Accordo sul Clima USA-Cina, tra farsa e impegni concreti
Esulta anche l’Europa, ma USA e Cina avvieranno la riduzione di emissioni di gas serra solo tra 10 anni
L’ accordo Usa-Cina per la riduzione dell’emissione dei gas serra nel corso di negoziati segreti è stato annunciato mentre i presidenti dei due paesi, il cinese Xi Jinping e l’americano Barack Obama, tenevano un’insolita conferenza stampa a Pechino.
Sia Xi che Obama hanno espresso la loro soddisfazione e hanno sottolineato che i due Paesi, responsabili del 45% del totale delle emissioni mondiali, continueranno a lavorare insieme nella lotta ai cambiamenti climatici. In base all’accordo, Pechino inizierà a ridurre le proprie emissioni dal 2030, anno nel quale raggiungerà il picco, mentre Washington si è impegnata a ridurre le proprie di un quarto entro il 2025.
L’accordo viene definito storico perché è la prima volta che la Cina si impegna a una riduzione, con gli stessi Stati Uniti particolarmente insofferenti alle richieste sul tema provenienti dal resto del mondo e dall’Europa in particolare. Peccato che si tratti di impegni a lungo termine, al punto che si dovranno attendere più di dieci anni per verificare i primi risultati conseguiti dagli USA, mentre in Cina l’avvio delle azioni di riduzione delle emissioni di gas serra è posticipato addirittura al 2030.
Appare per questo incomprensibile la soddisfazione con la quale i rappresentanti dell’Ue hanno accolto la notizia. In particolare il presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy e il neopresidente della Commissione Ue, Jean Claude Juncker, in una nota congiunta hanno in qualche modo attribuito al pressing europeo la scelta dei due stati.
“L’Unione europea – ricordano Juncker e Van Rompuy – ad ottobre ha concordato target ambiziosi per il 2030 con una riduzione legalmente vincolante delle emissioni di CO2 di almeno il 40%, un aumento delle rinnovabili e dell’efficienza energetica di almeno il 27% e un rilancio del mercato interno europeo tramite un aumento delle interconnessioni”. Obiettivi che si aggiungono a quelli 20-20-20 già previsti nell’ambito della strategia Europa 2020, che prevede una riduzione di consumi di fonti primarie del 20%, mediante l’aumento dell’efficienza, emissioni di gas ridotte del 20% secondo gli impegni già sottoscritti nel protocollo di Kyoto, l’aumento al 20% della quota di fonti rinnovabili nella copertura dei consumi finali (usi elettrici, termici e per il trasporto).
Ad oggi, gli annunci “coprono circa la metà delle emissioni globali” affermano Juncker e Van Rompuy, che quindi sollecitano altri “specie i membri del G20, ad annunciare i propri target nella prima metà del 2015 e in maniera trasparente”. Solo in questo modo sarà possibile valutare se gli sforzi di tutti consentiranno al Pianeta di mantenersi al di sotto della soglia critica di aumento dei due gradi del riscaldamento globale. La prospettiva per l’Ue come per gli altri è quella della conferenza Onu di Parigi del 2015, verso la quale “sarà importante mantenere il livello di ambizione per raggiungere un accordo credibile e sostenibile” ricordano i leader delle istituzioni Ue. La prossima “pietra miliare” in questo percorso, sarà la conferenza Onu di Lima, il prossimo dicembre.
Gli equilibri geopolitici e l’economia mondiale, tuttavia, sono in rapida evoluzione. Oggi si disegnano scenari e si prendono impegni per un tempo lontano. Mentre l’Europa ha avviato concretamente una strategia di riduzione delle emissioni di gas serra, si celebra un accordo tra due Paesi come gli USA e la Cina ancora tutto da verificare. Per il momento ancora liberi da vincoli e da impegni reali.
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