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L’Unione federale unica prospettiva per i popoli europei

unione-federaleL’intervento di Francesco Yury Forte al Seminario Ripensare l’Europa, Complesso Vincenziano di Napoli, 5/12/2016

Le considerazioni svolte dai relatori che mi hanno preceduto mi inducono ad iniziare questo intervento con l’indicazione di uno dei principi di fondo che, a mio giudizio, dovrebbe guidare l’integrazione europea e, su un piano inferiore, ispirare l’azione politica di quanti propugnano una maggiore pervicacia dell’Unione.
La metafora utilizzata è stata quella del ponte, visto da molti cittadini come un ponte che non conduce da nessuna parte (“nowhere”): invece a me sembra, ed i principi ispiratori del federalismo, a partire dal Manifesto di Ventotene, ben si prestano a confermare questa sensazione, che la strada sia tracciata, ma che il ponte sia attraversato da sempre meno persone: citando Bertold Brecht “Dopo che si è lavorato tanti anni noi siamo ora in una condizione più difficile di quando si era appena cominciato. E il nemico ci sta innanzi più potente che mai.” I dati lo dimostrano: solo il 4% degli studenti (già purtroppo una minoranza tra i giovani ultradiciotteni, almeno in Italia) usufruisce di una borsa di studio Erasmus o di un analogo programma di studi all’estero. Tutto ciò è ancora più insufficiente alla luce del fatto che i politici nazionali hanno la tendenza a spostare gli effetti di politiche inefficaci sulla burocrazia europea piuttosto che su quella nazionale o locale, spesso non incolpevole, se non addirittura “anello mancante” nella catena dello spreco dei fondi europei destinati alla cooperazione e lo sviluppo. Sono questi che creano il vero consenso e la vera utilità dell’Unione in un contesto geopolitico in cui essa è stabilizzatrice e assicuratrice della pace tra le nazioni della regione che garantisce da sessanta anni.
È tuttavia complicato parlare dei vantaggi dell’erasmus e del roaming gratuito a persone che si confrontano con difficoltà quotidiane di tutt’altra natura, difficoltà che possono essere irrisolte per responsabilità diffuse, non accentrate.
La cooperazione europea ha portato, come si è detto, a risultati notevoli in alcuni campi strategici, come l’intelligence, ma risulta spesso stretta nei parametri dei trattati che costringono i policy makers ad una crescente burocratizzazione ed astrazione in assenza di un interesse ad una cooperazione rafforzata tra stati. La spinta delle organizzazioni di base come la nostra deve dunque svilupparsi su un doppio binario: quello dell’elaborazione per mettere in campo proposte che da un lato revisionino (o, in una prospettiva meno moderata, rivoluzionino e novino i trattati), dall’altro siano efficaci nell’aggregazione giovanile e permettano l’aumento del consenso nei confronti dell’idea di un Europa federalista, dei popoli, propedeutico al secondo binario, quello dell’organizzazione della partecipazione, oltre che interna, di ogni organizzazione progressista, di associazioni e start-up innovative interessate alla progettazione in ambito europeo.
L’Unione sarà percepita utile se sarà in grado di attuare le promesse del Manifesto di Ventotene e di essere vicina alle persone in difficoltà, ai giovani tra cui va costruito il consenso. Noi riteniamo, qui in breve, che due delle direzioni fondamentali da intraprendere siano il rafforzamento della politica estera comune, ed in relazione alle politiche migratorie e il completamento dell’unione economica e fiscale, con una particolare attenzione a politiche redistributive, che combattano crescenti disuguaglianze e povertà, e giovanili, in riferimento alla possibilità di interscambi di studio, di diritto allo studio europeo, uniformando i diritti degli studenti a livello europeo verso  ‘alto, concedendo borse di studio europee ulteriori a quelle Erasmus, rendendo più indipendente possibile la decisione dello studente su cosa e dove studiare dal proprio background finanziario con dei livelli essenziali delle prestazioni (borse di studio europee che coprano l’intero periodo formativo, alloggi assegnati a studenti in mobilità, servizi di mensa e contributi per la mobilità stessa) unici in tutta Europa, uniformati agli standard più alti presenti in ciascuna nazione. Di opportunità di lavoro ed esperienza internazionale, come quellemesse in campo grazie agli “european solidarity corps” .
Sono inoltre necessarie Politiche di attuazione di una cittadinanza europea, attraverso lo sviluppo di un reddito di inserimento (o di cittadinanza), di un sistema previdenziale unico e progressivo, di sistemi per la formazione continua associati a quelli di protezione contro la disoccupazione. Va infine coniugata lotta alle disuguaglianze, crescita e sviluppo sostenibile.

Oggi l’Europa vive un momento di forti diseguaglianze al suo interno, soprattutto a causa dell’iniqua distribuzione del reddito in ciascun paese, aggravata dall’incapacità di garantire un necessario processo di convergenza tra le economie degli Stati membri. Da qui la necessità di procedere prioritariamente ad intervenire sull’Unione economica e fiscale. Un bilancio autonomo e addizionale per la zona euro aiuterebbe a colmare questo gap, aiutandoci ad affrontare gli shock asimmetrici, ridistribuendo le risorse disponibili a seconda delle necessità, dei bisogni e delle potenzialità di ciascuna macroregione.

Un altro passo verso l’equità sarebbe quello di rivedere profondamente il patto di stabilità, soprattutto in un momento in cui l’Ue non dispone ancora degli strumenti per agire direttamente,
tenendo conto che solo se ci doteremo di un bilancio federale, una politica per gli investimenti potrà avere successo.

Nel medio periodo l’Unione deve intervenire con decisione nella spesa per investimenti, come oggi
interviene giustamente per il consolidamento fiscale degli Stati in difficoltà.
Tutte queste singole iniziative di consolidamento fiscale e rilancio della crescita devono tuttavia andare di pari passo con il conferimento di risorse dirette all’Unione. Si deve tenere presente il concetto regalato alla storia dalla Rivoluzione americana per cui non può esservi una tassazione senza un’effettiva rappresentanza politica.
Una forma di tassazione europea diretta e un bilancio della zona euro dovranno quindi essere
sottoposti al vaglio del Parlamento Europeo, come avviene in tutti gli stati democratici.
A questa prospettiva di medio periodo è possibile tuttavia affiancare alcune proposte che possano, già da domani, avere un riscontro nella vita dei cittadini. Il punto chiave su cui concentrarsi è la possibilità di intervenire in misura straordinaria con delle politiche sociali che possano far percepire la vicinanza dell’Unione ai cittadini e in particolare ai giovani.

Per questo presentiamo le seguenti proposte:

1. Creazione di un nuovo strumento finanziario europeo a scopo sociale. Questo strumento potrebbe assumere la veste di un’assicurazione europea contro la disoccupazione o di un assegno integrativo europeo per i disoccupati. Questo strumento può essere efficace solo se affiancato da reali percorsi diprofessionalizzazione per i giovani, attraverso incentivi europei alle imprese per garantire la crescita degli individui e che abbia dei risultati misurabili. Queste risorse proprie dell’Unione potrebbero provenire da una tassa europea dello 0,05% sulle transazioni finanziarie, come già sostenuto dall’ iniziativa della FIRST chiamata appunto “0,05”.

2. Scorporamento di parte maggioritaria degli investimenti per istruzione, univerisà, ricerca cultura dal computo del patto di stabilità e crescita, seguendo quanto è già stato concesso a numerosi Stati per le spese per la difesa dopo gli attentati di Parigi. Questo nella convinzione che il terrorismo e la paura si combattano con la cultura, non meno che con le armi.

3. Completamento dell’Unione bancaria, anche tramite l’istituzione di una garanzia comune per i depositi bancari.

4. Finanziamento europeo a copertura totale dei project bonds, sostituendo la quota a rischio degli Stati con delle coperture europee, facilitate da strumenti di governance comuni. Ad oggi l’Unione non ha debito pregresso, e un piano di investimenti pubblici europei (che impegnasse anche solo l’1% del PIL europeo) potrebbe contribuire enormemente a rilanciare l’occupazione.

5. Completamento dell’Unione energetica, già in atto con efficacia, come segnalato nei precedenti interventi. Questo può avere una ricaduta significativa nelle vite dei cittadini. Solo una razionalizzazione comunitaria delle risorse e una strategia unica – fondata anche sulla fissazione di un prezzo per il carbonio, integrando l’Emission Trading Scheme con una carbon tax per ridurre il consumo di combustibili fossili e promuovere l’utilizzo di energie rinnovabili, come previsto nelle conclusioni della COP21 di Parigi – potranno garantire alle giovani generazioni un futuro equo e sostenibile. Su questo tema molto è stato fatto, ma, ancora, come per i project bonds, la condivisione di responsabilità non è completa. Si potrebbe pensare ad una partecipazione azionaria obbligatoria di un minimo di 4 diverse compagnie energetiche europee per la maggiore compagnia energetica di ogni Stato membro, per responsabilizzare le compagnie e gli stati nazionali.

Queste misure non dovranno comportare un aggravio degli oneri totali per i contribuenti dell’Ue, anche grazie a delle accorte razionalizzazioni sulla spesa europea corrente (non solo la revisione dello strumento dell’affidamento di fondi diretti, ma anche attraverso alcune piccole rivoluzioni, come per esempio l’europeizzazione negli appalti per la difesa, commissionati a livello europeo e non più nazionale superando la già ottima proposta pool and sharing).
Il mercato comune europeo potrà essere pienamente realizzato solo da una maggiore integrazione dei poteri in un governo federale e solo se sarà inquadrato in un sistema di giustizia e di sicurezza sociale.
Già di per sè la democrazia moderna non permette infatti più di ignorare le esigenze delle classi sociali più sfavorite quali giovani e studenti, nerbo del sogno europeo eclassi lavoratrici che oggi vedono l’Europa come causa di molti dei mali che le affliggono: conseguentemente assistiamo, negli spazi metropolitani europei, a una gerarchizzazione del concetto di cittadinanza che ha provocato una crescente emarginazione dei soggetti migranti.
Affrontare oggi il tema del terrorismo e dell’integrazione vuol dire, dunque, rimettere in
discussione questo modello, opponendosi energicamente a ogni tentativo di chiusura delle frontiere europee o sospensione del trattato di Schengen. Pertanto crediamo che il ruolo che può assumere ogni giovanile progressista sarà fondamentale nella ridefinizione degli assetti istituzionali europei e la ricostruzione di un’Europa solidale come spazio di accoglienza e di pace. Il governo federale dovrà essere quindi profondamente interessato a sostenere queste esigenze, poichè sarà questa la strada maestra lungo la quale si svilupperà la coscienza europea delle classi sociali sopra indicate, cioè della maggioranza del popolo europeo, ovvero delle persone maggiormente interessate ad innalzare il proprio livello di vita attraverso una maggiore integrazione delle istituzioni governative a livello internazionale.
Significativa, nel mese di novembre, la pubblicazione da parte della Commissione della comunicazione “towards a positive fiscal stance for the euro area” che riproponendo il modello keynesiano sancisce un allontanamento dell’amministrazione Juncker dall’austerità tedesca imposta da Barroso nel 2010.
Nel documento, oltre a sottolineare l’assenza di un Ministro delle Finanze dell’Eurozona, si chiede di adottare una visione complessiva dei bilanci che superi le mere visioni nazionali e che i Paesi col bilancio in pareggio adottino una politica espansiva con interventi di spesa pubblica pari allo 0,5% del Pil dell’Eurozona, rimarcando così una distanza ed una prima presa di posizione della Commissione nella direzione da noi proposta.
L’onda lunga di queste proposte ed il treno per l’Europa federale rischiano di andare persi qualora non accompagnate da adeguata partecipazione ed efficacia delle politiche nazionali e locali, ad esempio nella corretta spesa dei fondi per lo sviluppo economico ma anche per gli investimenti in capitale fisso sociale.

Le organizzazioni europeiste e progressiste possono essere utili ad organizzare la partecipazione attraverso:
– la diffusione di competenze, professionalità e best practices sulla progettazione e l’utilizzo dei fondi europei;
– la creazione di una rete di contatti tra le organizzazioni giovanili, le associazioni e le istituzioni;
– l’individuazione dei bandi e il collegamento con le necessità del territorio;
– l’utilizzo di forme comunicative e di iniziative per connettere ideali e praticità diffondendo una concreta coscienza di cosa può essere l’Europa per il cittadino comune.
In conclusione, noi riteniamo che l’Unione federale sia l’unica prospettiva lunga in ottica geopolitica a dispetto dei rallentamenti che le crisi economiche, politiche ed istituzionali hanno prodotto. Tuttavia è necessario un’adattamento delle forme con cui questi ideali, quanto mai attuali, vengono propugnati e su come l’Unione, garante della stabilità, della pace e possibile foriera di prosperità, sia e venga percepita come l’unica e più utile prospettiva dai popoli che la compongono.

Francesco Iury Forte

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