I sogni son desideri – Prima Parte
Atlético Madrid-Liverpool e Borussia Dortmund-PSG danno il via agli ottavi di finale della Champions League. Il 30 maggio l’ultimo atto allo Stadio Olimpico Atatürk di Istanbul.
Ufficialmente la Superlega non vedrà la luce almeno fino al 2024, ma di fatto la Champions League 2019/2020 ne rappresenta una vera e propria anticipazione.
Le sedici squadre rimaste provengono tutte dai primi cinque campionati europei: l’Inghilterra, dominatrice della scorsa annata sia in Champions sia in Europa League, e la Spagna hanno quattro rappresentanti a testa; l’Italia e la Germania seguono con tre, avendo perso Inter e Bayer Leverkusen nella fase a gironi; la Francia, salutato il Lille, completa il quadro con due formazioni, il Paris Saint-Germain e l’Olympique Lione.
Il sorteggio di Montecarlo dello scorso 16 dicembre ha riservato incroci tra favorite, match inediti e sfide dal pronostico apparentemente chiuso.
ATLÉTICO MADRID-LIVERPOOL
Quattro anni nel calcio possono essere un’eternità e la dimostrazione è data dal completo rovesciamento delle prospettive di Atlético Madrid e Liverpool tra il 2016 e il 2020.
Nel maggio del 2016, infatti, mentre i Colchoneros perdevano soltanto ai calci di rigore la possibilità di alzare al cielo la coppa dalle “grandi orecchie” contro i cugini del Real (secondo KO all’ultimo atto con i Blancos dopo quello del 2014), i Reds, affidati da ottobre 2015 a Jürgen Klopp, venivano nettamente sconfitti dal Siviglia nella finale di Europa League, restando fuori dalle manifestazioni continentali della stagione successiva a causa dell’8° posto in Premier League.
Nel 2020, invece, gli uomini di Diego Pablo Simeone arrivano al doppio confronto da quarti classificati in Liga, a pari punti con il Siviglia (quinto) e lontanissimi da Real e Barcellona. A ulteriore testimonianza della difficile annata dell’Atlético, c’è stata la clamorosa eliminazione nei sedicesimi di Coppa del Re per mano del Leonesa, formazione impegnata nella Segunda División B (la terza serie del calcio spagnolo).
Il problema più rilevante è la sterilità del reparto offensivo, privo del lungodegente Diego Costa e non ancora in grado di sostituire il partente Antoine Griezmann (133 gol in cinque stagioni), poiché l’astro nascente João Félix, acquistato per 126 milioni dal Benfica, è fermo a quattro marcature complessive (2 in Liga e 2 in Champions) e Álvaro Morata non è mai stato un centravanti da grandi cifre.
I rojiblancos, con appena 25 reti in 24 partite di campionato, hanno il dodicesimo attacco della Liga (in testa c’è il Barça a quota 57) e, per sperare di superare la squadra di Klopp, si affidano nuovamente al settore difensivo, che, nonostante gli addii dell’estate 2019 (Filipe Luís, Diego Godín, Lucas Hernández e Juanfran), resta il secondo del campionato (17 gol al passivo) specialmente per merito di Jan Oblak, confermatosi come uno dei migliori portieri del mondo.
“La Juventus è la favorita per la Champions, non ho mai visto una squadra così forte in vita mia”. Malgrado i tentativi di allentare la pressione da parte del proprio allenatore con dichiarazioni di questo tipo, il Liverpool è il principale candidato per il successo finale, non solo in quanto campione in carica e vincitore dell’ultimo Mondiale per Club. I Reds sono una squadra senza apparenti punti deboli e hanno praticamente già conquistato la Premier League (attesa dal 1990), totalizzando 76 punti su 78 disponibili.
Le 25 lunghezze di vantaggio sul Manchester City permettono al Liverpool di potersi concentrare pienamente sull’obiettivo europeo, a caccia di un bis che lo proietterebbe con sette titoli al secondo posto nell’albo d’oro della competizione, alla pari del Milan.
I rossoneri, tra l’altro, rievocano un dolce ricordo nei tifosi, giacché la sede della finale del 30 maggio, lo stadio Olimpico Atatürk di Istanbul, fu teatro dell’ultimo atto della Champions nel 2005, quando la formazione allenata da Rafa Benítez ribaltò in appena 6’ il 3-0 incassato nel primo tempo dalla squadra di Carlo Ancelotti, successivamente sconfitta ai calci di rigore grazie alle parate di Jerzy Dudek.
BORUSSIA DORTMUND-PSG
24 gol segnati nelle 6 partite giocate nel 2020 tra Bundesliga e Coppa di Germania: è questo il biglietto da visita con cui il Borussia Dortmund si presenta agli ottavi di finale di Champions League.
I gialloneri, che hanno eliminato l’Inter nella fase a gironi, sono stati i grandi protagonisti del mercato invernale europeo: nella Ruhr, infatti, sono arrivati Emre Can, finito nel dimenticatoio nella Juve, e, soprattutto, Erling Håland, vicecapocannoniere della competizione con 8 reti (realizzate con il Salisburgo) e già a segno in nove occasioni con la nuova maglia (alla strabiliante media di un gol ogni 39’).
Se Lucien Favre, a lungo in discussione nella prima parte della stagione, riuscirà a trovare maggiore equilibrio in fase difensiva (11 reti subite nel 2020, 32 totali in 22 gare di Bundesliga), il Borussia potrà tentare l’assalto al campionato (è in 3ª posizione a quattro punti dal Bayern Monaco e a tre dal Lipsia) e al favorito PSG, con il sogno di ripercorrere i cammini europei del 1997 (anno della prima e unica vittoria nella manifestazione) e del 2013, quando giunse a sorpresa fino alla finale di Wembley.
Il Paris Saint-Germain vuole scacciare i fantasmi che lo accompagnano in Champions League ormai da troppe stagioni. I parigini, vicini al settimo titolo nazionale negli ultimi otto anni (10 punti di vantaggio sull’Olympique Marsiglia), hanno l’obbligo di cancellare le figuracce rimediate di recente in Europa: tre eliminazioni consecutive agli ottavi di finale, di cui due davvero clamorose (nel 2017 il 6-1 rimediato a Barcellona dopo aver vinto 4-0 la gara d’andata e nel 2019 l’1-3 casalingo subìto dal non trascendentale Manchester United, che vanificò il successo per 2-0 ottenuto in Inghilterra).
Nella prima fase, gli uomini di Thomas Tuchel (due stagioni alla guida del Borussia Dortmund con la vittoria della Coppa di Germania nel 2017) sembrano aver ingranato la marcia giusta, dominando il girone in cui era presente anche il Real Madrid con 16 punti e soli 2 gol subiti (entrambi nel 2-2 del Santiago Bernabéu), ma, per andare oltre lo scoglio dei quarti di finale (mai superati durante la presidenza di Nasser Al-Khelaïfi), è necessario che brillino le stelle di Kylian Mbappé, miglior cannoniere under-21 nella storia della competizione (19 reti, undici in più di Leo Messi alla sua età), Neymar, rimasto controvoglia la scorsa estate e desideroso di riscattare un’esperienza finora in chiaroscuro all’ombra della Tour Eiffel, e Mauro Icardi, 19 gol stagionali, ma apparso in calo in quest’avvio di 2020.
ATALANTA-VALENCIA
L’urna di Montecarlo ha abbinato le due maggiori soprese della prima fase: se del Valencia, due volte finalista perdente nel 2000 e nel 2001, ha destato stupore principalmente il 1° posto in un girone comprendente anche Chelsea e Ajax (semifinalista nella scorsa edizione), l’Atalanta, ottenendo il passaggio del turno dopo aver perso le prime tre partite, è riuscita a eguagliare un’impresa conseguita in passato soltanto dal Newcastle 2002/2003.
I bergamaschi vanno considerati a tutti gli effetti una realtà ormai consolidata e il successo nell’ultima gara di campionato contro la Roma ha messo una seria ipoteca sulla qualificazione alla prossima edizione della massima competizione continentale.
La facilità con cui riescono a trovare la via del gol (63 reti in Serie A, 72 stagionali) è la maggiore peculiarità degli uomini di Gian Piero Gasperini, il quale può contare sul rientro di Duván Zapata, miglior marcatore della scorsa stagione, e ha il non trascurabile vantaggio di potersi giocare il doppio confronto senza aver niente da perdere e con la voglia di continuare a stupire.
Situazione non troppo dissimile per il Valencia, impegnato in Liga nella rincorsa alla 4ª posizione, distante due punti, e desideroso di dare la svolta a un’annata caratterizzata da troppi alti e bassi. Tra i primi, oltre al 2-0 inflitto al Barcellona lo scorso 25 gennaio, vanno sicuramente annoverati i due successi esterni in Champions contro Chelsea e Ajax, decisivi per dare il primato alla squadra di Albert Celades, subentrato a Marcelino dopo sole tre giornate di campionato.
I Blanquinegres, tra le cui fila militano due calciatori italiani (Cristiano Piccini, fermo da agosto per la frattura della rotula, e Alessandro Florenzi, arrivato in prestito dalla Roma negli ultimi giorni del mercato invernale), hanno due alleati a cui affidarsi nella sfida con l’Atalanta: la maggiore esperienza europea e lo stadio Mestalla, ancora imbattuto in Liga e violato solo dall’Ajax nel corso di questa stagione.
TOTTENHAM-LIPSIA
I vicecampioni d’Europa in carica contro una squadra fondata nel 2009 e alla seconda esperienza della sua freschissima storia in Champions League: a prima vista un confronto totalmente sbilanciato a favore del Tottenham, in realtà un incrocio contrassegnato dall’equilibrio.
In seguito a un burrascoso avvio di stagione (14° posto dopo 12 giornate di Premier League inframmezzato dal 2-7 casalingo subìto dal Bayern Monaco in Champions e dall’eliminazione in Coppa di Lega avvenuta a opera del Colchester United, formazione di quarta serie), gli Spurs hanno esonerato Mauricio Pochettino, artefice della splendida campagna europea di un anno fa, affidandosi a José Mourinho, fermo da dicembre 2018 dopo la difficile esperienza alla guida del Manchester United.
Pur senza troppa continuità (26 punti in 14 gare), lo “Special One” è riuscito a riportare i londinesi in 5ª posizione, che al momento garantirebbe l’accesso alla prossima Champions League per via della squalifica inflitta al Manchester City, attualmente secondo.
Difficile, tuttavia, che Mou possa pensare di vincere la terza coppa dalle “grandi orecchie” della sua carriera, considerando che il Tottenham, salutato Christian Eriksen nella sessione invernale di calciomercato, ha perso due dei suoi giocatori più importanti: Harry Kane, fermo almeno fino ad aprile per la rottura di un tendine della coscia sinistra, e Son Heung-min, che rischia di aver finito anzitempo l’annata per la frattura del braccio destro.
Grande attesa da parte degli addetti ai lavori per la sfida tra Mourinho e Julian Nagelsmann, il giovanissimo allenatore del Lipsia (compirà 33 anni a luglio) annoverato da diverse stagioni tra i tecnici più preparati del panorama calcistico europeo.
Le tante aspettative che hanno accompagnato il suo arrivo a Lipsia sono state ampiamente rispettate, visto che il club nato per volontà della Red Bull ha vinto il proprio raggruppamento in Champions League ed è a un solo punto dal Bayern Monaco capolista in Bundesliga, uscendo indenne dallo scontro diretto giocato in Baviera il 9 febbraio.
La stella della squadra, che a gennaio ha accolto Dani Olmo (grande protagonista nella prima fase con la maglia della Dinamo Zagabria) e ha visto partire Diego Demme in direzione Napoli, è Timo Werner, vicecapocannoniere del campionato con 20 gol (dietro al solo Robert Lewandowski) e attaccante titolare della Nazionale tedesca di Joachim Löw, con cui ha conquistato la Confederations Cup nel 2017.
Il suo partner potrebbe essere Patrik Schick, rinato dopo il deludente biennio alla Roma, come evidenziano le 6 reti realizzate in Bundesliga in soli 672’ giocati (alla media di una ogni 112’).
Stefano Scarinzi
18 febbraio 2020
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