Wine Blockchain: tecnologia e storytelling del vino verso la nuova P.A.C. dell’UE
L’analisi di Francesco Pascuzzo su sicurezza dei dati e tutela antifrode in materia di etichettatura vini e sviluppo rurale
Letteralmente equivalente a “catena di blocchi”. Nella pratica, un nuovissimo sistema informativo antifrode che racconta tutto sulla vita di un prodotto. Progettata nel 2009 per la moneta virtuale o criptovaluta chiamata “bitcoin” (in Giappone da Satoshi Nakamoto), la tecnologia blockchain è di recente approdata anche nel mondo vitivinicolo, a tutela del produttore da rischi di contraffazione sul mercato e del consumatore da analoghe pratiche di pubblicità ingannevole. La praticità della scansione del qr code sul retro etichetta è in tal modo al servizio di chiunque, dal vignaiolo stesso all’acquirente, voglia tutelarsi contro le tante condotte illecite che spesso arrecano danni commerciali a brand ed aziende.
L’utilizzo della tecnologia è ufficialmente una realtà anche nel settore agroalimentare, dunque includendovi la filiera del vino che spesso è vittima di gravi danni causati da false etichette o usi impropri di una denominazione d’origine. È ancora applicata in pochi casi, quanto a cantine ed aziende vitivinicole. La wine blockchain risulta però al passo con quanto il futuro bilancio pluriennale U.E. prevederà nel prossimo periodo 2021-2027 in ambito P.a.c.
La Politica agricola comunitaria è al centro di dibattito già da vari mesi, con interventi di associazioni di categoria, istituzioni e altri stakeholders determinati a garantire il Made in Italy dai rischi che la massificazione dei prodotti nelle grandi catene del mondo globalizzato sta comportando a scapito soprattutto di piccole aziende rappresentative però di grandi denominazioni territoriali. Ancora vivo è il ricordo della sentenza n. 9357 del 9 marzo 2020 con cui la Suprema Corte di Cassazione (sez. III pen.) ha condannato la pratica dell’indebita commercializzazione di cosiddetti “wine kit” di presunti vini italiani d’eccellenza da parte di una ditta canadese – con grave danno sia al comparto vitivinicolo sia al consumatore.
Nel settore vinicolo la nomenclatura europea e le norme sull’etichettatura caratterizzano il primo grande tassello nella tutela efficace delle imprese operanti in tale campo. Con le varie Dop e Igp anche il vino è tutelato e riconosciuto a livello europeo sovrapponendo così tale etichettatura alle nazionali Igt, Doc e Docg.
Tornando al protocollo blockchain, nello sviluppo ed implementazione della catena di codici appena descritta si stanno impegnando ormai vari gruppi imprenditoriali nonché start up innovative. Potremmo citare ad esempio EZ lab, operativa per garantire una story tracciabile e al riparo da frodi ad una delle produzioni di punta del panorama pugliese. La cantina Volpone, di cui è socia anche la famiglia del noto attore foggiano Michele Placido con i suoi discendenti, rappresenta il primissimo caso italiano di azienda vitivinicola che adoperi il protocollo blockchain per tutelare la sua Falanghina Igt Puglia da rischi di contraffazione (fonte: www.bereilvino.it ). Si tratta di una tecnologia avanzatissima, nel settore Smart Agri-Food in cui Ez Lab è specializzata, tale da certificare grazie al sistema qr code l’esatta provenienza di quel prodotto e della relativa filiera. Un ottimo risultato anche per la stessa falanghina pugliese, prodotta nella pianura foggiana della Daunia ma diversa dalla cugina sannita e flegrea, sia per qualità organolettiche che per denominazione d’origine.
Dalla collaborazione della start up padovana Ez Lab con il grande gruppo Ernst&Young è quindi scaturita una delle prime esperienze di applicazione al vino della tecnologia blockchain. Ciò a garanzia di immutabilità dei dati, di identificazione virtuale del prodotto vino e di autocertificazione dell’intero processo produttivo grazie al collegamento della bottiglia con un registro pubblico con la firma digitale del produttore. Una raccolta di dati ed informazioni, comodamente a portata di smartphone, fruibili ogni qual volta ci si trovi a girare la bottiglia acquistata per poter risalire alla storia di quel vino, grazie appunto ad una sorta di etichetta intelligente o quasi “parlante”.
Un’etichetta che faccia al contempo da certificazione e da fonte di storytelling vinicolo, come avvenuto in altre sperimentazioni del protocollo blockchain applicato a brand d’eccellenza quali Chianti Classico Docg Gran Selezione, Bombino Nero Castel del Monte Docg rosato o Curtefranca Rosso Doc (fonte: Tre Bicchieri – Gambero Rosso del 17 gennaio 2020, pag. 18).
Un grande passo che la tecnologia compie in questi anni di chiusura della programmazione Ue 2014-2020 e verso la nuova gestione del bilancio pluriennale 2021-2027 che – nel capitolo comprendente anche l’agricoltura – destinerà circa 380 miliardi di euro alle politiche per ambiente, clima e risorse naturali. Il tutto, naturalmente, nell’attesa che venga data ulteriore spinta al processo di riforma della PAC (iniziato nel 2013) e con i relativi aggiustamenti al Quadro finanziario pluriennale post 2020 da parte della Commissione europea che, nella migliore ipotesi, potrebbero far entrare in vigore la nuova PAC già dal 1° gennaio 2022.
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