Il Grifone che non c’era
Lo scorso 1° dicembre Ezequiel Lavezzi ha annunciato il suo ritiro dal calcio giocato. Napoli e Paris Saint-Germain sono le squadre a cui ha legato la propria carriera in Europa, ma nell’estate del 2005, seppur per poche settimane, è stato un calciatore del Genoa, ritrovatosi improvvisamente dalla A alla C1.
“Non mollo, non mollo, non mollo”: è il 18 giugno 2005 quando Enrico Preziosi, presidente del Genoa, lancia il suo grido di speranza al popolo rossoblù, la cui gioia per il ritorno in Serie A è stata immediatamente offuscata dalle voci riguardanti una presunta combine nella sfida decisiva per la promozione contro il Venezia.
L’11 giugno si gioca l’ultima giornata della Serie B 2004/2005 e il Genoa ospita il già retrocesso Venezia in un Ferraris gremito. Nonostante siano reduci dal polemico pareggio con rissa finale di Piacenza, gli uomini di Serse Cosmi arrivano alla gara con due punti di vantaggio sulla coppia formata da Torino e Perugia e tutto sembra pronto per festeggiare il sospirato rientro nell’élite del calcio italiano, a dieci anni esatti dalla retrocessione del 1995, maturata ai rigori nello spareggio giocato a Firenze con il Padova.
Battere i lagunari significherebbe porre fine a un decennio triste per il “Grifone”, costretto a vivere anche l’onta della retrocessione sul campo in Serie C1, scongiurata solo grazie all’ampliamento del campionato di B a 24 squadre nell’estate del 2003.
La partita con i veneti, tuttavia, si dimostra più ostica del previsto e c’è bisogno della doppietta di Diego Milito, vice-capocannoniere del torneo con 21 gol, e della rete di Marco Rossi per vincere 3-2 e dare inizio alla festa, resa ancor più dolce dalla sconfitta dell’Empoli a Bari e dalla conseguente conquista del primo posto.
Nelle ore successive, però, la comparsa di intercettazioni telefoniche tra Preziosi e Franco Dal Cin, presidente del Venezia, risalenti ai giorni precedenti alla disputa del match, mette in allarme l’intero ambiente genoano.
Il peggio arriva il 14 giugno, quando Giuseppe Pagliara, dirigente dei veneti, viene fermato dai carabinieri a bordo della sua auto nei pressi di Cogliate, in Brianza, a non troppa distanza dalla sede di “Giochi Preziosi”, azienda di proprietà del massimo dirigente del Genoa.
Durante la perquisizione, all’interno di una valigetta vengono rinvenuti una busta intestata alla società ligure, contenente il modulo del contratto di vendita di Rubén Maldonado, difensore del Venezia, e 250.000 euro in contanti, la cui presenza è giustificata da Pagliara come un anticipo della somma che il Genoa deve versare nelle casse dei lagunari.
Malgrado tale spiegazione, il denaro viene posto sotto sequestro, essendo considerato la prova schiacciante dell’avvenuta combine tra le due società, dal momento che il contratto del calciatore paraguaiano non era stato compilato su un modulo federale.
Sebbene la situazione appaia da subito critica, Preziosi non resta con le mani in mano e inizia la costruzione della rosa che avrebbe dovuto affrontare il campionato di Serie A.
Salutato Cosmi, scelto dall’Udinese come sostituto di Luciano Spalletti in vista dello storico esordio dei friulani in Champions League, il presidente rossoblù affida la panchina del club più antico d’Italia a Francesco Guidolin, proveniente dal Palermo, con cui ha ottenuto due importanti traguardi: prima il ritorno in massima serie dopo 31 anni di attesa e poi il 6° posto con relativa qualificazione in Coppa UEFA.
Proprio la volontà di replicare il percorso dei rosanero spinge Preziosi a un mercato faraonico. La conferma dei maggiori artefici della promozione è accompagnata dall’acquisto di calciatori dal curriculum importante in ogni reparto.
In porta, dopo sette anni al Milan, arriva Christian Abbiati, voglioso di mettersi nuovamente in mostra dopo le ultime tre stagioni vissute da vice di Nelson Dida.
In difesa giungono all’ombra della Lanterna due centrali, Massimo Paci dal Lecce e André Ooijer, nazionale olandese, dal PSV Eindhoven semifinalista di Champions, oltre ad Alessandro Parisi, terzino sinistro capace di guadagnarsi il soprannome di “Roberto Carlos dello Stretto” per via delle qualità balistiche messe in mostra con la maglia del Messina, grazie alle quali è diventato il primo giocatore della società peloritana a esordire con l’Italia.
A centrocampo i nuovi arrivati sono Marjan Marković, nazionale di Serbia e Montenegro prelevato dalla Stella Rossa, e Diego De Ascentis, calciatore con lunghi trascorsi in Serie A nelle fila di Bari, Milan e Torino.
In attacco è enorme l’attesa per la coppia tutta argentina composta da Milito ed Ezequiel Lavezzi, con quest’ultimo già acquistato nell’estate 2004 e lasciato in prestito per una stagione al San Lorenzo de Almagro.
“El Pocho” viene presentato il 16 luglio allo stadio Ferraris davanti a circa 20.000 tifosi, ma la sua avventura genoana durerà soltanto un paio di settimane. Infatti, prima ancora della sentenza d’appello dell’8 agosto, che avrebbe decretato il declassamento del “Grifone” all’ultimo posto della Serie B 2004/2005 con conseguente retrocessione in Serie C1, Lavezzi viene ceduto al San Lorenzo il 2 agosto, a causa della volontà del calciatore di ritornare in Argentina per stare vicino alla famiglia e del difficile adattamento alla metodologia di lavoro di Guidolin.
La decisione della CAF era stata preceduta dalla sospensione della gara valevole per il primo turno di Coppa Italia, con il Genoa impegnato ad Alessandria (sede della sfida per l’indisponibilità del Ferraris) contro il Catanzaro. Le accese proteste dei sostenitori rossoblù, sfociate nel lancio di petardi sul terreno di gioco, comportano la sconfitta a tavolino dei liguri, scesi in campo con la formazione primavera per manifestare il dissenso nei riguardi dell’imminente sentenza.
In seguito all’ufficialità della retrocessione, i rossoblù sono costretti a dire addio a Guidolin e a tutti i nuovi acquisti, perdendo in aggiunta anche i giocatori con più appeal sul mercato, compreso Milito, ceduto al Real Saragozza, dove ha modo di ricongiungersi con il fratello Gabi.
Rimangono a Genova Alessio Scarpi, Gianluca Lamacchi, Marco Rossi, il capitano Giovanni Tedesco e Nicola Caccia, decisi ad aiutare il club ad affrontare al meglio il campionato di Serie C1, il secondo nella storia del “Grifone”, a distanza di 34 anni dal precedente.
Pur riguadagnando con una doppia promozione consecutiva l’agognata massima serie, non più abbandonata dal 2007 (record di permanenza per i liguri), cosa avrebbe potuto fare il Genoa nella Serie A 2005/2006 resta uno degli “E se…” più intriganti nella storia recente del calcio italiano.
Stefano Scarinzi
10 gennaio 2020
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