La Coppa della Restaurazione
Dopo le sorprese della scorsa edizione, Inter, Juventus, Milan e Napoli riportano il gotha del calcio italiano nelle semifinali di Coppa Italia.
Napoli (1), Juventus (2), Milan (3), Inter (4): il sorteggio estivo aveva assegnato questi numeri alle quattro squadre giunte in semifinale di Coppa Italia. Di fatto, al penultimo atto della manifestazione sono arrivate le “teste di serie” che hanno beneficiato del fattore campo nei turni precedenti, dal momento che la competizione è organizzata in base a un tabellone tennistico, con gli otto club classificatisi dal 1° all’8° posto della precedente Serie A che entrano in gioco solo a partire dagli ottavi di finale.
Considerando le coppe nazionali dei cinque principali campionati europei, la differenza è enorme, poiché in Francia, Germania, Inghilterra e Spagna ogni turno è stabilito tramite sorteggio integrale e ciò comporta che le sorprese siano una regola più che un’eccezione, mentre in Italia la semifinale dell’Alessandria (militante in Serie C) nel 2016 è rimasta un episodio isolato.
Non è un caso che l’ultima squadra a conquistare la Coppa Italia partendo dal turni preliminari sia stata la Lazio nel 2008/2009, facendo apparire addirittura come una grossa anomalia il fatto che nel 2019 a qualificarsi per le semifinali siano stati i biancocelesti stessi, l’Atalanta, la Fiorentina e il Milan, con le assenze della Juve (vincitrice di quattro edizioni consecutive dal 2015 al 2018), del Napoli e dell’Inter, le prime tre classificate in campionato al momento dello svolgimento dei quarti di finale.
Quest’anno, invece, a contendersi la coppa, oltre ai rossoneri, saranno proprio le grandi escluse della scorsa annata. Le semifinali (unico turno della manifestazione che si svolge con gare di andata e ritorno), a differenza di quanto avvenuto di recente, si svolgeranno nell’arco di tre settimane, evitando così che passi troppo tempo e che ci siano possibilità di cambiamenti radicali tra le due partite.
Inter e Napoli si sfideranno partendo da presupposti completamente diversi e, all’inizio della stagione, difficilmente prevedibili.
I nerazzurri, con l’arrivo in panchina di Antonio Conte, sembrano essersi messi alle spalle il buio che ha caratterizzato gli anni successivi al triplete del 2010. L’ulteriore conferma del salto di qualità è arrivata dal derby vinto in rimonta contro il Milan, che ha permesso di riagguantare in testa alla classifica la Juve, aumentando esponenzialmente le possibilità di competere fino in fondo per lo scudetto.
Gli acquisti del mercato invernale (Ashley Young, Victor Moses e, soprattutto, Christian Eriksen) hanno incrementato la qualità e le soluzioni a disposizione dell’allenatore pugliese, lamentatosi in più di un’occasione della ristrettezza della rosa nel corso della prima parte dell’annata.
L’Inter, nuovamente in semifinale dopo tre eliminazioni consecutive ai quarti, punta a tornare in finale a distanza di nove anni dall’ultima volta. Nel 2011, la squadra allora allenata da Leonardo, batté il Palermo conquistando la settima Coppa Italia della sua storia, ultimo trofeo entrato nella bacheca nerazzurra.
Pur partendo con i favori del pronostici (sono 24 i punti di vantaggio sul Napoli in campionato), bisogna tener presente che domenica l’Inter affronterà la Lazio all’Olimpico in quello che è a tutti gli effetti uno scontro diretto in ottica scudetto, essendo i biancocelesti a un solo punto dalla coppia di testa.
Proverà ad approfittare di questa possibile distrazione il Napoli, per il quale la Coppa Italia rappresenta la scialuppa di salvataggio per una stagione fin qui disastrosa e una porta d’accesso per la prossima Europa League.
Infatti, nonostante abbiano ottenuto quattro punti su sei contro il Liverpool campione d’Europa nella fase a gironi, appare quantomeno improbabile immaginare che i partenopei possano compiere l’impresa di eliminare il Barcellona, sebbene i catalani non stiano attraversando il miglior momento della loro storia recente.
Allo stesso modo, il KO interno con il Lecce (il sesto al San Paolo in Serie A) ha spento le flebili chance di una rimonta in campionato, giacché l’Atalanta, quarta, dista ormai 12 punti.
Neanche il cambio in panchina di due mesi fa, con l’esonero di Carlo Ancelotti e l’arrivo di Gennaro Gattuso, sembra aver mutato il corso dell’annata azzurra. Anzi, l’ex allenatore del Milan ha ottenuto appena 9 punti in 8 gare di Serie A, passando dalla 7ª all’11ª posizione attuale e subendo 15 gol.
A innalzare il morale del Napoli c’è un dato: gli unici due clean sheet della gestione Gattuso sono coincisi con i match di Coppa Italia contro Perugia e Lazio. Chissà se basterà per superare l’Inter e provare a vincere per la sesta volta (l’ultima nel 2014) la competizione.
L’altra semifinale è una grande classica sia del calcio nostrano sia della Coppa Italia: Milan e Juve si sono affrontate già in venticinque occasioni e il bilancio pende a favore dei bianconeri (11 vittorie a 7). Inoltre, la “Vecchia Signora” ha sempre avuto la meglio negli ultimi otto confronti diretti nella manifestazione (comprese le tre finali del 1990, del 2016 e del 2018), mentre, per trovare un passaggio del turno rossonero, bisogna risalire alla stagione 1984/1985.
Se alla componente storica si aggiunge quella tecnica, la Juve parte nettamente favorita, ma lo stato di forma dell’ultimo periodo innalza le possibilità del Milan. Gli uomini di Stefano Pioli, malgrado il ribaltone subìto nel derby, sembrano tutt’altra squadra rispetto a quella spaesata dei primi mesi e l’arrivo di Zlatan Ibrahimović ha ridato entusiasmo a un ambiente profondamente depresso dopo il 5-0 rimediato a Bergamo dall’Atalanta nel turno di campionato prenatalizio.
La situazione del club gestito dal fondo Elliott non è troppo dissimile da quella del Napoli, in quanto anche i rossoneri sono lontani (10 punti) da quel 4° posto che vale la Champions League, competizione da cui mancano da sei anni, e che era stato prefissato come obiettivo stagionale.
La Coppa Italia, che non vince dal 2003, diventa pertanto di fondamentale importanza per il “Diavolo”, non solo perché permetterebbe di tornare in Europa dopo l’esclusione di quest’annata dovuta alla violazione del fair play finanziario, ma anche per dimostrarsi in grado di competere con le formazioni di vertice, visto che in campionato, con le cinque squadre che momentaneamente occupano le prime cinque posizioni, il Milan ha sempre perso, subendo ben 16 gol.
Proprio nel match di campionato contro i rossoneri giocatosi lo scorso 10 novembre, Cristiano Ronaldo ha toccato il punto più basso della sua annata e dell’intera esperienza juventina, venendo sostituito al 55’ da Paulo Dybala, poi autore della rete decisiva. Da quel momento, però, CR7 ha completamente cambiato passo, come evidenzia la striscia aperta in Serie A di dieci gare consecutive con gol, che lo hanno portato vicino a eguagliare il record di Gabriel Omar Batistuta (Fiorentina 1994/1995) e Fabio Quagliarella (Sampdoria 2018/2019), a segno per un undici partite di fila.
Se il portoghese è tornato ai suoi massimi livelli, la Juve non è ancora riuscita a ingranare la marcia giusta. Le due sconfitte esterne consecutive contro Napoli e Verona hanno fatto perdere ai bianconeri il primato solitario (in caso di vittoria al San Paolo sarebbero andati a +6 sull’Inter, bloccata sul pareggio dal Cagliari) e hanno palesato le criticità fin qui emerse nel mettere in atto i princìpi di gioco ricercati da Maurizio Sarri.
La convinzione in casa juventina è che si tratti semplicemente di un calo fisico, ma ci sono due costanti che destano perplessità: i troppi gol incassati (23 in 23 partite di campionato – per trovare un numero più alto bisogna tornare ai 29 del 2010/2011, l’ultima annata senza titoli prima dell’inizio dell’egemonia nazionale) e la difficoltà di mantenere il vantaggio (sono dodici le rimonte subite dalla “Vecchia Signora”, incapace poi di vincere in cinque di queste occasioni).
Statistiche necessariamente da migliorare, essendo alle porte una fase cruciale della stagione, con i bianconeri che tra il 26 febbraio e il 4 marzo affronteranno il Lione nell’andata degli ottavi di Champions League, l’Inter in un tesissimo big match che potrebbe indirizzare le sorti del campionato e il Milan nel ritorno delle semifinali di Coppa Italia, competizione che la Juve vuole provare a conquistare per la quinta volta dal 2015 a oggi, consolidando ancora di più il proprio dominio nell’albo d’oro, comandato con 13 affermazioni.
Il Congresso di Vienna si tenne presso il castello di Schönbrunn dal 1° novembre 1814 al 9 giugno 1815 e, in seguito alla Rivoluzione francese e alle guerre napoleoniche, servì alle principali potenze europee per ripristinare l’assetto dell’Europa in nome dell’Ancien Régime.
Per decretare il nome della squadra che potrà apporre sulla maglia la coccarda della Coppa Italia, non servirà attendere così a lungo come due secoli fa, dato che l’ultimo atto della 73ª edizione della manifestazione è in programma il prossimo 13 maggio allo stadio Olimpico di Roma.
Stefano Scarinzi
12 febbraio 2020
You must be logged in to post a comment Login