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Pmi: rapporto Ue, non migliora accesso a credito per italiane

Il motivo più importante per cui i prestiti bancari non sono rilevanti per le PMI nell'UE-28, nel 2014

Il motivo più importante per cui i prestiti bancari non sono rilevanti per le PMI nell’UE-28, nel 2014

Nel 2014 peggiorano tassi, dimensioni, costi. Ue spaccata
Continua a non migliorare la situazione delle pmi in Italia per l’accesso al credito, che resta tra le peggiori in Europa su diversi fronti, dai tassi al numero di rifiuti ai prestiti sino alle loro dimensioni. Per le imprese italiane, però, l’accesso al credito non è più la preoccupazione principale che sono ora i costi di produzione o del lavoro. E’ quanto emerge dal rapporto 2014 della Commissione Ue, che delinea ancora un’Europa spaccata tra paesi con situazioni molto differenti tra loro. Le pmi europee sono però più ottimiste rispetto al passato, e il 61% prevede di crescere contro il 48% di quelle italiane.

In Italia la disponibilità dei prestiti (fonte preferita di finanziamento per il 66% delle pmi) secondo le imprese è nel complesso diminuita (12%). La valutazione è peggiore solo in Austria (13%), Grecia (21%), Cipro (25%) e Slovenia (28%). Male anche sulle equity, maglia nera con Cipro, sulle garanzie (quarto maggior peggioramento dietro Grecia, Slovenia e Cipro) sulla volontà delle banche di concedere prestiti (quinto dietro Grecia, Olanda, Slovenia e Cipro), e sulle aspettative di disponibilità dei prestiti (settimo, valutazioni più negative in Grecia, Cipro ma anche Lussemburgo, Finlandia, Francia e Austria). Resta alto il tasso di rifiuto dei prestiti, al 19%, ma peggio succede alle imprese di altri 6 paesi (Olanda maglia nera con 39%, poi Lituania 36%, Grecia 27%, Lettonia 30%, Slovenia 24%, Irlanda 20%).

L’Italia è anche al top tra i 28 paesi Ue per l’aumento dei tassi d’interesse, registrato dal 24% delle imprese tricolore, e seguita da Irlanda, Slovenia, Cipro (tutti 19%), e Gran Bretagna (17%), mentre dall’altra parte della classifica i prestiti sono diminuiti di più per le pmi in Svezia (44%), Belgio (42%) e Germania (39%). E, con l’aumentare dei tassi, diminuisce anche la dimensione dei prestiti: a fronte di una media Ue positiva che segnala un aumento per il 5% delle pmi, in Italia invece questi si fanno più piccoli per il 2%, posizionando il paese quinto a partire dal fondo dietro Olanda (5%), Cipro (9%), Grecia (13%) e Slovenia (25%).

Oltre ai costi di finanziamento, aumentano per le aziende italiane anche gli altri: l’Italia è il terzo paese con più imprese (oltre una su due, 51%) che hanno registrato aumenti rispetto all’anno precedente. Peggio solo a Cipro (65%) e in Slovenia (52%). Il problema principale per le imprese italiane, quindi, non è più l’accesso al credito (14%, media Ue 13%): a preoccupare di più sono i costi di produzione o del lavoro (20%), poi la regolamentazione (16%), il trovare consumatori e la concorrenza (entrambi 15%). Particolarmente importante per le pmi italiane, quindi, insieme a quelle croate, è rendere le misure pubbliche già esistenti a loro sostegno più semplici da ottenere.

Rapporto Pmi

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