Pasticcio all’italiana
Un pareggio, cinque sconfitte e tre eliminazioni: l’ultima giornata delle coppe europee riapre preoccupanti scenari sullo stato di salute del calcio italiano.
Dalle stelle alle stalle. Da un possibile en plein a un vero e proprio incubo.
Niente quattro su quattro in Champions League, evento che manca ormai da sedici anni, e niente sei su sei complessivo nelle due competizioni: l’inaspettata eliminazione del Milan va ad aggiungersi a quella dell’Atalanta maturata in estate e impedisce di poter essere almeno in Europa League la nazione più rappresentata, poiché la solita Spagna arriva a schierare quattro club.
Le 48 ore nere dell’Italia sono iniziate con la doppia eliminazione di Inter e Napoli, giunte in modalità differenti, ma con il comun denominatore della retrocessione in Europa League.
I nerazzurri non sono stati capaci di andare oltre il pareggio casalingo contro il PSV, vanificando la mancata vittoria del Tottenham a Barcellona. Proprio la partita del Camp Nou ha probabilmente condizionato oltre il dovuto sia l’approccio sia lo svolgimento della gara di Milano. La squadra di Spalletti è sembrata più attenta a seguire l’andamento dell’altro match del girone che a cercare di scardinare la difesa olandese. L’immediato svantaggio ha creato apprensione e frenesia nell’Inter, capace di riacciuffare il pareggio solo al 73’ con il consueto gol di Icardi. A quel punto, però, invece che provare a cercare la vittoria, i meneghini si sono di nuovo cullati sulla momentanea vittoria di Messi e compagni contro gli inglesi, al punto che Spalletti ha inserito Vrsaljko per Politano, cercando di coprirsi per evitare le possibili ripartenze del club di Eindhoven.
Quasi in contemporanea al discutibile cambio del tecnico di Certaldo, il gol di Lucas Moura a cinque minuti dal termine ha condannato i nerazzurri a un’eliminazione da molti annunciata dopo il sorteggio di agosto, in cui Icardi & Co. erano visti come la terza forza del proprio raggruppamento, ma difficilissima da digerire, considerando non solo i risultati dell’ultima giornata, ma anche l’andamento generale dell’intero girone, in cui la squadra allenata da Pochettino si era ritrovata a sei punti di distanza dai milanesi dopo i primi due turni.
Ciò non significa che il ritorno in Champions dopo oltre sei anni del club della famiglia Zhang sia stato da buttare, poiché la fase a gironi ha rappresentato per tanti la prima esperienza nella competizione europea più importante, palcoscenico in cui soprattutto due giocatori hanno mostrato di trovarsi a proprio agio: Milan Škriniar, entrato di diritto nella cerchia dei migliori difensori del mondo, e Mauro Icardi, che ha atteso a lungo per poter giocare questa coppa e lo ha fatto nel migliore dei modi, realizzando quattro dei sei gol complessivi della sua squadra. La sensazione è che, come il Napoli, l’Inter sia tra le più autorevoli candidate alla vittoria dell’Europa League, manifestazione già vinta in tre occasioni dai nerazzurri.
Proprio l’eliminazione dei partenopei è stata l’altra grande delusione italiana in Coppa dei Campioni. Anche in questo caso il terzo posto era stato pronosticato dalla maggior parte degli addetti ai lavori e la squadra di Ancelotti aveva fatto già tanto ad arrivare ad Anfield da prima con la possibilità, addirittura, di poter perdere di misura con almeno un gol realizzato.
Al di là del match contro il Liverpool e della grande chance sprecata all’ultimo istante da Milik, gli azzurri, pur avendo giocato un ottimo girone, con eccellenti prestazioni contro gli uomini di Klopp al San Paolo e contro il Paris Saint-Germain a Parigi, hanno mostrato di non aver ancora acquisito il killer instinct necessario per essere all’altezza dei top team europei.
Le troppe occasioni non sfruttate a Belgrado, l’atteggiamento un po’ remissivo in casa contro il PSG e il gol subìto a Napoli dalla Stella Rossa che, a posteriori, si è rivelato decisivo nella corsa alla qualificazione: tanti dettagli che spesso fanno la differenza, in particolare quando il margine d’errore è minimo, se non nullo, come in Europa.
Il percorso stagionale del Napoli in Champions ha fatto tornare in mente l’ancor più bruciante eliminazione del club di Aurelio De Laurentiis nell’annata 2013/2014, quando la squadra allora allenata da Rafa Benítez chiuse in terza posizione con 12 punti conquistati (il punteggio più alto mai fatto registrare da una formazione eliminata nella fase a gironi della coppa dalle “grandi orecchie”).
Napoli sicuramente sfortunato, ma con la possibilità di poter arrivare fino in fondo in Europa League, competizione colpevolmente snobbata lo scorso anno da Maurizio Sarri, anch’egli retrocesso dalla Champions, ma subito eliminato dal non trascendentale Lipsia. “Questa squadra può e deve crescere, siamo competitivi in campionato e lo siamo stati in Champions, vogliamo esserlo anche in Coppa Italia e in Europa League”. Le dichiarazioni di Carlo Ancelotti sono emblematiche del cambio di filosofia in seno al club azzurro rispetto all’era precedente, con l’obiettivo dell’ex Coppa UEFA che diventa fondamentale nel percorso di crescita dell’intera società.
A chiudere la più che dimenticabile parentesi della Champions sono state le due sconfitte della Juventus e della Roma. Entrambe ininfluenti, ma di certo non il modo ideale per concludere la prima fase della competizione.
La Juve, indicata come una delle maggiori favorite ad alzare la coppa, è caduta a sorpresa in Svizzera contro lo Young Boys, ma, grazie alla concomitante sconfitta del Manchester United a Valencia, ha conservato il primo posto nel proprio girone. I bianconeri hanno mostrato due facce all’interno del proprio raggruppamento: dominatori nelle prime tre giornate, con le grandi vittorie esterne di Valencia (in 10 per buona parte della partita per l’espulsione di Cristiano Ronaldo) e Manchester; preoccupati nel ritorno, con i cinque minuti di black-out dello Stadium contro la squadra di Mourinho che hanno fatto tornare nei pensieri degli uomini di Allegri vecchi fantasmi legati alla competizione più importante d’Europa.
Per arrivare fino in fondo, sarà necessario abbinare qualità e serenità, oltre che ritrovare il miglior CR7 in Europa, essendo fermo finora a una sola rete tanto bella quanto inutile contro i Red Devils.
Destini e percorsi simili per le due romane, dato che entrambe si presentavano all’ultimo appuntamento già sicure del secondo posto nei rispettivi gironi di Champions ed Europa League. Non a caso, sia Di Francesco sia Inzaghi hanno lasciato spazio alle seconde linee, andando incontro a due KO pesanti soprattutto alla luce dei momenti difficili che le due squadre stanno vivendo in campionato.
L’amaro giovedì di Europa League, iniziato con la sconfitta casalinga della Lazio contro l’Eintracht Francoforte, ha avuto il suo triste epilogo con l’inopinata caduta del Milan ad Atene contro l’Olympiakos. Alla squadra di Gattuso sarebbe bastato perdere con un gol di scarto o anche con due, se avessero segnato più di una rete. Le tante polemiche sull’arbitraggio non cancellano il deludente percorso dei rossoneri, andati in svantaggio cinque volte su sei nel proprio girone, persino contro il modesto Dudelange. Proprio il match contro i lussemburghesi, con i due gol subìti a San Siro, è stato decisivo nel determinare l’estromissione del Diavolo, condannato dalla peggiore differenza reti nei confronti del club del Pireo.
Tante le corrispondenze tra le tre eliminazioni che hanno coinvolto le squadre del Bel Paese: l’analogia più pertinente è stata colta proprio da una leggenda rossonera, Alessandro Costacurta, il quale nell’immediato post partita del Pireo ha affermato che “Inter e Milan sono morte della stessa malattia”, facendo riferimento alle scelte molto simili operate in momenti chiave dai due allenatori. Anche Gattuso, la cui panchina è nuovamente divenuta bollente, sul 2-1 per l’Olympiakos ha sostituito Cutrone con Laxalt, cercando di serrare le fila, ma finendo con lo schiacciare ancora di più la squadra a ridosso dell’area di rigore, favorendo il gioco fatto di lanci lunghi alla ricerca delle punte da parte dei greci. Come una sorta di punizione divina, subito dopo la sostituzione, è arrivato il più che discutibile rigore per i biancorossi, che ha dato loro il 3-1 e la qualificazione ai sedicesimi.
“E quindi uscimmo a riveder le stelle”. L’ultimo verso dell’ultimo canto dell’Inferno di Dante Alighieri, ripreso tra l’altro proprio dall’Inter nell’ultima campagna abbonamenti, è il miglior auspicio possibile per le rappresentanti italiane impegnate da febbraio nelle fasi più calde delle manifestazioni europee. Nella speranza che i cieli stellati siano quelli di Madrid il 1° giugno e di Baku il 29 maggio.
Stefano Scarinzi
17 dicembre 2018
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