attività anche per famiglie con bambini e il tutto si svolge all’interno del parco Totò.

L.M.: Vista la rilevanza dell’iniziativa avete un supporto economico da Enti pubblici quali Comune o Regione?

Daniele “Zako”: per alcuni anni siamo riusciti ad ottenere qualche finanziamento da Regione e Comune ma quando sono arrivati ci hanno dato un aiuto a rifare l’edizione dell’anno dopo. Quindi è un meccanismo per noi complesso. Siamo riusciti a far fronte alle spese con la nostra autoproduzione grazie alle tantissime conoscenze tra i vari artisti, alla maglia che ogni anno viene stampata, a sponsor, a partner privati e Brand che ci aiutano a fare ogni anno l’evento sempre un po’ più grande. Durante quei giorni mettiamo su un piccolo bar per generare un’economia che possa permettere a tutte le persone che ci lavorano e ci danno una mano di avere un minimo diciamo di sussidio. Con i nostri partners abbiamo sempre avuto una comunione di intenti che me li fa considerare parte della famiglia più che essere sponsor. Alcuni di essi ci accompagnano da sempre, tipo Urban Jungle, Montana 94 che è un Brand a livello mondiale e produce bombolette che, ovviamente, sono la voce principale dell’evento,  ci sono altri Brand anche Mapei che ci sponsorizza la vernice; tutti Brand top Plus che ci permettono un evento di qualità. Poi ci sono altri partner che sono più tecnici della comunicazione in rete come Escape Vision, ragazzi che hanno un blog e sono molto attivi in città per tutto quanto legato alla Street culture e tutte le curiosità che girano in città, la scuola internazionale di Comics che da 2 anni è entrata a far parte di questo carrozzone come partner attivo dell’evento e che ogni anno ci dà una mano per quanto riguarda la comunicazione dell’evento stesso. Questa collaborazione per noi è molto importante ed è anche molto bello vedere i ragazzi che seguono i corsi a scuola e poi si cimentano a produrre la propria arte passando dalla teoria alla pratica stando in contatto con Brand reali e artisti internazionali; per loro è una importante opportunità.

L.M. Una sorta di training on the job

Daniele “Zako”: E’ un percorso che si fa insieme, mi piace immaginare che è un po’ come una festa dove ognuno ci mette il suo. Ci sono, inoltre, come partners tutti gli amici della rete di Officina Studenti e Grafos, che ogni anno si sostengono con uno spazio dedicato ad attività, c’è Red Bull che dà un contributo per quanto concerne la logistica e le attività. Tutto ciò nell’ottica di ampliare sempre di più il raggio d’azione, quindi cercare di parlare non solo agli addetti ai lavori ma ad un pubblico sempre più ampio, è questo ciò che contraddistingue il nostro evento da eventi simili al nostro. Il nostro evento mette insieme Break Dance, DJ, Rap e altre performance. E’ diverso dagli altri del settore perché il lavoro che è stato fatto sul territorio, anche grazie alla libreria Fuori Orario a Bagnoli, ha ampliato il target di pubblico attirando anche famiglie e bambini e la collaborazione con le scuole interessate alle attività artistiche ha attirato anche molti adolescenti, quindi un target molto trasversale. Perché noi facciamo un evento ma quello che produciamo rimane tutto l’anno lasciando la sua traccia.

L.M.: Ecco mi sembra l’occasione giusta per chiedervi di chiarire ai neofiti la differenza tra queste due forme d’arte: la Street Art e il Writing (graffiti).

Luca “Zeus 40”: diciamo che sono nati prima i graffiti e non a New York, come in molti dicono, ma sono nati a Philadelphia dove hanno avuto un grande successo. Poi si è spostata, come arte, a New York e da lì in poi ha avuto un’escalation mondiale dovuta a tanti fattori .

Daniele “Zako”: tra l’altro quest’anno cade l’anniversario dei 50 anni della nascita dell’Hip Hop che è il contenitore che ingloba graffiti, break dance, rap.

L.M.: qual è il messaggio di questi tipi di arte? Denuncia di malessere?

Luca “Zeus 40”: Assolutamente no. Questo è quello che trasmettono molti media così come quando parlano dei graffiti come vandalismo. Allora partiamo da questo libro “The faith of graffiti” che è il primo fatto sui graffiti e che descrive proprio lo stadio primordiale dei graffiti. L’autore è un fotografo molto forte Jon Naar e  l’introduzione è di Norman Mailer, Premio Pulitzer.

L.M.: A questo punto Zeus apre il libro e mi mostra il contenuto e cioè foto dei primi writer. Resto sorpresa: erano bambini appena adolescenti, tra i 10 e i 15 anni.

Luca “Zeus 40”: ti faccio una domanda; credi forse che a quella età stavano già andando contro il sistema? Assolutamente no.  Che cosa sono i graffiti? Se vado a San Paolo del Brasile, in Argentina, in Congo o in qualsiasi altra città del mondo e do un marker, un pennarello, una bomboletta ad un bambino lui la prima cosa che fa è scrivere il suo nome e lo scrive non per gli altri ma per se stesso, perché gli piace.

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L.M.: Quindi è individualismo?

Luca “Zeus 40”:  assolutamente sì. Questa è la differenza sostanziale fra i graffiti e la street art, chi fa i graffiti non lo fa per gli altri, lo fa per se stesso perché innanzitutto è un una valvola di sfogo, come quando si crea qualcosa, si fa sport o si esercita qualsiasi altra passione, ci si distacca dai problemi della vita, sei là concentrato e ti scarichi dalle energie negative. Lo si fa per sé stessi per il proprio ego ma anche per una sorta di sfida agli altri writer sullo stile; chi fa la scritta più bella, chi fa la scritta più grande, chi fa la scritta più visibile. Questa è la base dei graffiti.  Chi invece fa street art paradossalmente si trova dal lato opposto, è un linguaggio semplice che vuole trasmettere qualcosa quindi si rivolge agli altri, quindi non usa un linguaggio incomprensibile ma un linguaggio estremamente semplice con un messaggio estremamente diretto e riesce ad arrivare ovviamente a chiunque. Ecco perché poi c’è questo grandissimo divario tra la street art ed i graffiti, quest’ultimi sono più di nicchia e meno apprezzati in quanto spesso incomprensibili.

L.M.: allora è tutto legato al proprio ego non vi è comunque un messaggio intrinseco come a dire: guarda ci sto anche io, o l’espressione di una sorta di sofferenza?

Luca “Zeus”: tutto è legato al proprio ego. Potrebbe esserci anche l’intento istintivo di voler dire ci sono anche io o altro ma bisognerebbe ritrovarlo proprio nel profondo di sé stessi. Scrivere il proprio nome è una cosa legata proprio all’essere umano da quando inizia a sapere leggere e scrivere quindi dal giorno zero il mio nome mi identifica e cioè va al di là del nostro viso. Io sono un writer e non ho sofferenza ho solo piacere a scrivere il mio nome. Ciò non vuol dire che sono contro la street art anzi disegno anche in quanto oggi mi permette di vivere.

L.M.: e come mai non scriviamo tutti sui muri.

Luca “Zeus 40”:   Sono sicuro che se ti do una bomboletta e ti di co scrivi qualcosa, tu scrivi subito il tuo nome. E’ fermare e affermare quel momento, quell’istante in modo normalissimo come lo si fa su un foglio di carta o come fanno i bambini a scuola sul proprio banco.

L.M.: quindi non vi è alla base nessuno messaggio.

Zeus: No. Non vuole dare nessuno messaggio. Perché si deve dare per forza un messaggio. E’ un nostro piacere personale.

L.M.: mi parli un poco delle codifiche delle scritture dei writer e come si arriva a comprenderle.

Luca “Zeus 40”:  immagina se un writer che ha scritto il suo nome negli anni Settanta e dopo 50 anni riproponesse la stessa scrittura, allo stesso modo…. Sarebbe banale, non creativo e non sfidante per lui stesso. L’Hip Hop e tutto ciò che contiene si basa sull’evoluzione.  L’evoluzione e la creatività portano una trasformazione della scrittura che diventa un codice, il codice di chi lo scrive. Questo “codice” sarà comprensibile a chi conosce le basi, a chi ha appreso stando per strada, osservando quello che fanno gli altri e producendo il proprio stile. Solo facendo pratica per strada nei contesti dove si pratica il writing impari questa sorta di codifica e a leggere i nomi. Vi sono dei libri che ti spiegano come disegnare ma il writing e la street art nascono e si apprendono per strada sui muri. La street art ed i graffiti nascono per strada in modo illegale a differenza di oggi che è snaturata in quanto la maggior parte di esse è istituzionalizzata cioè alla base vi è un progetto che se accettato viene prodotto con un corrispettivo altrimenti va aggiustato secondo quanto richiesto dal committente.

L.M.: questo essere incomprensibili e fare arte di nicchia vi porta a volte ad isolarvi e ad entrare in una bolla tutta vostra?

Daniele “Zako”:  quando Luca dice che impari per strada sta a dire che più pratica fai più tecnica e conoscenza acquisisci, rubandola con gli occhi guardando gli altri ma anche studiando sui libri specifici perché è importante anche conoscere la storia di questo tipo di arte e mentre è vero che oggi internet rende tutto più semplice per leggere e vedere qualche cosa di contro è un tranello, ti allontana dalla base che è il vissuto personale, la pratica e il contesto di questo tipo di arte che è elemento indispensabile di essa.

Quando abbiamo iniziato noi non c’era internet, non c’erano i giornali che parlavano di queste cose e i pochi libri che riuscivamo a trovare ce li passavamo come se fossero delle cose preziosissime, erano introvabili. Se non vivi quest’arte per strada diventa molto complesso capire qual è la realtà delle strutture dove vuoi disegnare, la base, quindi saresti limitato nell’operatività, ci vuole il contatto diretto, stare sul pezzo, stare per strada ma ci vuole anche educazione perché prima erano in pochi oggi tanti e potrebbero dare fastidio.

Negli anni 90  tutti i writers si incontravano in una sorta di Jam  che è quello che facciamo noi ancora oggi, chiaramente in un abito molto diverso in quanto, mentre agli inizi, da piccoli sempre in via cupa Starza,  la strada che porta al parco Totò di Bagnoli, la stessa strada dove sono più o meno cresciuto di adozione, i proprietari di quelle case quando ci vedevano arrivare e scrivere sui muri ci lanciavano ogni cosa contro perché dicevano che sporcavamo i muri. Oggi invece mi chiedono: quando venite?. Chiaramente è cambiato il contesto anche la percezione di quello che facciamo, non dappertutto ma vi è una logica diversa. Imparare significa anche fai 100 volte il tuo disegno, mille volte, 3 milioni di volte il tuo disegno il tuo nome e tecnicamente migliori. Però migliori anche guardando gli altri come lavorano, come producono il loro nome, le tecniche. Stare per strada è la tua possibilità di migliorare e conoscere più cose proprio come la bottega di un artigiano. Puoi comprare un libro per conoscere i passaggi di come si fa un tavolo ma ovviamente non conoscerai mai il mestiere se non vai dall’artigiano a fare pratica e apprendere la tecnica con gli occhi.

L.M.: quindi avete fatto cultura nel quartiere?

Daniele “Zako”: a noi piace immaginare che facciamo una sagra di paese però non di castagne ma di graffiti. Poi l’evento col tempo è stato sempre più allargato ed integrato con altre forme di cultura e di messaggio, anche musicale. Lo scopo è fare integrazione con altre discipline quindi quello scatolone, come diceva Luca, con break dance,  rap che è diventato main stream ancora più di prima, dj, scratch. Quindi un momento di incontro e confronto. Il senso è trasmettere una passione ai ragazzi più giovani, di ampliare la loro mente dandogli delle opportunità, facendogli capire che potrai diventare benzinaio, cuoco, avvocato ma potrai diventare anche un artista e farlo per professione allontanandoti dagli schemi tradizionali delle professioni.

Luca “Zeus 40”: si perché non è vero che non puoi vivere di questa scelta io ci vivo da 20 anni e vedo che sei sorpresa ma ci sono arrivato con sacrifico e lavoro, tanto lavoro e impegno.

Daniele “Zako”: proviamo a trasmettere una passione e quindi quello è il veicolo migliore. Dopo  20 anni che faccio questo e con le conoscenze che ho potrei chiamare a fare il muro amici che ho a Napoli e non invitare gente da tutto il mondo. Invece questa è la nostra proposta culturale, quella che fa la differenza dell’evento. Proviamo a trasmettere alle persone che oltre il figurativo, le fotografie, sul muro ci sono proprio le lettere, l’importanza del codice di quel linguaggio sta proprio nelle lettere. Un’altra cosa che mi ha sempre affascinato dei graffiti e che è qualcosa che tutti possono fare, basta volerlo e basta impegnarsi. Tutti sappiamo scrivere il nostro nome, non è richiesto che si sappia disegnare perfettamente poi chiaramente se si migliora, se si impara a disegnare hai maggiori possibilità anche di fare della tua passione un lavoro. A me piacciono solo lettere, effettivamente non so disegnare però non mi sento a disagio a fare il mio nome. Quello che mi ha sempre entusiasmato è che i graffiti sono una strada un po’ più popolare, anche se in realtà è una cultura molto di nicchia, e se immagini che in principio sono ragazzini che fanno quello che gli piace e che magari sarà il loro lavoro da grandi è una cosa molto bella.

Luca “Zeus 40”: Quando ho iniziato sono andato contro la mia famiglia, contro i miei amici, contro chiunque. Lavoravo come tutti ed ho cambiato una serie infinita di lavori diversi però mentre lavoravo pensavo sempre ai graffiti, era un’ossessione come tutte le passioni, credo che tutte le passioni siano legate ad un po’ di ossessione. Quindi a un certo punto ho detto: “ok mi sono scocciato di fare la catena di montaggio non la voglio fare più, ma perché non provare a fare l’artista nella vita? comunque vengo sfruttato lavorando 10 ore al giorno sei giorni a settimana per €700 al mese, secondo me lavorando di meno posso guadagnare pure di più.”  Però non è stata fortuna, non è che mi sia capitato addosso ma l’ho scelto io ed è stata una scelta molto difficile soprattutto a Napoli, è stata una scelta molto coraggiosa ma sono stato lungimirante perché come diceva Daniele quando ho iniziato veramente mi buttavano il sacchetto “della monnezza” addosso urlandomi: ma che c**** stai facendo chiamo la polizia. Oggi quando vado a lavorare come writer mi portano il caffè.

Daniele “Zako”: oggi è tutta un’altra cosa. Le persone che vengono all’evento magari non si intendono di graffiti, quindi vengono in un posto dove stanno bene, il principio è sempre lo stesso, Back to The Style ha avuto sempre il suo claim  che è un po’ la sintesi di quello che noi pensiamo Style Love e Fun , style proprio riferito allo stile che fa la differenza con gli altri, proprio come flou, come portamento. Love perché è quello che ci mettiamo dal giorno 1 al di là dei numeri e di quello che riusciamo a raggiungere e fun perché è il momento per divertirsi, ognuno facendo quello che vuole. Puoi venire nel parco a mangiare un panino, a fare colazione con tuo figlio e lo spirito dell’evento quello che ci mettiamo che fa la differenza: il nostro stile. Anche se non vi sono molti margini di guadagno facciamo ancora tutto con lo stesso entusiasmo di sempre. La nostra scelta a monte è sempre stata di poter proporre il ventaglio più ampio possibile dal punto di vista della scelta artistica dei writer e quindi di chi fa i graffiti cercando di mescolare sempre persone che hanno una grande esperienza, quelli che da piccoli seguivamo sui giornali, anzi sbavavamo per loro, con i giovani che attualmente sono attivi e producono uno stile più fresco. La logica che ci ha spinti in qualche maniera è stata sempre quella di contestualizzare il momento non a dire ritorna allo stile e prendere quello che si faceva prima e farlo oggi, ma è farlo con lo stesso spirito di allora ma arte evoluta.

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_mg_0901L.M.: allora per venire a fare graffiti bisogna iscriversi? Descrivetemi un po’ l’organizzazione, le date e gli orari di apertura

Luca “Zeus 40”: no, non ci si scrive, c’è una parte del muro principale che è dedicata a chiunque voglia disegnare ed è un muretto un po’ più piccolo in modo che anche i ragazzini più piccoli possono esprimersi, ed è, come sempre, gratuito. Lo facciamo trovare pulito con l’erba tagliata. Poi c’è la parte iniziale che porta al parco, muro molto molto grande e là ci saranno tutti gli altri artisti sia locali sia internazionali.

L’evento si terrà in 3 giorni a giugno il 16-17-18, venerdì, sabato e domenica. Apriamo da mezzogiorno a notte. Ci sarà un’area kids dedicata ai bambini, un’area dedicata alla break dance, al Rap, ci saranno vari allestimenti, una piccola buvette per chiunque voglia avere qualcosa da bere da mangiare e poi fuori al muro tutti gli artisti contemporaneamente a disegnare. Un nostro partner molto molto forte PalomArt quest’anno si occuperà di tutta la parte musicale coinvolgendo dei dj internazionali molto famosi. Dell’evento abbiamo anche una parte non ufficiale che fa durare l’evento stesso 5 giorni, dedicata solo a chi fa i graffiti, visitabili dalle persone in diverse location del quartiere. L’inizio ufficiale è venerdì 16 alle ore 19 al parco Totò con DJ set di Pushin’ good, il 17 e 18 il parco aprirà a mezzogiorno. Ogni giorno ci sarà un concerto gratuito, sabato ci sarà un DJ set di dj Opium e una Battle di Rap curata da Yoshi, realtà locale che si occupa di produzioni musicali, e domenica gran  finale con un DJ set internazionale sempre guidato da Palomart che si chiama Cornelia Ladies and Records, ci sarà Ciccio Show con grande selezione di vinili, ancora  Battle di Rap con gli amici TCK Mouvement e tutta una serie di personaggi d’onore napoletani. A chiusura dell’evento ci sarà DJ Uncino proprio a festeggiare i 50 dell’Hip Hop con un personaggio di lustro della scena europea.

L.M.: Ok ragazzi grazie ma ora datemi una bomboletta che mi è venuta voglia di scrivere.

Lisa Muto

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